Una catena di ambulanze ha trasferito gli ospiti della struttura del Calatino. «Un medico e un risk manager dell'Azienda sanitaria provinciale hanno stabilito che andava sgomberata», spiega il primo cittadino Gino Ioppolo a MeridioNsws
Caltagirone, svuotata la casa di riposo con 41 contagi Sindaco: «Sono stato io a chiedere la visita ispettiva»
Una catena di ambulanze. Sono più di venti. Tutte in fila davanti all’ingresso della struttura dell’ospedale Cannizzaro di Catania. Destinazione la casa di riposo Don Bosco di Caltagirone dove, tre giorni fa, gli esiti dei tamponi hanno accertato che c’erano otto operatori positivi al Covid-19 e almeno 33 ospiti contagiati (circa il 90 per cento del totale). Otto anziani della struttura – che non è una residenza sanitaria assistenziale – erano già stati ricoverati all‘ospedale Gravina di Caltagirone, mentre gli otto operatori sono stati posti in isolamento domiciliare. Obiettivo dell’operazione di ieri notte quello di svuotare la struttura.
La maggior parte degli anziani era rimasta all’interno dell’edificio con i protocolli separati che erano stati definiti da una équipe dell’Asp: misure di isolamento per i pazienti non-Covid, percorsi distinti tra aree infettive e aree pulite, sanificazione. «Sono stato io a chiedere all’Asp una visita ispettiva medico-sanitaria nella casa di riposo – spiega a MeridioNews il sindaco di Caltagirone Gino Ioppolo – per accertare che fosse un luogo idoneo per la permanenza degli anziani». Il sopralluogo è avvenuto nel pomeriggio di ieri, intorno alle 15. «Sono arrivati un medico e un risk manager incaricati dall’Asp – aggiunge il primo cittadino – e, dopo i controlli, hanno stabilito che la struttura andava sgomberata e che tutti gli ospiti andavano ospedalizzati».
E così è stato. L’assessore regionale alla Salute Ruggero Razza ha pubblicato le foto di «una notte di lavoro. Uno straordinario lavoro realizzato dagli operatori del 118 e dai volontari della emergenza». Resta ancora da capire se il contagio nella della casa di riposo sia partito da una dipendente con il marito infetto, che ha lavorato prima che si scoprisse la positività del coniuge, o se ci fossero anche altri positivi all’interno della struttura.