Misterbianco, vietato affiggere i necrologi sui muri «Zero avvisi ai cittadini». Sindaco: «Serve decoro»

A Misterbianco non sarà più possibile affiggere i necrologi di ogni genere fuori dalle bacheche apposite. La direttiva pensata dal sindaco Nino Di Guardo risale ad aprile 2018 tramite un’ordinanza sindacale che vietava l’attacchinaggio dei necrologi fuori dagli spazi a essi dedicati: pena una sanzione che va dai 25 ai 500 euro. Da pochi giorni, però, è stata effettivamente applicata da parte dell’amministrazione, che ha fatto rimuovere tutti gli annunci mortuari affissi sui muri delle case, sui pali della luce o negli spazi pubblici. La decisione ha scatenato aspre polemiche anche sui social. 

La disapprovazione maggiore è arrivata da quei cittadini che avevano affisso gli annunci mortuari dei propri cari e che, adesso, a sorpresa, li hanno visti rimuovere. Secondo molti, infatti, è mancata la comunicazione dell’ordinanza alla città: diversi residenti sottolineano che non ne erano a conoscenza: «Io sono d’accodo con la scelta di togliere i necrologi, perché le persone vanno rispettate in altri modi e non con un pezzo di carta al muro, però magari poteva avvisare», commenta una cittadina a cui ne fa eco un’altra, che inoltre accusa il sindaco di aver affisso manifesti elettorali o avvisi pubblici anche in punti non consentiti.

Polemiche che, secondo molti, si sarebbero potute evitare con un’adeguata promozione dell’ordinanza sindacale, in modo da dare «la possibilità ai familiari dei defunti di rimuovere personalmente i manifesti o di spostarli sulle proprie porte d’ingresso – comincia una donna – Questa mancanza di tatto, questa improvvisa e irruenta cancellazione di una tradizione pluriennale, senza alcun preavviso, ha infastidito e a tratti ferito tanti cittadini come me, o come mia madre, privati di un banale necrologio funebre, segno di ricordo». 

Dal canto suo, però, Di Guardo non ci sta. Contattato a MeridioNews il sindaco di Misterbianco evidenzia come questa disposizione abbia l’obiettivo di mantenere il decoro della città e combattere l’attacchinaggio abusivo. A chi lo accusa di mancata pubblicizzazione della norma, Di Guardo risponde: «Ho dato un periodo di tempo alle imprese funerarie per organizzarsi, per questo l’ordinanza è stata applicata adesso – dichiara -. A chi dice che è mancata comunicazione, rispondo che abbiamo pubblicato l’ordinanza sull’albo pretorio e abbiamo col tempo avvisato le ditte notificando loro l’ordinanza». Poi Di Guardo prova a difendersi da chi gli ha contestato le affissioni di suoi manifesti in spazi non consentiti: «Erano affissioni temporanee di massimo due giorni – continua – ne ho messi tre, quattro nei punti cardine, poi sono state subito tolte. Questo non vale per gli annunci funebri, che una volta affissi c’è il rischio che rimangano per mesi o anni». Tuttavia il sindaco assicura che: «Una volta applicata questa ordinanza, non utilizzerò più questo sistema, così si eliminerà questa scusa e aiuterò la città a essere più decorosa».

Sulla questione si esprime anche l’opposizione consiliare. Per Marco Corsaro del gruppo GuardiamoAvanti quest’ultima decisione dimostra che «c’è molta distanza tra l’amministrazione e la città, oltre che una mancanza di delicatezza». Secondo Corsaro il problema non riguarderebbe solo il sindaco, ma «è relativo a tutta la giunta e alla maggioranza: continuano a seguire Di Guardo, che adesso parla di decoro quando lui è stato il primo ad attentare al decoro della città con manifesti affissi in posti non consentiti». E aggiunge: «La città ha bisogno di altro: i cittadini lamentano la sporcizia e la mancanza di una disinfestazione – puntualizza -. La decisione può essere anche giusta, ma Misterbianco ha altre priorità».

Ma Di Guardo rimanda al mittente anche queste dichiarazioni: «Non ci sono città pulite come Misterbianco – replica -. Se andiamo a guardare altre città notiamo topi e sporcizia, a Misterbianco non abbiamo cassonetti, ogni giorno la ditta raccoglie i rifiuti e abbiamo già somministrato due volte l’insetticida per eliminare gli insetti: siamo arrivati al 65 per cento di differenziata». 


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