Droga nella movida e davanti alle scuole del Messinese Gli insulti: «A quel carabiniere lo squagliamo nell’acido»

Non hanno esitato a postare sui loro profili Facebook foto che li ritraevano con cocaina e alcool. Immagini che non sono passate inosservate al comando dei carabinieri di Patti. I militari al comando del capitano Marcello Pezzi hanno quindi avviato le indagini che hanno permesso di scoprire l’esistenza di una rete di spacciatori attivi tra Patti, Gioiosa Marea e Barcellona Pozzo di Gotto, che non si creava problemi a smerciare davanti a scuole locali. 

«Un fenomeno allarmante» secondo il procuratore capo di Patti Angelo Cavallo, anche perché i soggetti arrestati oggi sono tutti giovanissimi «che spacciavano ad altrettanti giovani». In esecuzione di due ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip di Patti e dal gip del Tribunale per i Minorenni di Messina, in manette sono finte sei persone. Ai domiciliari Ignacio Francisco Gonzalez Perez 29enne conosciuto come il cubano, Marco Pietro Calabrese di 26 anni, i pattesi Alessandro D’Amico di 25 anni, Michael Morciano di 20 anni, e Rosario Lo Presti 22 anni. Ristretto in un istituto di custodia per minori un 18enne, M.G., che all’epoca dei fatti era minorenne. Obbligo di dimora per il 37enne barcellonese Mauro Corica e per il 20enne pattese Agostino Antonio Sangiorgio e Andrea Fabrizio Soloperto di Gioiosa Marea. Obbligo di presentazione alla pg per Daniela Sorbera, 36enne di Gioiosa Marea. 

Traffico e detenzione illeciti di sostanze stupefacenti in concorso tra loro i reati contestati a vario titolo. Per uno specifico episodio, per i soli Gonzalez, Corica e Calabrese, viene anche contestata l’estorsione in concorso. Cedevano marijuana e cocaina soprattutto nei luoghi della movida dei comuni di Patti e Gioiosa Marea. Ma se capitava anche all’esterno di alcuni istituti scolastici pattesi. 

I continui controlli dei carabinieri avrebbero spinto alcuni degli indagati a ipotizzare l’uccisione di un carabiniere che li sottoponeva sempre a controlli. «A questo lo squagliamo nell’acido, gli bruciamo l’auto», sono le parole, riportate dal procuratore Cavallo, che il gruppo avrebbe detto in merito al militare. E stavano progettando pure di commettere furti nelle chiese per procurarsi il denaro da investire nell’acquisto della droga.

Lo stupefacente arrivava da Messina. «Veniva acquistata a Camaro – ha spiegato il capitano Pezzi – tra di loro comunicavano attraverso Telegram e Whatsapp. A seguito dei continui controlli, delle perquisizioni e dei sequestri effettuati dai militari, i giovani indagati, preoccupati per le attività sempre più stringenti dei carabinieri, hanno cominciato a scambiarsi commenti ed indicazioni attraverso la linea telefonica ordinaria, pur mantenendo un linguaggio criptico». 

Tra gli episodi più significativi c’è quello dello scorso 3 maggio, quando Lo Presti, D’Amico e il minorenne M.G. si sono recati a Messina per rifornirsi di cocaina. Dopo aver concluso l’acquisto, i tre giovani, monitorati dai carabinieri, rientrando a Patti, sono stati fermati e sottoposti a controllo nei pressi della galleria sulla Statale 113. In quell’occasione i carabinieri non trovarono droga perché, come appreso successivamente, «Lo Presti aveva ingerito “i tre cosi”, ossia un certo quantitativo di cocaina – spiega il procuratore capo Cavallo – manifestando poi agli altri indagati la sua preoccupazione per le eventuali controindicazioni e la necessità di espellere quanto ingoiato». Il timore che i carabinieri potessero perquisire casa li ha spinti a contattare i genitori chiedendo loro di far sparire le “sette storie” presenti. «E purtroppo – conclude Cavallo – la madre ha fatto quanto chiesto dal figlio». Durante le indagini sono stati sequestrati oltre 500 grammi di marijuana che Lo Presti e D’Amico avevano nascosto in via Croce Segreto di Patti, nel sottosella di un ciclomotore.


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