Fiumefreddo, chiesta la bonifica dell’ex cartiera Siace «Sul piatto un progetto da 2 milioni e 200mila euro»

La riqualificazione della riserva naturale orientata Fiume Fiumefreddo e, in particolare, l’area su cui insiste l’ex sede della cartiera della Siace sono state al centro di una audizione che si è tenuta ieri in commissione Ambiente all’Ars. L’assessore per il Territorio e l’Ambiente Salvatore Cordaro ha incontrato una rappresentanza dell’associazione Democratica città e i consiglieri di opposizione Giovanni Spinella, Marinella Fiume, Maria Taormina. Assente, anche se invitato ufficialmente a partecipare all’incontro, il primo cittadino di Fiumefreddo di Sicilia Sebastiano Nucifora. «Il sindaco si è limitato a mandare una nota polemica che la presidente della commissione Giuseppa Savarino ha preferito non leggere per concentrarsi sui lavori», spiega a MeridioNews Spinella.

«La nostra richiesta di questo incontro per chiedere la bonifica dell’area è partita dall’incendio che si è sviluppato dentro la riserva il 17 gennaio del 2018 – racconta il consigliere comunale – All’epoca dopo qualche mese, in seguito a una interrogazione parlamentare presentata da Anthony Barbagallo, l’assessore aveva rassicurato che avrebbe dato mandato all’ufficio foreste di ispezionare l’area e quantificare i danni per il ripristino della riserva». Un rogo che si era esteso per cinque ettari e per cui è stato aperto un fascicolo dalla procura etnea. Alle parole dell’assessore, però, non sarebbero seguiti i fatti. «Il motivo – continua Spinella – è che dalla Regione stanno ancora aspettando dai Comuni di Fiumefreddo e Calatabiano un piano di gestione della preriserva, requisito fondamentale per potere accedere ai fondi europei previsti. Se il sindaco fosse stato presente oggi – lamenta – gli avremmo chiesto il motivo della mancata consegna».

Per quanto riguarda l’area dell’ex cartiera Siace, una parziale bonifica dell’area è già stata fatta nel 2012. Da lì era poi nata, due anni dopo, un’inchiesta con l’ipotesi dei reati di frode in pubblica fornitura, truffa e violazione della legge sullo smaltimento dei rifiuti a carico dell’amministratore delegato della ditta di Villa San Giovanni che era stata incaricata dei lavori. Secondo gli inquirenti, la società – che aveva ricevuto un appalto da oltre 300mila euro – avrebbe sotterrato cemento e amianto nel sottosuolo invece di smaltirlo secondo le prescrizioni di legge. Dopo il primo sequestro del 1998, nel sito erano state trovate circa millecinquecento tonnellate di amianto, lastroni provenienti dalle coperture dei capannoni. La provincia etnea – con l’allora presidente Nello Musumeci – nel 2000 aveva poi acquistato, per 17 miliardi di lire, l’area a pochi metri dalla spiaggia di Marina di Cottone, con un progetto di ripristino che prevedeva la creazione di Sicilyland, un grande parco acquatico. Un’idea mai andata in porto. Dopo il secondo sequestro nel 2008 erano iniziati i lavori di bonifica

«Adesso, per quanto riguarda l’ex cartiera Siace (che ha chiuso i battenti nel 1987, ndr) – aggiunge Spinella – abbiamo consegnato all’assessore Cordaro le oltre 700 firme raccolte con una petizione online sulla piattaforma Change.org per chiedere la bonifica dell’area». Intanto, per venerdì prossimo è in programma una conferenza dei servizi nella sede della città metropolitana di Catania. «Dopo anni di rinvii, potremo rimettere sul tavolo – conclude il consigliere – il progetto da due milioni e 200mila euro della città metropolitana per una ulteriore bonifica dell’area. Da parte della Regione abbiamo raccolto la disponibilità anche se non si è parlato di tempi». 


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