In metro va in scena lo spettacolo teatrale inclusivo Disabili e non solo a «laboratorio di socializzazione»

Un modo inedito di fare teatro, una location del tutto inusuale, inclusione e socializzazione come parole chiave del progetto. Sono queste le caratteristiche principali della performance finale del laboratorio Il teatro che fa il suo dovere, ideato e gestito dall’attore Francesco Paolo Ferrara in collaborazione con il CInAP (Centro per l’Integrazione Attiva e Partecipata) dell’università di Catania. Lo spettacolo – replica di quello andato in scena nell’ottobre 2018 – si terrà alla Stazione metro Giovanni XXIII di Catania stasera, 15 luglio, alle 19. L’ingresso sarà libero e l’iniziativa rientra tra gli eventi della rassegna Porte Aperte Unict 2019 – l’Università per la città.

«Il teatro che fa il suo dovere è uno dei tre progetti che faccio – racconta Francesco Paolo Ferrara a MeridioNews – insieme al Teatro che fa la differenza e Il teatro che fa testo!. I miei percorsi teatrali seguono tre direttrici: la partecipazione senza nessuna selezione, l’utilizzo della lingua dei segni a fini educativi ed espressivi e l’apertura a tutti senza alcuna distinzione di nazionalità o di abilità». Il teatro che fa il suo dovere è una riflessione composita sui 15 diritti e doveri inderogabili dell’uomo. Il teatro diventa, nell’intenzione di Paolo Ferrara, un luogo critico su cui riflettere sullo stato di salute di cui godono i nostri diritti e sul modo con cui, invece, esercitiamo i nostri doveri.

Lo spettacolo emerge, quasi naturalmente, dalle precedenti riflessioni che prendono vita nella composizione di pezzi scritti dai partecipanti oppure scritti precedentemente da altri artisti. Lo spettacolo è stato strutturato rispettando i canoni della teatroterapia, ovvero una pratica «poco conosciuta in Italia, ma molto in Europa. – spiega Paolo Ferrara – Essa è una disciplina che si serve del teatro lavorando su tre aspetti essenziali: la comunicazione, la relazione e l’emozione. La teatroterapia persegue tre obiettivi strutturali: la crescita personale, la terapia come condizione di benessere e la riabilitazione per i ragazzi con disabilità».

Nel laboratorio svoltosi a Catania, l’obiettivo si è ricercato nella crescita personale, oltre che nella voglia di mettersi in gioco e di scommettersi da parte di alcuni universitari con disabilità, in un luogo in cui hanno potuto dare spazio alle loro capacità. Il gruppo che ha preso parte al progetto non prevedeva solo ragazzi con disabilità, e questa eterogeneità ha provocato, anche in passato, delle critiche a Paolo Ferrara. «Il mio modo di fare teatro mette al centro l’inclusione e la socializzazione – chiarisce il regista – già la partecipazione dei ragazzi è inclusiva di per sé: dare lo stesso spazio a tutti, la centralità data a tutti i ragazzi e al loro modo di comunicare e di vedere la realtà. La socializzazione avviene, invece, verso l’esterno, perché do la possibilità di capire che il disabile non è riducibile alla sua disabilità, ma che ha un mondo dentro di sé».

È questa la finalità del progetto de Il teatro che fa il suo dovere, includere facendo gruppo, conoscersi, comprendere come l’altro vede la stessa realtà che, quotidianamente, vedo anch’io e discuterne, confrontarsi. La teatroterapia diviene, dunque, lo strumento essenziale per realizzare i processi di inclusione e socializzazione, parole reinventate da Paolo Ferrara, in cui il confronto e la comunicazione personale diventano i concetti chiave intorno a cui fare teatro.

Lingua dei segni, teatroterapia e comunicazione si intrecciano dando vita a Il teatro che fa il suo dovere, in cui gli allievi del laboratorio (Simona Costantino, Alfonsina La Mantia, Giuseppe La rocca, Cristina Lo Giudice, Andrea Lo Greco, Tecla Oliveri, Davide Projetto, Letizia Sapuppo, con la partecipazione video di Simona Caruso, Katya Catalano, Elisa Chiavetta, Chiara Ferracane) potranno mettere in mostra le loro emozioni e le loro capacità, rivendicando il più importante dei diritti umani: l’essere protagonisti della propria vita.


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