Teatro Biondo, aperto confronto con sindacati Slc Cgil: «Avviate basi per un percorso nuovo»

«Dopo anni di azioni unilaterali, dal taglio dell’integrativo aziendale all’applicazione dell’ammortizzatore sociale Fis, è cominciata la costruzione di un percorso profondamente diverso. Una discussione seria sul rilancio del Teatro Biondo con una programmazione da tre a cinque anni, un avvio concreto per la contrattazione di secondo livello, la riduzione o l’eliminazione del contenzioso legale e il confronto sulla pianta organica. Ci sembra un avvio importante, poter esigere certezza di risorse con una programmazione chiara e di lunga durata». Lo dichiara il segretario generale della Slc Cgil Palermo Maurizio Rosso, dopo un confronto che si è svolto al Biondo tra le segreterie territoriali di Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil con il presidente del cda del Biondo Gianni Puglisi, il rappresentanza del consiglio d’amministrazione, Giovanni Di Salvo e il consulente giuridico Enzo De Fusco. 

«Senza certezza di risorse, per un grande teatro viene meno la possibilità di avere collaborazioni e produzioni di rilievo, stagioni estive e tournée – prosegue Maurizio Rosso – Da sempre l’Slc ha sostenuto che una programmazione a lungo respiro è il movente per attrarre forti capitali privati. Un teatro che produce eccellenza, è capace di attrarre sponsorizzazioni di multinazionali e di piccole e medie imprese solo se garantisce risorse certe e una programmazione chiara».

«L’Slc chiede che il Teatro Biondo, il cui scopo certamente è quello di aprirsi alla città e di produrre cultura, stia attento anche alla produzione di occupazione – continua Rosso – Crediamo sia importante rivolgere l’attenzione a quegli artisti e alle maestranze locali che possono avere residenza in questo teatro. Auspichiamo che il Biondo, dopo averci a lungo provato, con questa nuova progettualità possa aprirsi e diventare teatro nazionale. L’ultimo Teatro Nazionale si trova a Napoli. Dopo il teatro Stabile di Napoli, non esiste in tutto il Sud un altro teatro che si fregi di questo riconoscimento. Ci sembra quantomeno discriminatorio per la cultura del meridione».


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