UniCt plastic free inciampa sulle analisi dell’acqua Test in corso, chiusi alcuni erogatori per borracce

La svolta plastic free dell’università di Catania va avanti, ma ogni tanto inciampa. Da qualche settimana, infatti, alcuni erogatori dell’acqua installati all’interno delle sedi dei dipartimenti sono stati chiusi. Tutta colpa dei risultati delle analisi sulla qualità del liquido erogato, che hanno fatto storcere il naso a docenti, studenti e ai tecnici dell’ateneo. Il caso è esploso alla fine del mese scorso ad Agraria, nell’edificio di via Valdisavoia: il 28 novembre una lettera di Agatino Russo, direttore del dipartimento, informava i professori della decisione di chiudere l’accesso all’apparecchio del pianterreno finché non ne venivano ripristinate le condizioni igieniche.

L’allarme ci ha messo poco a diffondersi e, con esso, il rischio che la fiducia nei distributori potesse calare. Rendendo vano l’investimento dell’ateneo per ridurre l’impiego delle plastiche monouso. «Nelle analisi effettuate dalla ditta che fornisce il servizio c’erano dei parametri difformi rispetto a quelli dell’acqua in bottiglia», spiega il professore Russo. In particolare, la concentrazione di alcuni batteri a temperature diverse. «Da molti ero stato sollecitato affinché venissero controllate le vasche di raccolta del dipartimento, dalle quali gli erogatori attingono, ma è emerso che quelle non c’entravano». Perché dei due distributori di acqua che si trovano ad Agraria solo uno faceva registrare valori inaspettati. L’altro era in regola. «Mi hanno spiegato che probabilmente il problema sta nel rubinetto: magari qualcuno che lo ha toccato con le dita o si è poggiato con le labbra, facendo un uso non corretto della colonnina», prosegue il direttore del dipartimento.

La missiva, però, ha fatto attivare i controlli interni dell’ateneo. Si sono mossi tutti: dagli uffici delle manutenzioni a quelli che si occupano di prevenzione dei rischi, passando per la cattedra di Igiene del dipartimento di Scienze biologiche. «Dopo quella email – conferma Agatino Pappalardo, ingegnere in servizio nell’area della Progettazione dell’università di Catania – abbiamo valutato le difformità presenti nelle analisi e deciso di procedere con la sanificazione di tutte le colonnine che manifestavano problemi». Non solo quella di Agraria, ma anche altre distribuite nelle varie sedi dell’ateneo catanese.

Le analisi dell’acqua vengono effettuate dall’azienda che ha vinto l’appalto all’interno dell’università etnea. Sono i privati a recuperare i campioni e a sottoporli al vaglio di un laboratorio esterno ogni sei mesi. «La decisione che abbiamo preso – continua Pappalardo – è stata di sospendere l’erogazione e di fare intervenire la ditta, come previsto da capitolato. Una volta concluso il loro intervento, si faranno nuove analisi e si vedrà se il problema è rientrato oppure no». Nel frattempo, però, sarà anche l’ateneo a dotarsi di controlli propri, usufruendo del dipartimento di Biologia e degli scienziati al suo interno. «In questo modo, si dimezzerà l’intervallo tra un esame e l’altro». 

Nella certezza che, nonostante l’allarme che si è levato, l‘acqua erogata non è mai stata non potabile. «I valori identificati come non regolari non pregiudicavano la potabilità dell’acqua – chiarisce Margherita Ferrante, docente di Igiene nell’ateneo – È chiaro che, però, vedendo dei numeri ritenuti non conformi chi si occupa di altro tenda a preoccuparsi particolarmente. Non c’era niente di cui spaventarsi. Abbiamo dato delle prescrizioni e, dopo la sanificazione, faremo ulteriori verifiche». «L’ateneo ha fatto uno sforzo consistente – aggiunge l’ingegnere Pappalardo – Installare le colonnine e dotare studenti e personale di borracce ha avuto un costo, per questo speriamo di risolvere nel più breve tempo possibile». 

Al vaglio degli uffici d’ateneo, intanto, c’è un impegno sulla trasparenza. Una delle possibilità è che i risultati delle analisi, da adesso in poi, possano essere resi disponibili per la consultazione da parte di tutti, direttamente nei dipartimenti. «Non stiamo prendendo la situazione sottogamba», conclude Agatino Pappalardo. L’affaire acqua, nel frattempo, è arrivato anche alle orecchie di alcuni rappresentanti degli studenti e, pare, del senato accademico


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