I soldi sono davvero finiti: in una lettera al governo Lega-M5s il primo cittadino etneo lo mette nero su bianco. Evocando anche uno scenario da incubo per la città di Catania. Serve al più presto il contributo straordinario chiesto da mesi
Dissesto, l’ultima preghiera del sindaco Pogliese A Di Maio e Salvini: «10mila famiglie a rischio»
Il tempo è scaduto. Ne prende atto il sindaco Salvo Pogliese, giocandosi l’ultima carta prima dell’inevitabile dichiarazione di dissesto finanziario per il Comune di Catania. L’aiuto promesso a Ferragosto dal ministro Matteo Salvini non si è ancora visto. Senza di quello, come ampiamente illustrato dal vicesindaco e assessore al Bilancio Roberto Bonaccorsi in una intervista a MeridioNews, anche presentare un nuovo piano di riequilibrio non avrebbe senso. Prima ancora dei debito, lo scoglio insormontabile – lo dice chiaramente Pogliese in una lettera-preghiera indirizzata al presidente del Consiglio Giuseppe Conte e ai due vice Luigi Di Maio e, appunto, Salvini – è la crisi di liquidità.
L’ancora dell’anticipazione di cassa era già quasi del tutto evaporata prima dell’insediamento dell’amministrazione di centrodestra: «Sono state intraprese interlocuzioni – ricorda il primo cittadino etneo – con autorevoli rappresentanti dell’esecutivo nazionale, trovando sempre attenzione e disponibilità, affinché il Comune di Catania potesse usufruire di un contributo straordinario per riequilibrare il bilancio gravato da un miliardo e 600 milioni di debiti e fare fronte alla gravissima crisi di liquidità, visto che l’anticipazione di cassa annuale di 188 milioni era già stata pressoché esaurita alla data dell’insediamento della nuova Amministrazione».
Dal punto di vista di Pogliese, è il contributo lo step decisivo per il «percorso di responsabilità» che il Comune avrebbe iniziato al fine di rientrare dalla crisi economica. Le altre tappe sono state, finora, il ricorso in appello alle sezioni riunite della Corte dei Conti di Roma contro la dichiarazione di dissesto, ma anche la delibera del Consiglio con la manovrina correttiva da 449 milioni di euro, al fine di far «rientrare nell’alveo della veridicità i documenti contabili del Comune» adottando le misure richieste dai magistrati contabili di Palermo.
In sintesi: abbiamo fatto il possibile, adesso l’unica cosa che servono sono i soldi. Altrimenti «giocoforza saremo costretti a prendere tempestivamente atto del default». Quanto già ingiunto dalla Corte dei conti a luglio. A giorni dovranno pagarsi gli stipendi dei migliaia di dipendenti, fra Comune e partecipate: «L’imminente scadenza – scrive ancora Pogliese – ci vede costretti a fare fronte alle necessità sopra elencate (aggravate dai rinvii ai pagamenti dei mesi scorsi a cui non si è potuto ottemperare) senza che materialmente, però, si possa dare seguito a nessuna delle obbligazioni».
Lo scenario che il sindaco di Catania prospetta ai vertici del governo Lega-M5s è da incubo: «Tra impiegati diretti, delle partecipate e dell’indotto, l’ente interessa circa 10mila famiglie, che chiedono legittimamente di avere onorati gli impegni della Pubblica Amministrazione». Un intero pezzo di città, considerando anche le aziende creditrici, dovrebbe fronteggiare perdite finanziarie enormi: «Per questo vi reiteriamo – conclude Pogliese – un improcrastinabile e urgentissimo vostro pronunciamento di sostegno finanziario straordinario, che eviti i gravissimi rischi di un inevitabile default del Comune di Catania».