I fatti insoliti delle scorse settimane - da una parte il ritrovamento di scatoloni pieni di panetti di hashish, dall'altra i corpi senza vita trovati in mare - potrebbero essere collegati da un filo rosso. L'ipotesi è stata avananzata dal procuratore di Patti
Possibile legame tra droga sulle spiagge e sub morti Indagano cinque procure. È mistero sulle loro identità
Tre sub morti e sei scatoloni pieni di panetti di hashish. Nelle ultime due settimane, le spiagge della Sicilia potrebbero fare da sfondo a uno dei racconti di Andrea Camilleri. «È intuitivo collegare tra loro questi fatti», dice a MeridioNews il procuratore capo di Patti Angelo Cavallo al termine del vertice di oggi al tribunale di Termini Imerese con gli investigatori e il capo della locale procura Ambrogio Cartosio. Una delle ipotesi investigative è che questi morti, recuperati a una distanza massima di circa 60 chilometri tra loro, si trovassero sulla stessa imbarcazione che stava trasportando un grosso carico di hashish poi finito in mare.
Toccherà ai carabinieri adesso battere la costa, insieme agli uomini della capitaneria e utilizzando anche degli aerei della Marina militare, per provare a fare luce su una vicenda che appare intricata e sulla quale stanno indagando cinque procure: Agrigento, Trapani, Termini Imerese, Patti e Messina. Ovvero i territori in cui è stata trovata la droga. Quasi cento chili di sostanza stupefacente, per un valore di oltre un milione, confezionati in panetti, sono stati recuperati sui litorali di Castelvetrano, Cefalù, Messina e Agrigento. I corpi senza vita sono stati trovati, invece, a Cefalù (in provincia di Palermo) il 31 dicembre, a Castel di Tusa (nel Messinese) l’8 gennaio e, dopo appena una settimana, il 15 gennaio il cadavere di un altro sommozzatore è stato individuato in contrada Ginestra, a Termini Imerese, lungo il litorale Palermitano.
Due di loro indossavano una muta intera, mentre il terzo ne aveva soltanto metà. Il secondo sub ritrovato nel Messinese, inoltre, aveva un accessorio insolito per una battuta di pesca: ai piedi aveva un paio di scarpe di ginnastica. Tutti e tre hanno i volti sfigurati e il livello di decomposizione dei cadaveri lascia pensare che fossero in acqua da diverso tempo prima del ritrovamento. Nessuno è stato ancora identificato. Qualche dettaglio, però, emerge dai primi risultati medico-legali: si tratterebbe di tre uomini di media età (tra i 30 e i 40 anni circa) e di pelle bianca. Sui loro corpi è stato possibile individuare dei tatuaggi grossolani: una stella, qualche tribale e alcune scritte in varie lingue tra cui anche frasi abbastanza comuni in inglese.
Al momento, in Italia non risultano denunce di scomparsa che possano corrispondere ai cadaveri ritrovati e non sono nemmeno stati registrati naufragi di barche. «Se fosse accertata l’ipotesi di traffico di sostanze stupefacenti – commenta il procuratore Cavallo – allora si potrebbe pensare che siano persone provenienti da territori come il Marocco o la Tunisia. Stiamo valutando – aggiunge – di chiedere a quei Paesi se da loro risultano denunce di scomparse». Procedure, queste, che richiedono tempi piuttosto lunghi.