Non smettono mai di fare notizia i tre buchi pieni di sporcizia e simbolo di degrado nel centro della città di Catania. L'amministrazione comunale promette un grande piano di recupero della zona, ma intanto intere famiglie vivono di espedienti in mezzo alla spazzatura. Come quella di Jessica: due figli piccoli e un marito ammalato. Senza acqua, né luce. Solo con l'aiuto della Chiesa
Corso dei martiri, baraccopoli tra topi e rifiuti «Per vivere abbiamo bisogno della Caritas»
Le baraccopoli di corso dei Martiri della libertà non smettono di fare notizia. Da molti anni ci si vive in pessime condizioni igienico-sanitarie. Tutti lo sanno in città, in primis lamministrazione comunale che ha annunciato un grande piano di recupero della zona con il lavoro dellarchitetto Mario Cucinella. Grandi progetti che però non cambiano lo stato delle cose: lintera zona versa nel più completo degrado. Gli abitanti del luogo sono tutti stranieri che vivono di espedienti, qualcuno fa il lavavetri al semaforo, anche se una recente ordinanza del sindaco Raffaele Stancanelli gli ha reso le cose ancora più difficili del solito. Linea dura contro labusivismo che però non è durata molto per almeno due motivi: da una parte lesiguo numero dei vigili urbani cittadini, dallaltra la presenza massiccia di lavavetri, che però scappano via appena vedono avvicinarsi un uomo in divisa.
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Davvero precarie sono le condizioni in cui vivono gli occupanti degli spazi, tra spazzatura, topi ed escrementi. E qualche cittadino ogni tanto si indigna e protesta. Non hanno bagni per lavarsi o fare i propri bisogni, né luce, salvo qualcuno che sembra rubarla dal vicino cartellone pubblicitario illuminato. Eppure lì ci abitano intere famiglie. Come quella di Jessica, che vive nel primo dei tre buchi di Corso dei Martiri da quando è arrivata in Italia otto anni fa. Sono in quattro in tutto: lei, il marito e due figli, uno di quattordici anni e una di cinque che è nata qui. «Viviamo come possiamo, ma è davvero difficile perché non abbiamo niente», spiega. Il marito è malato e non può lavorare, per vivere si affidano alla Caritas o alla chiesa più vicina. «Per lavarci e andare in bagno andiamo in chiesa continua Jessica ma è un vero schifo. Nessuno si preoccupa di noi. I miei figli hanno diritto a non vivere in mezzo alla spazzatura, ma io non posso offrirgli una casa, faccio quello che posso».