Catania, gay pride sulle note di Lady Gaga Arcigay: «Associazioni invitate ma assenti»

Uno schiaffo morale ai cortei pieni di slogan di un solo colore. La parata del gay pride che ieri, a Catania, è andata da piazza Borgo a piazza Teatro massimo suonava al ritmo di Queen e Lady Gaga ed era, come di consueto, coloratissima. «È un po’ come capodanno… In effetti, è il mio capodanno», ride Roberto Carella, palermitano sotto l’Etna per lavoro. Lui la sua età non vuole dirla («Magari avessi diciott’anni», dice) ma la faccia ce la mette ben volentieri: «Al pride posso ridere, ballare e scherzare davanti alla gente, senza la paura che mi prendano a sassate». Sì, lo ammette, in Sicilia cose del genere non succedono, «ma basta sbagliare traversa per essere insultati». E poi la manifestazione è anche altro: «È un modo per aiutare gli ammucciati, e ce ne sono tanti, a venire fuori».

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Un invito, insomma. Che non tutti hanno voluto cogliere: «Le dobbiamo nominare per forza?». Giovanni Caloggero, presidente dell’Arcigay Catania, ce l’ha con le associazioni che alla manifestazione non si sono fatte vedere. «AddioPizzo, Libera, Amnesty International ed Emergency», su tutte. Invitate, certo, ma latitanti. «Mi piacerebbe sapere per quale ragione hanno dato forfait – sostiene – Perché io spiegazioni valide non riesco a trovarne». Fortuna, nel suo caso, che il Partito democratico ci fosse: «Il Pd a Catania è sempre stato vicino al pride, anche quest’anno non è stato da meno». Guai, però, a citare l’ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e la sua affermazione secondo la quale gli omosessuali sono tutti di sinistra: «Una frase ignorante, basata su un luogo comune», sorride Dario Accolla, dell’Arcigay Catania. Dario si è trasferito a Roma nel 2009, ma continua a collaborare con la comunità lgbt etnea, e sulla battuta del fu premier ci ha scritto un libro: «Si chiama proprio I gay stanno tutti a sinistra, e parla dei luoghi comuni, li analizza e li sfata», spiega. «Io sono di sinistra – continua – mi piacerebbe che tutti i gay lo fossero, perché storicamente la sinistra è stata più benevola nei nostri confronti, almeno in Europa». Ma la democrazia, «proprio perché democrazia, fa sì che non tutti la pensino come me». Ed è ancora la democrazia a permettere il gay pride: «È una manifestazione che ha senso di per sé, perché chiede dei diritti, come il concerto del primo maggio o i cortei sindacali», conclude Dario Accolla.

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E a quelli che storcono il naso davanti ad abiti colorati, paillettes e trucco pesante risponde Doretta, 24 anni, drag queen professionista di Reggio Calabria: «Noi drag abbiamo un potere che gli altri non hanno: attiriamo l’attenzione e, di conseguenza, abbiamo la possibilità di lanciare un messaggio più forte». Da un palcoscenico, con un microfono in mano, e anche dalla strada, in mezzo ai manifestanti del pride etneo. «Dove c’è bisogno di unità, noi andiamo». Palermo o Catania non importa. Quello che conta è farsi sentire: «A Reggio di recente un ragazzo gay è stato picchiato – racconta – È stato un fatto orribile, ma è servito tanto all’intera comunità lgbt, perché ha puntato su di noi l’attenzione, ci ha messi in primo piano, ha fatto parlare di quello che siamo, che è quello di cui abbiamo bisogno».


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Corteo eccentrico e colorato quello che ha sfilato ieri in via Etnea per la difesa dei diritti degli omosessuali. «Qui posso ballare e scherzare davanti alla gente, senza la paura che mi prendano a sassate», afferma uno dei partecipanti. Ma assieme alla soddisfazione per la buona riuscita dell'evento, c'è l'amarezza per chi non c'era: «Su tutti: AddioPizzo, Libera, Emergency e Amnesty». Guarda il video e le foto

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