L'affare non si sarebbe concretizzato ma a svelarlo è il nuovo collaboratore di giustizia. L'uomo, originario di Milano, sarebbe stato legato ai fratelli Placenti di Misterbianco. Nei suoi verbali le accuse a Carmelo Santapaola
Mafia e politica, parla il pentito Vito Di Gregorio «Coca dal Venezuela con i soldi del vicesindaco»
I suoi interessi criminali hanno viaggiato su due binari paralleli lungo l’asse Milano-Misterbianco. Milletrecento chilometri di distanza e una storia che lega hinterland catanese e capoluogo lombardo. Il protagonista si chiama Vito Di Gregorio. Nessuna condanna per mafia ma l’autorizzazione a spendere il nome della famiglia di Cosa nostra dei Santapaola-Ercolano all’ombra della Madonnina. Da maggio scorso Di Gregorio, come rivelato da Live Sicilia, ha iniziato a sbottonarsi con i magistrati, entrando nel programma di protezione nella nuova veste di pentito. Nei suoi racconti, che sono al vaglio degli inquirenti, ci sono i rapporti con il boss Giuseppe Scollo – poi diventato collaboratore – e con Enzo Placenti, cioè l’uomo che avrebbe ereditato il ruolo di referente di Cosa nostra nel quartiere Lineri, a Misterbianco.
Di Gregorio, scorrendo alcune foto mostrate dai magistrati, si è soffermato sulla numero 35. Il volto ritratto è quello di Carmelo Santapaola. Ex vicesindaco di Misterbianco, cugino dei fratelli Placenti, travolto dall’inchiesta Revolution Bet. Nell’ultimo periodo vicino alle posizioni del Partito democratico locale, il politico è accusato di associazione a delinquere con l’aggravante di avere favorito Cosa nostra. Bollato nelle carte dell’inchiesta come la «testa di ponte» per infiltrare i tentacoli mafiosi dentro l’amministrazione del Comune etneo, nelle scorse settimane sciolto per mafia dopo le verifiche dei commissari incaricati dalla prefettura.
«Lui è tutto tranne che un politico», sentenzia Di Gregorio riferendosi all’ex vicesindaco. «Come gruppo di Lineri abbiamo sostenuto tutta la sua carriera politica e Carmelo Santapaola in cambio prometteva di farci entrare nella gestione degli appalti del Comune». Il pentito è finito in manette l’ultima volta nel 2017: beccato dai carabinieri insieme a un complice mentre spacciava banconote false da 50 euro in provincia di Vicenza. Quindici anni prima le manette scattarono per una rapina da 27mila euro commessa in una banca di Ragusa.
Di Gregorio ricorda anche il presunto coinvolgimento di Santapaola «nell’acquisto di sostanze stupefacenti». «Nel 2012-2013 si discuteva – continua – di una partita di cocaina che doveva essere acquistata in Venezuela. Nel corso del primo incontro Melo Placenti mi disse che all’occorrenza si poteva contare anche sul denaro di Santapaola». L’affare però, almeno secondo la ricostruzione fornita ai magistrati, non si è mai concretizzato. Le accuse non si fermano qui e Di Gregorio rincara la dose: «Ricordo – dice – che alle riunioni successive per l’acquisto della droga presenziò Carmelo Santapaola». Alcune di queste, a quanto pare, potrebbero essere avvenute all’interno dell’Orso bianco caffè, centro scommesse intestato al figlio del politico e finito sotto sequestro.
L’intreccio mafia-politica avrebbe riguardato anche la raccolta dei voti per il politico di Misterbianco. Di Gregorio assicura ai magistrati di avere conoscenze anche su questo aspetto: «Tutto il gruppo di Lineri si è speso per recuperare voti in favore di Santapaola. Lo abbiamo appoggiato in modo diretto o acquistando voti dai cittadini per 50 euro». Soldi e buste della spesa sarebbero stare fornite dalla famiglia Placenti.