Terna ha annunciato un investimento da 600 milioni di euro sull'Isola. Puntando sull'infrastruttura che era stata presentata nel 2011 al Ministero dell'Ambiente e che ha visto la bocciatura del Tar e del Cga. Vito Barone: «Sacrificato l'interesse di noi piccoli»
Elettrodotto Ciminna, ora a spingere è la Regione Sindaco: «Lasciato solo, Musumeci ci ha esclusi»
È il 18 settembre quando il presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci, l’amministratore delegato di Cassa depositi e prestiti Fabrizio Palermo e l’amministratore delegato di Terna Luigi Ferraris firmano a Palazzo d’Orleans un Accordo di programma per interventi per la sicurezza del sistema elettrico e lo sviluppo del territorio regionale. Annunciato un investimento importante da 600 milioni da euro, con l’obiettivo di «ottimizzare le sinergie tra i soggetti coinvolti al fine di realizzare progetti di sostenibilità ambientale e territoriale in tema di energia, in stretta collaborazione anche con le amministrazioni locali nella definizione delle azioni e degli interventi necessari sui vari territori e con il coinvolgimento della popolazione».
Tra le strutture su cui punta il governo Musumeci c’è il «nuovo elettrodotto a 380 kW che collegherà la stazione elettrica di Chiaramonte Gulfi a quella di Ciminna, per migliorare la continuità della fornitura dell’energia elettrica nell’area centrale della Regione». Peccato che l’opera in questione, presentata nel 2011 al Ministero dell’Ambiente e già soggetta a 62 chilometri di varianti sui 171 totali annunciati otto anni fa, sia stata bocciata sia dal Tar che dal Consiglio di Stato. A opporsi alla sua realizzazione erano stati sia il Comune di Ciminna che l’azienda agricola biologica Di Salvo, che ha sede a Petralia Sottana.
A dicembre del 2018 Terna ha ripresentato il progetto, accogliendo le rilevazioni dei tue tribunali amministrativi e le prescrizioni del Ministero dell’Ambiente. Ora la scelta della Regione Siciliana di puntare decisamente sull’infrastruttura – che coinvolge 24 Comuni e sei province (Ragusa, Catania, Enna, Caltanissetta, Agrigento e Palermo) – potrebbe mettere la parola fine a una vicenda ingarbugliata. E in tal senso va accolto lo sfogo del sindaco di Ciminna Vito Barone. «Noi abbiamo provato con tutte le forze a far sì soprattutto che l’elettrodotto venisse interrato – commenta il primo cittadino – Nel corso del tempo è stato ribadito che ciò non è possibile. È anche vero che il nostro paese è talmente piccolo in questa vicenda che qualsiasi nostra posizione non aveva grande risonanza. Si tratta infatti di un’infrastruttura strategica. All’ultima riunione che abbiamo avuto in sede di conferenza dei servizi al ministero, sono stato l’unico sindaco che si è presentato. E ho spiegato in maniera chiara e netta le mie valutazioni».
La sensazione insomma è che Barone sia stato lasciato solo nell’opposizione all’opera, mentre di fronte aveva la più grande multinazionale del settore e la volontà delle istituzioni superiori (Regione e governo nazionale) di realizzare l’elettrodotto. «In buona sostanza sì, sono stato lasciato solo – sospira – Io per altro rappresento lo Stato, quindi non ho potuto che accettare a malincuore tutto ciò. Il presidente della Regione, ad esempio, non ha reso partecipi della conferenza stampa della scorsa settimana né il nostro Comune né quello di Chiaramonte Gulfi. Ma siamo talmente piccoli che avrà scelto di tutelare i possibili interessi di tutta l’Isola».
L’elettrodotto in questione, infatti, mira a superare la «congestione della rete a 150 kW, caratterizzata da direttrici con ridotta capacità di trasporto». A spiegarlo è la nuova descrizione sintetica del progetto presentato da Terna. Inoltre la multinazionale ha previsto una serie di importanti opere connesse: dal riassetto interno delle stazioni elettriche esistenti di Ciminna e Chiaramonte Gulfi «mediante la modifica o la nuova installazione di una serie di apparati elettromeccanici», la «risoluzione delle interferenze con elettrodotti esistenti». Terna poi specifica che «l’opera in progetto ricade in parte in Provincia di Palermo nei territori dell’Alto Belice Corleonese, del Lercarese Sicano e delle Madonie» e che «il tracciato dell’elettrodotto attraversa i paesaggi dei sistemi rurali e le ottimizzazioni nel tempo intervenute non hanno introdotto modifiche in questo senso». Così come «le aree protette più vicine al tracciato sono le stesse già individuate e valutate e anche i confini delle aree protette, nella designazione dei SIC come ZSC, non hanno subito modifiche». Infine «con specifico riferimento alla provincia di Palermo, così come per l’intera Regione, allo stato attuale è emerso che l’area d’interesse per la realizzazione dell’elettrodotto gode di buona qualità atmosferica, in quanto non industrializzata e non particolarmente urbanizzata».