L'opera rappresenta solo l'ultimo investimento degli industriali meneghini Rocca. Cento milioni di euro che nascondono una lunga battaglia politica, tra ombre e presunti conflitti d'interessi. «Eravamo contrari a indebolire il pubblico», ricorda Raffaele Lombardo
Humanitas Misterbianco, l’affare della sanità privata Fine lavori nel 2019 per il centro delle mille polemiche
Un gruppo imprenditoriale che vale miliardi e che nel 2019 completerà un nuovo investimento nell’Isola, a Misterbianco. A due passi del centro commerciale Centro Sicilia proseguono spediti i lavori per il centro oncologico del Mediterraneo di Humanitas. Quasi 100 milioni di euro per 160mila metri cubi di cemento. Un progetto di ultima generazione con due torri che ospiteranno fino a 240 posti letto e un grande parcheggio che potrà contenere 400 vetture. L’ultima scommessa della sanità privata in questi anni ha però nascosto una lunga battaglia politica fatta di veleni, ombre e presunti conflitti d’interessi. L’epilogo dello scontro nel 2013, quando a guidare la Regione è Rosario Crocetta affiancato dall’assessora alla Sanità Lucia Borsellino. Sono gli anni del muro contro muro con l’Udc e dell’autorizzazione, arrivata da Palermo, all’apertura del centro a Misterbianco.
Ma chi c’è dietro il mega polo sanitario privato di Misterbianco? L’azienda committente è la Humanitas centro catanese di oncologia guidata da Ivan Michele Colombo e il cui amministratore delegato, invece, è Giuseppe Sciacca, zio dell’odontoiatra e deputato regionale Luca Sammartino. Mister preferenze rieletto nel Partito democratico con 32mila voti durante le ultime regionali. Nipote del nuovo prefetto di Catania Claudio Sammartino. Cinque anni prima, quando si consuma lo scontro sulla clinica, l’allora 27enne Sammartino sbarca per la prima volta a Palermo, ma con l’Udc e un bagaglio di 12mila consensi. La società etnea, che conta 180 dipendenti, gestisce già una struttura nella zona Nord di Catania. Al suo interno, come direttore sanitario, c’è Annunziata Sciacca, mamma del deputato dem.
Ma il primo abboccamento tra la Regione Siciliana e Humanitas spa risale al 2011. La memoria di Raffaele Lombardo è precisa come di consueto. «Era assessore (alla Sanità, ndr) Massimo Russo – spiega l’ex governatore a MeridioNews – Facemmo una verifica con la facoltà di Medicina e le aziende sanitarie catanesi, e si decise di non farne nulla. Finché sono stato presidente non c’è stato alcun atto che si muovesse in tal senso». E come mai? «Sammartino non era nemmeno entrato in campo e la politica non c’entrava nulla. Io ho sempre privilegiato l’ospedale più di qualunque altra cosa, non volevamo potenziare ulteriormente il privato, per quanto di altissimo livello, a discapito del pubblico. Per altro in un’area – continua Lombardo – in cui c’è già il nuovo Garibaldi, e dove a due passi (a Librino, ndr) c’è un’altra grande struttura che si inaugurerà presto, il San Marco». A procedere «con gli atti», sottolinea l’ex leader del Mpa, fu il governo successivo. Quello di Rosario Crocetta.
Che sulla grana Humanitas traballa non poco. Il 2 luglio 2013 Crocetta e la sua assessora alla Sanità Lucia Borsellino firmano una delibera che riconosce 70 posti letto in convenzione alla nascente struttura ospedaliera, e un contributo annuale che può raggiungere i 10 milioni l’anno, a seconda della quantità e della qualità delle cure fornite al servizio sanitario nazionale. Una decisione che fa immediatamente infuriare il primo alleato di Crocetta, l’allora segretario regionale dell’Udc Giampiero D’Alìa. Il leader dei centristi isolani arriva a minacciare l’abbandono del governo. «Il governo regionale – dice D’Alia in quei giorni – ha sempre dichiarato massimo impegno nella lotta a tutti i conflitti d’interesse e alle promiscuità tra politica e affari». Conflitti d’interesse, promiscuità tra politica e affari. A chi si riferiva? «Ho smesso di fare politica – sostiene oggi il diretto interessato – e non commento». Le sue pressioni però colpiscono nel segno, perché alla fine, il 7 novembre 2013, Crocetta e Borsellino ritirano la delibera.
Presidente e assessora vengono smentiti nel 2015 da una sentenza del Tar, a cui si sono rivolti i vertici di Humanitas, preoccupati per l’investimento multi milionario che sembrava sfumare. «A questo punto il progetto va avanti – è la dichiarazione del governatore all’Ansa – Avevamo ritirato la delibera per dimostrare che non volevamo favorire nessuno». Con quella dichiarazione il politico di Gela rinuncia al ricorso in Cga e regola anche qualche conto, specie contro chi lo aveva accusato di voler favorire «la sanità privata e persino qualche deputato». Il centro oncologico incrocia le istituzioni anche nel luglio 2012, quando il Consiglio comunale di Misterbianco approva all’unanimità il cambio di destinazione d’uso dei terreni (da agricolo a zona costruttiva specifica) su cui sorgerà il centro. «Così facendo – commenta il sindaco Nino Di Guardo – favorimmo l’investimento del privato, che per noi porta eccellenza e lustro al territorio». Su quel provvedimento di variante la procura, allora guidata da Giovanni Salvi, apre un’indagine, che però non ha prodotto alcuno sviluppo. In contrada Cubba i lavori sono scattati sei mesi fa, e dovrebbero concludersi nell’estate del 2019.
Il colosso Humanitas spa è proprietario della quasi totalità delle quote di Humanitas centro catanese di oncologia. Il resto delle azioni, come risulta dai documenti, è di Concetta Tosto e Corrado D’Arrigo. Rozzano, in provincia di Milano, è il quartier generale della casa madre, che fa capo all’industriale Gianfelice Rocca. Esponente di una generazione sotto il cui controllo c’è un vero e proprio impero, sparso tra l’Italia e l’America latina. La società lombarda tra i suoi azionisti ha la Humanitas Mirasole, a cui fa capo un istituto clinico proprio a Rozzano. C’è poi l’olandese Claude Montana Bv, la Bootes srl e la Teur spa. Azienda, quest’ultima, che possiede la fetta più grossa delle azioni di Humanitas. L’identità di chi siede nel consiglio d’amministrazione del colosso della sanità privata non è un mistero. Tra i consiglieri c’è il nuovo presidente del Milan Paolo Scaroni e con lui Diana Bracco, ex vicepresidente di Confidustria con un passato alla guida di Expo 2015, nei giorni scorsi condannata in Appello a un anno e nove mesi per una presunta frode fiscale da un milione di euro. Per i Rocca la sanità è però soltanto una piccola parte dell’impero. Come raccontato da l’Espresso, Gianfelice Rocca presiede la holding lussemburghese San Faustin e il gruppo industriale italo-argentino Techint. Leader nel settore minerario e con un fatturato di quasi 30 miliardi di dollari.