Mafia, sequestro al clan Santapaola Case, conti e auto per 1,5 milioni di euro

Diversi immobili – 16 a Catania e uno ad Augusta -, conti correnti per un valore di circa 250mila euro e due auto. Per un totale di un milione e mezzo di euro. E’ l’eredità del defunto boss mafioso Angelo Santapaola sequestrata oggi dalla Direzione investigativa antimafia etnea. I beni risultavano intestati a Giuseppe e Grazie Corra, rispettivamente suocero e moglie del cugino di Nitto Santapaola, ritenuto – fino alla sua uccisione nel 2007 – «il capo indiscusso dell’associazione mafiosa di Cosa Nostra Catanese denominata Santapaola-Ercolano», lo definisce la Dia. Un patrimonio non solo riconducibile al boss ma ritenuto dagli investigatori «illecitamente accumulato». Un duro colpo alle tasche della criminalità organizzata etnea riuscito grazie all’applicazione «della nuova normativa che consente di aggredire il patrimonio dei soggetti mafiosi anche dopo la loro morte».

Un omicidio, quello di Angelo Santapaola, che non ha ancora un colpevole certo. Ma, intanto, le indagini sulla figura del boss e della sua famiglia non si sono concluse. Soprattutto quelle patrimoniali su dieci anni – dal 2000 al 2011 – di affari ritenuti illeciti. Accertamenti che hanno permesso agli investigatori di individuare una serie di beni intestati ai parenti ma in realtà riconducibili a Santapaola e una forte differenza tra il reddito dichiarato dal nucleo familiare e il patrimonio realmente posseduto. Una sproporzione tale da insospettire la Dia e far pensare a «un’illecita acquisizione patrimoniale derivante dalle attività delittuose» commesse dal boss durante il suo lavoro per il clan fino alla sua morte.

Era il 30 settembre 2007 quando i corpi di Angelo Santapaola e del suo guardaspalle Nicola Sedici venivano ritrovati in contrada Monaco, a Ramacca. Crivellati di colpi e poi dati alle fiamme quattro giorni prima, secondo i rilevamenti ufficiali. Il boss risultava tra i principali indiziati dell’operazione antimafia Arcangelo. Per lui il giudice delle indagini preliminari di Catania aveva disposto una misura cautelare. Ordinanza mai eseguita proprio per la morte del boss. Sul duplice omicidio deve ancora pronunciarsi la corte d’Assise di Catania: il procedimento è uno dei sette nati dall’indagine Iblis sulle presunte collusioni tra mafia, politica ed imprenditoria. Ad essere accusato dell’uccisione è Vincenzo Aiello, considerato dai magistrati il capo provinciale di Cosa Nostra. Un’esecuzione, spiega la Dia, «per bloccare il comportamento troppo violento di Angelo Santapaola che non veniva più condiviso neanche dalla sua famiglia».


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Era l'eredità di Angelo Santapaola, ritenuto il capo indiscusso dell'omonimo clan fino alla sua uccisione nel 2007. Beni intestati alla moglie e al suocero ma riconducibili al boss e accumulati illecitamente, secondo gli investigatori. Che si sono accorti del trucco dalla forte differenza tra il reddito dichiarato dal nucleo familiare e il patrimonio realmente posseduto

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