Messina, i 5 ex pentiti tornati a comandare in città Summit di mafia nel ristorante gestito da uno di loro

Sono cinque i collaboratori di giustizia coinvolti nell’indagine della Direzione distrettuale antimafia di Messina battezzata Predominio che ha portato all’arresto di 14 persone. «Ultimata la loro collaborazione con la giustizia sono tornati a delinquere», ha spiegato il questore Vito Calvino riferendosi a Nicola Galletta, Gaetano Barbera, Pasquale Pietropaolo, Salvatore Bonaffini e Antonino Stracuzzi. 

«Abbiamo indebolito un’organizzazione criminale mafiosa che si stava riorganizzando – ha sottolineato il procuratore capo Maurizio De Lucia – riprendendo il controllo del territorio con estorsioni e traffico di droga».
In tutto sono 14 le persone finite in manette. Tredici in carcere, solo uno ai domiciliari. «Avevano espiato la pena e concluso il percorso di collaborazione e hanno ripreso le loro vecchie attività delinquenziali», sottolinea il procuratore capo. 

Si tratta di personaggi di un certo calibro: gli ex pentiti messinesi finiti in manette, infatti, sono stati protagonisti di spicco dei clan negli anni ’80 e ’90. «Quando sono tornati alle loro vite – continua De Lucia – attraverso intercettazioni, pedinamenti e analisi dei traffici telefonici abbiamo accertato l’esistenza di due organizzazioni criminali legate tra loro, una di tipo mafioso, l’altra dedita al traffico droga».
I due gruppi operavano soprattutto a
Giostra e avevano assunto un ruolo importante negli ambienti criminali, riuscendo anche ad incidere sulle dinamiche mafiose messinesi che stavano vivendo un periodo di riorganizzazione. «Il ritorno dei vecchi boss, infatti, aveva creato degli screzi con chi stava gestendo gli affari soprattutto del clan di Giostra», ha sottolineato il questore. 

Le indagini avviate a luglio dello scorso anno e concluse a marzo 2019, condotte dalla squadra mobile, scattano dopo i tre agguati alla famiglia Arrigo, il primo il 29 aprile 2016 gli altri due il 25 gennaio 2017. Gli investigatori In questo modo scoprono la fitta rete di rapporti tra l’ex collaboratore di giustizia Galletta con Pietropaolo e Bonaffini. Proprio Galletta avrebbe promosso incontri e riunioni e il 29 agosto 2019, in un ristorante del centro, un vero e proprio summit. Si tratta del ristorante Il Sikulo che secondo gli inquirenti è gestito dallo stesso Galletta. 

L’organizzazione possedeva armi: a casa di Bonaffini e Barbera è stata trovata una pistola con le relative munizioni. Altre armi da fuoco, secondo le intercettazioni, si trovavano invece in possesso di Galletta, Cosimo Maceli e Stracuzzi. Per riconquistare il potere sul territorio non avrebbero lesinato danneggiamenti atti intimidatori. È stata ad esempio documentata l’estorsione da parte di Giuseppe Cutè, Galletta e Barbera nei confronti del titolare dell’associazione sportiva e culturale messinese denominata Giostra, costretto a versare parte della propria liquidazione e minacciato perché lasciasse la carica. 

L’organizzazione malavitosa degli ex collaboratori di giustizia come attività principale stava investendo nel traffico di marijuana e cocaina. In questo settore redditizio erano impegnati in forma stabile e associata oltre a Galletta, Bonaffini, Pietropaolo, Maceli e Orazio Bellissima. Accertati anche numerosi episodi di spaccio di cui devono rispondere Alberto e Michele Alleruzzo, Angelo Arrigo, Vincenzo Barbera, Stellario Brigandì e Gaetano Ieni.

Ecco l’elenco degli arrestati:

in carcere
Alleruzzo Alberto, classe 1981
Alleruzzo Michele, classe 1982
Arrigo Angelo, classe 1988
Barbera Gaetano, classe 1970, già collaboratore di giustizia
Barbera Vincenzo, classe 1968
Bellissima Orazio, classe 1958
Bonaffini Salvatore, classe 1972
Brigandì Stellario, classe 1967
Cutè Giuseppe, detto Cinzino, classe 1980
Galletta Nicola, classe 1967
Maceli Cosimo, classe 1964
Pietropaolo Pasquale, classe 1969
Stracuzzi Antonino, classe 1974

ai domiciliari
Ieni Giovanni, classe 1971


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