Colpivano incuranti della presenza di telecamere di videosorveglianza o del rischio che qualcuno li riconoscesse. Lasciando trapelare «personalità negative» e un modus operandi rodato nel tempo. I crimini accertati, infatti, spaziano da giungo 2017 a gennaio 2018
Ladri di…motorini: arrestati sei giovanissimi «Professionalità e dimestichezza allarmanti»
Il più giovane compirà 21 anni tra un mese, mentre il più grande della banda invece ha 30 anni. Sono giovanissimi i sei ragazzi arrestati con l’accusa di tentata rapina aggravata, furto aggravato, ricettazione e resistenza a pubblico ufficiale. Privilegiavano soprattutto gli Honda Sh, ma nei loro gusti rientravano anche Beverly e Piaggio. Il loro raggio d’azione era sempre lo stesso, quello attorno al loro quartiere, lo Zen2. Non è un caso, infatti, che gli episodi accertati abbiano avuto come scena privilegiata i pressi di viale Strasburgo o villa Adriana o il parcheggio del centro commerciale Conca d’Oro. Ad agire era sempre un gruppo ben consolidato che agiva in perfetta sintonia. Anche se, in base a quanto emerso, qualcuno della banda sarebbe ancora rimasto senza un nome e un volto. Mentre gli altri sono stati tutti immortalati dalle telecamere di videosorveglianza installate in alcuni dei luoghi in cui hanno messo a segno i loro colpi.
Il modus operandi era piuttosto semplice: una volta scelto il veicolo da rubare, un complice della banda ci si appostava davanti, un altro spingeva col piede destro il ciclomotore per metterlo in moto e insieme poi si allontanavano. In altri casi, tranciavano le catene e rompevano il bloccasterzo per poi darsi alla fuga. Non curanti, ogni volta, del rischio che qualcuno avrebbe potuto vederli, insospettirsi o addirittura riconoscerli. Dopo i furti tornavano spesso a casa, sfoggiando gli stessi abiti usati durante i colpi. Elemento, anche questo, che ha permesso di risalire con certezza ai sei arrestati oggi. È un atteggiamento quasi di spavalderia e arroganza quello che trapela dal loro comportamento, specie alla luce anche della loro indifferenza per la presenza di telecamere in molti dei posti in cui agivano, uno fra tutti il centro commerciale. Oltre al fatto che i volti di alcuni di loro sono stati riconosciuti dai militari della compagnia San Lorenzo, memori dei loro precedenti penali.

In un caso, anche questo documentato, la banda decide di fare irruzione addirittura dentro a un condominio, in via dei Nebrodi: uno del gruppo scavalca il cancello, per aprirlo da dentro e fare entrare gli altri complici. Qui poi fanno incetta di refurtiva: prendono due biciclette da un box, e da un altro ancora riescono a portare via un’automobile trovata parcheggiata con le chiavi inserite nel quadro. I veicoli rubati venivano custoditi all’interno di un magazzino in via Rocky Marciano, ignari che fosse controllato dalle autorità. Mentre le cose meno ingombranti, dai cellulari ai tablet, venivano custodite direttamente nelle loro case. Dove sono stati trovati anche smartwatch, vestiti, borse, attrezzature e anche canne da pesca. Una quantità di roba accumulata in oltre un anno di rapine.
Che dimostra la «professionalità e la dimestichezza» con cui erano in grado di agire, «considerate oltremodo allarmanti», osservano oggi le forze dell’ordine. Per non parlare delle «personalità negative» che emergono dalla reiterazione di reati simili. Come se di fronte a una qualunque cosa altrui, lasciata là, incustodita, non avessero saputo resistere alla tentazione di prenderla per sé. Il gusto di impossessarsi impunemente di qualcosa che non ti appartiene e che desideri ancora di più proprio per questo. Considerazione che per due membri su sei della banda ha fatto scattare la richiesta di custodia cautelare in carcere: sono V.O (classe ‘93) e Francesco Paolo Giuliano (classe ‘89), cui è seguita la richiesta di «non concedibilità di alcun beneficio» e della formulazione di «una pena superiore ad anni tre di reclusione». In caso di misura diversa, infatti, per gli inquirenti sussiste in pieno l’eventualità che questa possa costituire «un’ulteriore occasione per compiere nuovi delitti della stessa indole». Diverso il discorso invece per gli altri quattro, per cui sono stati disposti i domiciliari: da un lato per via dell’incesuratezza di Antonino Majorana (classe ‘98) e Mirko Nappa (classe ‘96), dall’altro per l’esistenza di un unico precedente a carico di Nunzio Giuliano (classe ‘97) e Massimo Antonio Oliva (classe ‘98). Sette i ciclomotori restituiti ai legittimi proprietari, tanti quanti gli episodi accertati, che spaziano da giungo del 2017 a gennaio del 2018.