Folla di candidati - e genitori - stamattina alle Ciminiere di Catania per i test di ingresso ai corsi più ambiti, Medicina e Odontoiatria. Poco più di trecento i posti disponibili. Si prova a entrare per una scelta fatta già dai primi anni di liceo o «perché non si sa mai». Giovani indecisi, ma anche spaventati all'idea di non poter accedere all'università
Medicina, tremila candidati per i test Aspiranti dottori e iscritti «per scrupolo»
«Io mi sto presentando, ma tanto so che non passerò. Infatti ho provato anche Agraria, Scienze matematiche e Farmacia». La coerenza, quando si tratta del test d’ingresso alla facoltà più desiderata, si mette da parte. Anche a Catania stamattina si sono tenuti i test d’ingresso per Medicina e Odontoiatria. 315 i posti disponibili per il primo, solo 23 per il secondo. Due corsi ambitissimi, per i quali si sono iscritti in più di tremila studenti. Lunghe file e folla degna di un concerto, quella che si è radunata al centro fieristico Le Ciminiere molto prima dell’inizio delle procedure d’ingresso fissate per le otto.
La procedura di riconoscimento e smistamento dei candidati è lunga e complessa. Dopo poco più di un’ora, viene richiesto anche l’intervento del 118 per qualche giovane candidato. «Non solo lo stress per il test, ma anche la disorganizzazione e l’attesa sotto al sole», sbotta il padre di una ragazza. Gli iscritti sono stati divisi in base all’anno di nascita, ma all’ingresso bisogna attendere parecchio prima di essere chiamati. La voce monotona di un responsabile dotato di megafono fa da sottofondo alle solite battute sull’italica disorganizzazione. E i numerosi genitori in attesa – forse più dei candidati – formano piccoli gruppi di supporto. Assieme alla validità di una selezione affidata alla cultura generale, il tema prediletto è quello delle raccomandazioni. «Con soli 300 posti disponibili, quanti saranno già stati assegnati?», si chiede un gruppetto in attesa ai margini della ressa. Nel caso in cui non si riuscisse a entrare, c’è sempre pronta la via di fuga: l’estero. «Basta andare qualche anno in un’università dell’Est per tornare dottore o dentista», spiega tra il serio e il faceto il fidanzato di una candidata.
In attesa dietro le transenne ci sono ragazzi, come Federica, che hanno basato l’intero percorso scolastico sulle materie utili per una facoltà come quella di Medicina: «Liceo classico, voti buoni in greco e latino e lezioni private di biologia», spiega. Poi c’è chi è più attirato dai buoni guadagni che contraddistinguono la categoria dei dentisti: «Vuoi mettere?», ammicca convinto un giovane. Ma molto spesso il fascino del camice bianco non dipende a aspirazioni e inclinazioni personali, così non è difficile incontrare numerosi candidati che ammettono con semplicità di partecipare «perché non si sa mai, per scrupolo». Come Luca, Alessio e Maria, che aggirandosi nei pressi di piazzale Asia fanno la lista dei corsi per i quali loro e gli ex compagni di scuola hanno sostenuto o dovranno sostenere la prova. «C’è chi spera di entrare in un corso scientifico, non importa se Farmacia o Ingegneria. Poi ci sono quelli che si sono buttati sul lato umanistico, concentrandosi solo su Lettere, Scienze della formazione al massimo».
Giovani confusi, sembrerebbe. Ma forse molto più spaventati dall’idea di restare fuori dalle porte dell’Università etnea. Il tutto con un occhio al portafoglio, a partire dai 40 euro pagati per ciascun esame. Ma il conto non si ferma qui.
«Mia figlia ha frequentato un corso privato e ha preso delle lezioni con un professore due volte la settimana», spiega una madre. Sconosciuto il costo dell’operazione, anche se viene nascosto da un sospiro, «ma lei vuole diventare medico, quindi l’abbiamo sostenuta». Per chi non ha potuto optare per un centro privato, il Centro orientamento e formazione dell’Ateneo ha indetto una serie di corsi di formazione. Per l’area sanitaria l’ammontare è stato di 520 euro. «Ma almeno riuscissero a entrare!», esclama speranzosa un’altra donna. Il figlio, spiega, ha passato l’intera estate sui libri. «Dalla maturità non si è fermato. Speriamo ne sia valsa la pena».
Oltre al timore per l’accesso, c’è anche quello di finire in una sede diversa da quella catanese. Da quest’anno, infatti, gli atenei sono raggruppati per vicinanza geografica e Catania, Messina, Palermo e Magna Graecia di Catanzaro sono le università nelle quali i candidati potrebbero essere smistati. «Spero di non finire in Calabria – sospira Alessandro – Dopo tutta la fatica per entrare, non so se i miei genitori potrebbero permettersi di sostenere un figlio fuorisede».