A decidere la scarcerazione dell'ex sindaco e dell'ex funzionario che, nel 2016, intascarono una tangente da 20mila euro è stata la corte d'Appello. Adesso avranno un mese di tempo per chiedere una misura alternativa per scontare la pena a poco meno di tre anni
Aci Catena, Maesano e Barbagallo ritornano in libertà «Condannati quando Spazzacorrotti non era in vigore»
Colpo di scena nel caso tangenti ad Aci Catena. Ascenzio Maesano e Orazio Barbagallo tornano in libertà. I due che, a gennaio scorso, sono stati condannati in via definitiva per corruzione per avere intascato una mazzetta da 20mila euro nelle vesti di sindaco ed ex funzionario del Comune, a inizio febbraio erano tornati in carcere per effetto della Spazzacorrotti. La legge, impedendo la possibilità di chiedere misure alternative alla pena detentiva per chi si macchia di reati contro la pubblica amministrazione, aveva portato i due dietro le sbarre nonostante la condanna a meno di tre anni.
Oggi però le cose sono cambiate. A deciderlo è stata la corte d’Appello di Catania a cui nei giorni scorsi si sono rivolti i legali dei due. Gli avvocati Enzo Mellia e Orazio Consolo avevano chiesto di rivedere l’ordine di carcerazione proponendo un ricorso al giudice d’esecuzione. In ballo c’era soprattutto l’interpretazione della nuova legge: nello specifico, se la Spazzacorrotti vada interpretata come norma processuale – e dunque applicabile retroattivamente secondo il principio tempus regit actum – oppure come norma sostanziale, e dunque da usare seguendo il criterio del vantaggio nei confronti del condannato, che in altre parole significherebbe la non retroattività per fatti accaduti prima dell’entrata in vigore della legge.
Alla fine, però, la scarcerazione è avvenuta per un altro motivo: la corte, presieduta dalla giudice Dorotea Quartararo, ha specificato che la Spazzacorrotti è una norma processuale, ma ha aggiunto che l’ordine d’esecuzione di una pena deve coincidere con il momento in cui la condanna diventa definitiva. Ovvero, nel caso di Maesano e Barbagallo, a inizio gennaio, quando la Cassazione ha posto la parola fine sul processo. E dato che in quel momento la Spazzacorrotti non era ancora entrata in vigore – lo sarebbe stato da lì a poche settimane – non va presa in considerazione per dirimere le modalità di espiazione delle pene per l’ex primo cittadino e l’ex funzionario.
«La Corte reputa che, con riferimento all’ordine di esecuzione, il tempus deve essere individuato nella data del passaggio in giudicato della sentenza che si intende eseguire – si legge nel provvedimento -. Le sentenze e i decreti penali hanno forza esecutiva, salvo che sia diversamente disposto, quando sono divenuti irrevocabili. L’ordine di esecuzione deve essere emesso quando la sentenza è divenuta irrevocabile. L’omissione o il ritardo dell’ordine di esecuzione non incide sull’apertura della fase esecutiva». Adesso sia Maesano sia Barbagallo, che da oltre un mese trascorrevano le proprie giornate nella casa di reclusione di San Cataldo e nel carcere palermitano Pagliarelli, avranno trenta giorni per presentare istanza di concessione di una misura alternativa. Non è escluso che la procura di Catania possa fare ricorso alla Cassazione.