All'inaugurazione dell'anno giudiziario Scarpinato ha puntato il dito contro quelle amministrazioni comunali che, nel caso di abusi edilizi accertati, non chiedono ai condannati neanche il pagamento di alcun onere economico. «Inerzia che ha effetto criminogeno»
La Procura di Palermo ha un quarto dei pm in meno La denuncia di Lo Voi: «Costretti a fare i salti mortali»
«La procura di Palermo in questo momento si trova in gravissime difficoltà a far fronte a suoi impegni quotidiani. Abbiamo una scopertura di magistrati e sostituti procuratori ben superiore al 20 per cento. A breve andranno via altri magistrati, supereremo la scopertura del 25 per cento, il che significa che o un quarto di lavoro non si può fare o i tre quarti dei sostituti devono farsi carico del mancante 25 per cento». All’inaugurazione dell’anno giudiziario a Palermo, più che i dati sull’attività svolta, rischia di far più clamore la denuncia del procuratore capo Francesco Lo Voi. Il magistrato ha inoltre sottolineato la «carenza di svariate decine di unità tra gli amministrativi; altri andranno in pensione senza quota cento. Stiamo già facendo i salti mortali per garantire i servizi essenziali».
Nelle aule di uno dei tribunali più noti e importanti d’Italia, poi, le critiche al potere politico non mancano. È il caso di Roberto Scarpinato, procuratore generale della Repubblica, che ha parlato anche dello spinoso tema – specie per le amministrazioni comunali – dell‘abusivismo edilizio. «L’unico effetto penale veramente dotato di efficacia deterrente e temuto dai condannali per reati edilizi è l’ordine penale di demolizione degli immobili abusivamente realizzati. E’ tuttavia noto – ha aggiunto Scarpinato – che, tranne poche ammirevoli eccezioni, la quasi totalità delle amministrazioni comunali nonostante la comunicazione delle sentenze definitive di condanna e nonostante la legge urbanistica faccia obbligo agli amministratori locali di demolire i manufatti abusivi divenuti proprietà comunale dopo l’inottemperanza della ingiunzione a demolire, rimane inerte anche nei casi di edifici insanabili perchè realizzati in zone di inedificabilità assoluta ad alto rischio idrogeologico, cioè a rischio di frane e allagamenti».
E non è l’unico ammonimento in tal senso. «Non solo non si procede alla demolizione, ma si lascia gratuitamente la piena disponibilità dell’immobili divenuti proprietà di Comuni ai condannati senza richiedere agli stessi il pagamento di alcun onere economico. Tale inerzia. come hanno evidenziato con toni allarmati i procuratori di Termini Imerese e di Marsala nelle loro relazioni, ha un effetto criminogeno perchè – ha osservato ancora il magistrato – nel depotenziare la concreta valenza delle condanne penali, incentiva l’ulteriore diffusione del fenomeno, con la conseguente devastazione del territorio e l’elevazione progressiva del rischio di disastri mortali per il numero estremamente elevato di immobili abusivamente realizzati in zone franose o soggette ad allagamenti. Emblematica al riguardo è la tragedia verificatasi nel novembre del 2018 nel territorio di Casteldaccia con nove morti».