L'ex sottosegretario tramite un post su Facebook butta sul tavolo una proposta che di certo farà discutere: «Sarei felice se Antonio Rubino accettasse». Il destinatario è uno di quelli che più hanno criticato il renziano in occasione delle candidature per le Politiche
Pd, Faraone prova a sedurre i Partigiani dem Offre vicesegreteria e pensa ad ampliare base
Partigiani per Faraone. È questa la speranza dell’ex sottosegretario alla Salute in vista della corsa alla segreteria regionale del Partito democratico. Rappresentante doc in Sicilia dei renziani, Faraone prova ad aprire il campo gettando sul tavolo una proposta che, in ogni caso, farà discutere: aprire le porte della segreteria ai Partigiani dem, il gruppo che nell’ultima parentesi della passata legislatura si è distinto per posizioni apertamente critiche nei confronti di Matteo Renzi e delle scelte prese dal partito a livello nazionale. Di cui Faraone era una delle anime più rappresentative.
«Sono in campo per dare una scossa, per favorire un vero rinnovamento, per affrontare i nuovi problemi abbandonando ricette vecchie, con un occhio», scrive Faraone in un post pubblicato su Facebook. L’invito ai partigiani, e nello specifico ad Antonio Rubino, arriva poco dopo. «Sarei felice se accettasse di essere il vicesegretario del Pd siciliano», aggiunge Faraone. Tra una citazione di Sepulveda e la definizione del «nuovo proletariato 4.0», l’ex esponente del governo nazionale, finito nel mirino delle polemiche in occasione delle candidature per le Politiche della scorsa primavera, annuncia di volere cambiare il partito, «che è ormai una specie di tartaruga preistorica della politica», per modernizzarlo.
La ricetta di Faraone pare essere quella di ampliare il partito, allargandone la base al civismo, con l’obiettivo di sfidare «l’incompetenza populista e l’arroganza sovranista». E in questo caso Faraone ricorre a un’altra citazione, stavolta del regista Paolo Virzì, intervenuto al circolo Ostiense del Pd quando ancora il nuovo governo a guida M5s-Lega doveva formarsi. «Il Partito democratico non ha bisogno di buttafuori, ma di buttadentro», aveva detto Virzì. Un’immagine che Faraone oggi riprende immaginando il Pd in Sicilia come «casa politica che diventi forza attrattiva per quelli che si oppongono».
Di operazione di allargamento – seppure in una fase in cui a tenere banco non erano ancora le categorie di populismo e sovranismo, perlomeno nelle vesti del partito di governo – si era parlato anche in un passato neanche troppo recente: era il 2015, quando il Pd, guidato in Sicilia da Fausto Raciti, aprì le porte ad Articolo 4, la formazione centrista di Lino Leanza, che contava nelle proprie file Luca Sammartino, Valeria Sudano e Pippo Nicotra. Una mossa che ha dato frutti diversi, cambiando di certo gli equilibri all’interno del Pd ma che da non pochi è stata indicata come responsabile della perdita di appeal del partito.