Intercettazioni telefoniche e pedinamenti in un'indagine lunga quattro anni. Dal 2008 a ieri notte, quando gli esponenti della cosca leontina sono stati arrestati dalle fiamme gialle con le accuse di associazione mafiosa, traffico e spaccio di droga. Tra loro, anche cinque catanesi e un acese. Secondo gli inquirenti, il gruppo mafioso è stato decapitato con l'incarcerazione del reggente e di un altro membro di spicco. Guarda le foto
Mafia, 14 arresti nel clan lentinese dei Nardo Droga dall’Albania per Siracusa e Catania
Non si preoccupavano tanto del fatto che fosse evidente che discutevano di droga, quanto che si capissero i loro nomi. Per questo i 14 uomini del clan Nardo di Lentini tra i quali anche il reggente della cosca arrestati stanotte dalla guardia di finanza di Siracusa quando parlavano al telefono si davano dei nomignoli: diminutivi che mettevano insieme le lettere iniziali e finali dei cognomi, per lo più. Però, se si riferivano a una partita di stupefacenti, sceglievano la chiarezza e parlavano di «chili, quantitativo o roba».
Ci sono voluti quattro anni di indagini, ma alla fine le dinamiche del traffico di eroina e marijuana dall’Albania alla Sicilia sono state chiarite dalla procura di Catania, che ha coordinato il caso. Da quanto è emerso, la famiglia mafiosa leontina storica alleata degli etnei Santapaola gestiva una fitta rete di contatti con corrieri albanesi che, a bordo di gommoni, trasportavano decine di chili sostanze psicotrope via mare. E sbarcavano nella costa salentina, in Puglia, o direttamente nell’isola, soprattutto nei pressi di Agnone Bagni. Una volta arrivata sulla terra ferma, la droga veniva affidata agli uomini dei Nardo, che la smerciavano nelle zone del Catanese e del Siracusano, trasportandola su alcuni furgoncini.
Le ordinanze di custodia cautelare in carcere, con le accuse di associazione mafiosa, traffico e spaccio di sostanze stupefacenti e detenzione illecita di armi da fuoco hanno riguardato Donatello Cormaci, Cirino Rizzo, Fabio Ragaglia, Antonino Guercio, Rosario Ciaffaglione, Nunzio Ossino, Alfredo Miceli e Francesco Sferrazzo, tutti lentinesi. Ma anche i catanesi Filadelfo Sambasile, Sergio Bonsignore, Santo Bonanzinga, Sergio D’Ignoti, Giuseppe Culletta, e l’acese Fabio Sparacino. Si incontravano in provincia di Siracusa, spesso all’interno di esercizi commerciali compiacenti, e lì organizzavano il trasporto e la messa in circolazione delle droghe.
Le indagini sono partite a giugno 2008, quando Donatello Cormaci e Sergio Bonsignore sono stati arrestati per estorsione ai danni di una cooperativa edile. Intercettazioni e pedinamenti hanno fatto il resto, permettendo di identificare i due come elementi di spicco del clan Nardo. Bonsignore godeva della protezione della famiglia anche in carcere e nelle sue casse venivano versati migliaia di euro ogni mese, per le necessità dei suoi familiari. Cormaci, invece, secondo gli inquirenti era diventato il vero capo clan, dopo gli arresti, ad aprile 2011, di Angelo Randazzo, nipote del boss Sebastiano Nardo, e Filippo Nardo, suo cugino di secondo grado.
Se nell’area lentinese la cautela nei confronti del traffico di droga era massima le schede dei cellulari degli uomini del clan venivano cambiate continuamente per minimizzare il rischio delle intercettazioni lo stesso non poteva dirsi degli uomini catanesi. «Nel corso di una conversazione telefonica con la sua fidanzata racconta Amedeo Bertone, procuratore aggiunto della direzione distrettuale antimafia etnea Filadelfo Sambasile si vantava della sua appartenenza al clan dei Nardo».
In ordine di tempo, l’ultimo sequestro delle fiamme gialle ai danni del gruppo leontino risale a ottobre del 2009, quando sono stati intercettati 26 chili di marijuana, per un valore di mercato che si aggirava intorno ai 250mila euro. Nonostante gli arresti di oggi, le indagini non sono concluse: restano da accertare, per la procura, i legami tra i clan del Siracusano e i catanesi. Se e come si dividevano il lavoro, e la piazza dei traffici illeciti.
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