Il quotidiano La Sicilia rivela, questa mattina, una tornata di avvisi di chiusura delle indagini nell'ambito dell'inchiesta Università bandita della procura di Catania. Tra i nomi nuovi anche quelli dei due politici, a proposito di un concorso del 2018
Scandalo UniCt: Bianco, Licandro e quella cattedra Indagati anche l’ex primo cittadino e l’ex assessore
Il numero totale degli indagati, adesso, arriva a 80. E nell’elenco si devono aggiungere altri due nomi eccellenti: l’ex sindaco di Catania Enzo Bianco e l’es assessore alla Cultura Orazio Licandro. Secondo il quotidiano La Sicilia, è questo l’ultimo sviluppo dell’inchiesta Università bandita della procura di Catania. Lo scandalo UniCt, quindi, si arricchisce di un nuovo capitolo. In base a quanto riportato dalla testata giornalistica questa mattina, infatti, sono stati notificati ieri altri 14 avvisi di chiusura delle indagini ad altrettante personalità dell’ambiente accademico. E, come detto, non solo.
Si tratta di Marina Paino (direttrice del dipartimento di Scienze umanistiche), Valerio Pirronello (ex direttore dipartimento di Fisica), Luigi Caranti (Filosofia politica), Caterina Cirelli (Geografia economico-politica), Rosa Alba Miraglia (Economia aziendale), Giovanni Pennisi (Scienze tecniche mediche applicate), Santo Burgio (Storia della filosofia), Margherita Ferrante (Igiene generale e applicata), Venera Ferrito (Scienze biologiche), Gianpietro Giusso Del Galdo (Botanica), Giuseppe Musumeci (Scienze biomediche) e Salvatore Torre (Geografia).
A questi nomi si aggiungono quelli dell’ex primo cittadino ed ex ministro dell’Interno e di Licandro, componente della giunta e docente di Diritto romano e diritti dell’antichità in diversi atenei d’Italia. Oltre che, da ottobre 2018, anche dell’ateneo di Catania. È proprio per l’assegnazione di questa cattedra che si sarebbe attivato Bianco, nella fase finale del suo ultimo mandato a Palazzo degli elefanti, coinvolgendo la direttrice del Disum Marina Paino e l’ex direttore del dipartimento e poi prorettore Giancarlo Magnano San Lio. La chiamata per il posto da docente sarebbe finita nelle carte della procura e rientrerebbe nel novero di quelle che sarebbero state pilotate dal sistema di potere dell’ateneo.