I trucchi e le difficoltà dei Caf per il reddito di cittadinanza «Il Comune non ha il personale per fronteggiare la misura»

Persone che si fanno licenziare, improvvisi cambi di residenza, coppie che si separano, lavoratori in nero che vedono l’occasione lauta per aumentare i propri guadagni invece che regolarizzare la propria posizione: il reddito di cittadinanza a Palermo sta creando situazioni complicate che i bistrattati centri di assistenza fiscale non sempre riescono a fronteggiare. Il governo Lega-5stelle sta provando a stanare i cosiddetti furbetti, individuando misure sempre più stringenti che inevitabilmente riducono sensibilmente la platea dei possibili beneficiari. «Tutto molto relativo» dice Giovanni Tarantino, che lavora in un caf in via Leonardo da Vinci e da mesi è sommerso da richieste. Dettagliate, strane, a volte irregolari. «Se per esempio una coppia di persone che vive insieme prova a presentare due diverse residenze per ottenere due diversi redditi, toccherà poi al Comune accertare la veridicità delle dichiarazioni. Ma in questo momento il Comune di Palermo non ha neanche la possibilità di fare svolgere alle persone le ore di assistenza sociale, nè ha un numero adeguato di vigili per effettuare i controlli. Di che stiamo parlando?».

Una misura nazionale, insomma, che rischia di gravare sui Comuni. E non solo. «Alle offerte di lavoro pensa la Regione – aggiunge Tarantino – E in Sicilia i navigator potrebbero essere gli sportellisti della Formazione professionale. Bene o male dunque il collocamento dovrebbe velocizzarsi. Da una ventina di giorni al Centro per l’Impiego di Palermo hanno messo la prenotazione online: un risultato certamente tardivo ma comunque auspicato da tempo. Non ci sono più le file chilometriche di un tempo, certamente, ma resta il fatto che il reddito di cittadinanza, così come è stato concepito, funzionerà di più nei piccoli centri. Paradossalmente, per chi vuole fregare il sistema, una metropoli complicata come Palermo potrebbe essere la piazza migliore».

Secondo le cifre rilasciate dalla giunta Orlando, in città il numero di nuclei familiari che potrebbero essere coinvolti si aggirerebbe fra i 20 e 25mila. Quel che è certo è che i casi fronteggiati dai Caf sono tanti. E finora le disposizioni pentastellate non hanno saputo disciplinare le singole vicende. Non basta la FAQ list (la lista delle domande più richieste) che l’Inps ha da poco sfornato. «Se per esempio in un nucleo familiare c’è un padre disoccupato che ha due figli, anch’essi disoccupati, e la madre che lavora per soli 500 euro al mese – propone Tarantino – viene facile osservare che tutti richiederanno il reddito. E poniamo che al padre venga trovato un impiego. La misura si blocca? O resta perché i due figli sono rimasti disoccupati? E se il padre trova un lavoro, poniamo, a Roma, gli altri componenti della famiglia lo seguiranno? E se sì perderanno il reddito o continueranno?».

In un contesto complicato come quello palermitano, dove la povertà tocchi livelli da record e quindi teoricamente sono in tanti a poter concorrere per la misura targata M5s, ogni novità che il governo ha introdotto ha creato disagi e proteste all’interno dei caf. «L’altro ieri è uscita l’ultima circolare che spiega come chi ha precedenti penali per determinati tipi di reati non potrà usufruirne – osserva Tarantino – Quindi se una persona ha sbagliato dieci anni fa e intanto ha messo la testa a posto e vuole recuperare gli si nega un sostegno per riprendere in mano la propria vita? Non è facile pensare che magari con questa esclusione potrebbe tornare a delinquere? Faccio un altro esempio concreto: un paio di giorni fa è venuto da noi un uomo che aveva comprato da poco un’auto. Poco più che un macinino, appena 600 euro di acquisto. Ma se hai immatricolato una vettura negli ultimi due anni non puoi presentare la domanda per il reddito di cittadinanza. Non è un paradosso?».

La situazione dunque resta in aggiornamento. E tocca quotidianamente studiare una misura ancora in divenire. «Abbiamo un po’ di difficoltà e ci rifacciamo ai paletti certi stabiliti dalla legge: ovvero il reddito, l’Isee, il numero dei componenti familiari. Proviamo a dare risposte a tutti, ma sono sicuro che la misura varrà per molte meno persone rispetto a quelle che il governo auspicava. Anche perché questa è una domanda individuale, non familiare come forse era più giusto stabilire. In sostanza la riforma è un potenziamento del reddito di inclusione, non c’è molto altro. Hanno messo qualche soldo in più nella carta rei e hanno cambiato qualche criterio, rendendo a volte la misura più complicata. Per esempio: se una famiglia è composta da quattro persone non si devono superare i 12mila euro di reddito, e ciò vale anche per una famiglia di sette persone».

Ma c’è di più. «Ne vedremo delle belle soprattutto nella fase di applicazione del reddito di cittadinanza – teorizza Tarantino – Se il servizio non funziona e la misura viene bloccata per l’inefficienza della pubblica amministrazione diventa un problema. È giù successo con la carta rei: il Comune di Palermo non riusciva a fissare a tutti i colloqui per l’assistenza sociale. Con l’Inps che bloccava la carta appena si superava un certo limite di tempo. Pensa adesso che ci sono pure le ore di assistenza sociale da dover garantire. Se il Comune non convocherà in tempo le persone l’Inps fermerà nuovamente le prestazioni». 

D’altra parte i Comuni non ricevono soldi in più per affrontare una misura scelta dal governo nazionale. Si potrebbe obiettare che in realtà qualcosa hanno in cambio: ovvero manodopera gratuita da distribuire nei settori più carenti. Ma, a parte la considerazione sul lavoro gratuito che si deve obbligatoriamente fornire e che fa assomigliare la misura a una colpevolizzazione della povertà, si può osservare che il Comune di Palermo è già un enorme bacino di precari, collocati ad esempio nelle varie municipalizzate. Che supporto potranno fornire in più le persone scelte dal reddito di cittadinanza? «Un volontariato inutile per una città come Palermo – chiosa Tarantino – che, voglio ricordare, è l’unico ente che non ha voluto prendere gli ex Pip. Può servire, forse, per piccoli Comuni come Misilmeri». 


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