Fabrizio Meli, biologo catanese e guida ambientale escursionistica, ha fotografato alcuni giorni fa i graffiti che sono stati realizzati al valico di Acqua rocca degli Zappini, sulla Valle del bove. Guarda le foto
Etna, writer imbrattano il belvedere di Acqua rocca «Un fatto simile anche in montagna è inaccettabile»
Lasciano senza parole le fotografie postate un paio di giorni fa sui social network da Fabrizio Meli, biologo catanese e guida ambientale escursionistica. Le immagini parlano chiaro: uno dei più bei scorci dei paesaggi etnei, conosciuto e frequentato da numerosi appassionati di trekking e amanti della montagna, deturpato e vandalizzato da scritte a opera di writer armati di bombolette spray. Ci troviamo al valico di Acqua rocca degli Zappini, un bellissimo belvedere naturale che si apre sulla Valle del Bove, nel versante sud-orientale dell’Etna. Fabrizio si trovava in escursione proprio in quella zona quando si è accorto dei vistosi segni bianchi e viola lasciati sulle rocce. Oltre alle rocce, i graffiti hanno deturpato anche un dicco, una particolare struttura geologica caratteristica dell’area.
«Conosco abbastanza bene questo territorio, ci passo molto spesso quando ho dei gruppi e sono rimasto letteralmente senza parole», afferma Fabrizio Meli, autore degli scatti e del post su Facebook. Subito, in rete non si sono fatti attendere i commenti increduli e furiosi di chi condannava il gesto come un incivile atto barbarico. Del resto, se già queste azioni sono piuttosto fastidiose nelle aree urbane, figuriamoci come possono essere giudicate in un ambiente come quello della montagna, dove mai nessuno si aspetterebbe di trovare segni del genere. «Qualcosa è successo tempo fa anche alla Grotta del Gelo: su una delle pareti sono state trovate delle scritte», continua Fabrizio che del vulcano è un assiduo frequentatore. «Assistere a un fenomeno del genere anche in ambito montano, in un’area protetta di così grande importanza a livello scientifico e geologico e per di più Patrimonio Unesco, è inaccettabile. Questo è il segnale non solo di una frequentazione della montagna da parte di persone non educate ma è anche legato a una mancanza di adeguata sorveglianza», conclude la guida ambientale.