Parla la mamma di una bambina affetta da una malattia rara, tornata ieri Roma dopo uno dei molti ricoveri necessari alla piccola. Anche senza essere obbligata alla quarantena, la famiglia ha deciso di non uscire per due settimane da casa
Coronavirus, l’appello all’isolamento volontario per chi torna «Precauzioni necessarie, possono salvare chi è più fragile»
Il coronavirus ha le caratteristiche di una pandemia. Il rischio di contagio è molto alto e sta mettendo a dura prova il nostro sistema sanitario, soprattutto nelle regioni più colpite. Intanto, c’è ancora chi parla di un virus simile all’influenza e minimizza, mentre tutta l’Italia ormai è un’unica zona rossa. E poi dall’altra parte c’è una fetta di italiani che fa i conti con le fragilità. Genitori e nonni anziani. Mariti, mogli e figli affetti già da altre patologie ma che «hanno lo stesso diritto di sopravvivere di tutti gli altri».
Così si conclude il video-appello postato a Meridionews da Valeria, mamma di una bimba affetta da una malattia rara. Una patologia scoperta dopo una battaglia lunga anni, documentata dal nostro giornale. «Da questa mattina siamo in isolamento volontario – racconta – mi sono recata la scorsa settimana a Roma per un ricovero programmato all’ospedale pediatrico Bambin Gesù, per la mia bambina che ha una malattia rara, ed essendo in condizioni di salute particolari periodicamente deve sottoporsi a controlli, come quest’ultimo che era programmato da mesi». Visto che al momento della partenza era attiva una sola zona rossa al Nord, spiega Valeria, hanno deciso, di prendere l’auto «per evitare di prendere aerei, di aggirarci per aeroporti e abbiamo deciso così di sobbarcarci un viaggio molto più stancante per raggiungere Roma».
Il ricovero in terapia semi-intensiva del reparto di pneumologia del Bambin Gesù ha incontrato tante difficoltà, visto il diffondersi dell’epidemia nel Paese, ed è durato da venerdì 6 marzo fino a ieri: «Mia figlia è stata dimessa ma, seguendo il consiglio del primario, abbiamo deciso di metterci in isolamento volontario, visto che durante la nostra permanenza la situazione è precipitata con l’estensione a tutto il territorio nazionale della zona rossa, e quindi di precauzioni che non tutti purtroppo hanno saputo adottare». Rientrati in Sicilia hanno informato le Asl di competenza, che «non hanno ravvisato al momento i termini per un isolamento obbligatorio – precisa Valeria – nella misura in cui nessuno di noi è sintomatico e in quanto non ci risulta, non è documentato, che nel reparto ci fosse alcun caso di Covid-19». Ma nonostante il fatto che nessuno abbia imposto loro una quarantena obbligatoria «abbiamo comunque deciso responsabilmente di autoisolarci a casa, con mascherine, per la tutela degli altri familiari del nostro nucleo, altre due bambine e una nonna anziana che vive con noi. E non usciremo per le prossime due settimane. Non è una scelta facilissima, sappiamo che saranno giorni pesanti, ma saranno comunque vivibili, assolutamente affrontabili».
È la raccomandazione che questa mamma vuole dare a tutti. Soprattutto «a tutti quelli che pensano che in fondo non ci sia nulla di pericoloso. In questo momento le precauzioni e il sacrificio che siamo capaci di mettere in campo possono rappresentare la salvezza per chi è più fragile, per chi è più esposto, per chi ha meno difese, ma non per questo ha meno diritto di sopravvivere rispetto a noi».