La mancanza dell'apparecchio elettronico che serve a monitorare il rispetto della prescrizione disposta dal tribunale ha determinato la permanenza del 62enne nel carcere catanese. Dove dal 10 ottobre divide la cella con un altro detenuto
Mafia: manca braccialetto, Nicotra resta in carcere L’ex politico rimane a Bicocca anziché ai domiciliari
Un alleggerimento della misura cautelare che finora è rimasto solo sulla carta. È quello di cui sta beneficiando l’ex deputato e imprenditore catenoto, Pippo Nicotra, arrestato il 10 ottobre con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa, voto di scambio politico-mafioso e tentata estorsione. Nicotra, che in passato in due occasioni è stato anche sindaco di Aci Catena, da due settimane dovrebbe trovarsi ai domiciliari, dopo avere trascorso oltre un mese nel carcere di Bicocca. Ma così non è stato.
A decidere la conversione della misura cautelare sono stati i giudici del tribunale del Riesame a cui si è rivolto il legale di Nicotra, l’avvocato Orazio Consolo. In quell’occasione è stato concesso a Nicotra di fare ritorno a casa, con l’obbligo però di indossare il braccialetto elettronico, l’apparecchio che garantisce all’autorità giudiziaria di monitorare costantemente il rispetto dei vincoli domiciliari. Il braccialetto, tuttavia, per adesso non sarebbe stato recuperato e ciò ha determinato il prosieguo della permanenza dell’ex parlamentare regionale all’interno del penitenziario etneo, dove Nicotra condivide la cella con un altro detenuto.
Il 62enne è finito al centro dell’inchiesta Aquilia della Direzione distrettuale antimafia. Nel mirino degli inquirenti sono finiti i presunti rapporti intrattenuti con alcuni esponenti del gruppo attivo ad Aci Catena della famiglia mafiosa Santapaola-Ercolano. Da loro Nicotra avrebbe ottenuto vantaggi in occasione delle competizioni elettorali. Al contempo il politico, grazie anche ai diversi supermercati posseduti e oggi gestiti dal figlio, avrebbe ricambiato la disponibilità con assunzioni e pagamenti di denaro. Dazioni che, davanti ai magistrati, Nicotra ha provato a spiegare motivandoli con un’estorsione di cui sarebbe vittima da metà anni Settanta. Lo stesso Nicotra, tuttavia, in passato in un’occasione negò il pizzo, finendo in una fase per essere indagato con l’accusa di favoreggiamento, ipotesi poi archiviata dalla procura.