Sky Arte a Palermo: due giorni di cultura, file ed emozioni Toscani: «La tecnologia resta più lenta dell’immaginazione»

Sarà che era tutto gratis, sarà che i volti noti attirano sempre, sarà che di questi tempi la cultura a Palermo tira parecchio. Ma di certo era difficile immaginare che il festival organizzato dal canale digitale Sky Arte nel weekend appena trascorso riuscisse a fare ovunque il tutto esaurito. Due giorni di incontri ed eventi dedicati all’arte e alla cultura – allo Spasimo, al teatro Garibaldi, all’Orto Botanico, al Massimo – che hanno riscontrato l’apprezzamento dei tanti palermitani che sono accorsi. Quando non è un segnale di disorganizzazione, la fila è sinonimo di successo. E in effetti l’impeccabile pianificazione della piattaforma televisiva non ha avuto sbavature, se non qualche lievissimo ritardo (perdonabilissimo, visti gli standard siciliani). 

La due giorni culturale si è aperta venerdì sera con quello che probabilmente è stato l’evento più atteso: Dario Brunori, in arte Brunori SAS, si è esibito al teatro Al Massimo in uno speciale spettacolo dedicato ad uno dei lavori più celebri di Lucio Dalla, il capolavoro Come è profondo il mare. Lo spettacolo si sarebbe dovuto inizialmente tenere al complesso monumentale dello Spasimo, ma è stato frettolosamente spostato al coperto a causa delle avverse condizioni metereologiche. Il cantautore calabro, visivamente emozionato per l’arduo confronto artistico, ha ammesso sullo stesso palco di considerare Lucio Dalla un vero mostro sacro della musica italiana a cui rimane molto legato. Spazzata via con una battuta ironica l’evidente apprensione, ha messo in scena un tributo interamente dedicato al cantautore bolognese, riservando solo alla seconda metà dello spettacolo l’esibizione di alcuni suoi cavalli di battaglia tra cui Come stai, uno dei singoli d’esordio datato 2009. Per l’occasione ad accompagnarlo una piccola orchestra formata da musicisti palermitani del Brass Group, insieme alla compagna Simona Marrazzo (cori e percussioni) e la consueta band.

Come è profondo il mare è un album che ha cambiato le sorti della musica italiana, solo otto canzoni unite da un filo conduttore sottile e profondo. «Sono tutte storie di poveri cristi» ha spiegato lo stesso Brunori sul palco del teatro strapieno. Un tema a lui molto caro, se si considera che Poveri Cristi è proprio il titolo del suo secondo album. Il concerto ha però diviso in due il pubblico, che ha avvertito un vago senso di tristezza nell’ascoltare i successi del fortunato album di Lucio Dalla cantati dalla voce di Brunori. Estensione vocale e doti canore non certo facili con cui confrontarsi, ma come dichiarato ironicamente durante lo spettacolo dallo stesso Brunori, che con questa battuta ha strappato una risata al pubblico: «Bisogna pur ucciderli questi mostri sacri, per rendersi conto che canto meglio io».

Protagonisti della due giorni anche gli Afterhours, che a Palermo si sono presentati in versione ridotta. Manuel Agnelli – cantante e fondatore della band – e Rodrigo D’Erasmo hanno raccontato i 30 anni di uno dei gruppi più importanti del rock italiano. «Ai nostri esordi non volevamo essere strani a tutti i costi – ha detto Manuel Agnelli in un talk col giornalista Massimo Cotto – ma volevamo provocare reazioni. Meglio suscitare odio, anche se questa cosa, almeno all’inizio, ci ha fatto trombare molto poco. A me la musica ha permesso di esprimermi, anche in maniera violenta. Ma mi ha tolto qualcosa, ad esempio la possibilità di coltivare meglio i rapporti con la famiglia e gli amici».

In ogni caso Agnelli, che in tv quasi si crogiola nel suo ruolo di antipatico e dal vivo tende a rimarcare questo lato di carattere, è ben poca cosa in questo senso rispetto a un provocatore creativo come Oliviero Toscani. Che nella sua ora di “lezione” ha parlato per aforismi come il Nietzsche di Al di là del bene e del male. «La tecnologia sarà sempre più letta dell’immaginazione – ha affermato con tono spiccio il celebre fotografo – Quando avevo 20 anni non ci fidavamo di chi aveva più di 30 anni, qui invece i giovani chiedono un selfie a me, un vecchio di 76 anni. L’arte, se si limita alla forma, resta sempre mediocre. La fotografia è la memoria storica dell’umanità. Oggi si crede più all’immagine che alla realtà. L’arte serve al potere per potersi imporre e il potere serve all’arte per potersi esprimere».

Molto apprezzata, poi, la lettura teatrale di Rosa Balistreri da parte dell’attrice palermitana Isabella Ragonese. Ma in mezzo a tanta musica, tanta cultura e tanta arte, forse l’appuntamento che ha suscitato più consensi è stato il confronto tra Pif e Geppi Cucciari. Se il palermitano tuttofare si è confermato simpatico è stata però la comica sarda a strappare numerose risate. Una chiacchierata tra i due spesso improvvisata («cos’è, un accertamento fiscale questa intervista?» dice Geppi all’ennesima domanda di Pif sulla continuità territoriale e gli sconti sugli aerei per i sardi) ma capace anche di regalare qualche suggestione. Come quando Pif non rinuncia a una frecciata nei confronti di Salvini, pur non nominandolo: «Se in Sicilia avessimo avuto qualcuno che diceva prima i siciliani non avremmo avuto la cassata. Io dico: restiamo umani, e dunque siciliani».


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