Un affidamento per la Energeticambiente di Milano, il cui amministratore è indagato a Ravenna. Ma anche la raccolta dell'amianto alla Meta Service, coinvolta in un'indagine di 'ndrangheta. Ecco chi gestirà la nettezza urbana assieme all'azienda capofila
Parte il nuovo corso dei rifiuti, due società con Dusty Dal subappalto alle inchieste fra Calabria e Romagna
L’appalto per la pulizia e la raccolta dei rifiuti a Catania si divide in più parti. Quella più consistente resterà comunque in mano all’etnea Dusty ma, sulla scena, ci saranno anche una società di Rozzano, in provincia di Milano, e un’altra di San Giovanni La Punta. Al centro di tutto la gara ponte da 18 milioni di euro per una durata, salvo proroghe, di 130 giorni. Poco più di quattro mesi iniziati nella nottata appena trascorsa. L’obiettivo finale non ammette errori e impone di fare dimenticare le tante ombre della gestione precedente. La collaborazione più importante sarà quella con la lombarda Energeticambiente, come stabilito da un subappalto da poco più di quattro milioni di euro. Per la raccolta dell’amianto ci sarà invece l’ausilio della Meta Service. Due aziende note nel settore ambientale, i cui vertici sono finiti sotto i riflettori dei magistrati sull’asse Ravenna-Reggio Calabria.
L’azienda lombarda è una controllata al 100 per cento dalla più nota
Aimeri, attiva in diversi Comuni siciliani, società appartenente al colosso privato dei rifiuti Biancamano. Il subappalto con Dusty, ratificato lo scorso 5 settembre, è stato firmato dall’imprenditore Davide Bianchi, 37enne originario di Imperia e presidente del consiglio d’amministrazione di Energeticambiente. Le mansioni riguardano la «raccolta, trasporto e gestione dei rifiuti» nella sesta circoscrizione. Mentre nel resto della città, salvo alcune clausole, si occuperà «del servizio di spazzamento meccanizzato». La formalizzazione del subappalto, con tutte gli accertamenti del caso affidati alla stazione appaltante, è stato reso pubblico il 13 settembre attraverso un provvedimento della direzione Ambiente. Il lavoro dei funzionari comunali sarebbe iniziato già prima dell’accordo tra Dusty e Bianchi. Una corsa contro il tempo, utile a superare una disposizione del codice degli appalti secondo cui il deposito del contratto di subappalto debba avvenire «almeno venti giorni prima della data di effettivo inizio dell’esecuzione delle relative prestazioni».
Energeticambiente era stata inserita da Dusty in una rosa di nomi di possibili subappaltatori fin dal 14 giugno. Giorni in cui veniva presentata l’offerta economica per la gara da 18 milioni. Come si legge nel documento, la società etnea dichiarava di volere «eventualmente subappaltare tutti i servizi (nel limite massimo del 30 per cento) fatta eccezione per i rifiuti contenenti amianto». Subito dopo, nero su bianco, la rosa delle aziende: Green Team, Airone società cooperativa, Pianeta Ambiente ed Energeticambiente.
Bianchi insieme ad altre tre persone è finito
indagato in Emilia Romagna a maggio del 2016. L’accusa è quella di interruzione di pubblico servizio nell’ambito di un’inchiesta dei carabinieri del reparto operativo di Ravenna. Il tema sono sempre i rifiuti e, nello specifico, la gara d’appalto biennale da 40 milioni di euro per la raccolta della spazzatura nel capoluogo. Secondo gli inquirenti la società consortile Ambiente 2.0, con all’interno Aimeri, avrebbe saputo di non essere in grado di garantire il servizio e, nonostante tutto, non si sarebbe tirata indietro per non perdere la commessa. Da qui, almeno secondo l’accusa, il caos rifiuti a Ravenna. Qualche anno prima, a marzo 2011, Bianchi, insieme al padre Luigi, viene rinviato a giudizio nell’ambito di un’inchiesta sulla discarica di Ponticelli, zona periferica nel territorio di Napoli. In seguito però vengono entrambi assolti con la formula perché «il fatto non sussiste».
Ad occuparsi dell’amianto, invece, sarà la
Meta Service di San Giovanni la Punta. È la fine del 2017 quando l’azienda, insieme ad altre 18 compagini societarie, finisce sotto i riflettori dell’operazione Metauros sul controllo del ciclo dei rifiuti a Gioia Tauro, in Calabria, da parte della ‘ndrangheta. Oltre a sette fermi, indiziati a vario titolo di appartenenza alla cosca dei Piromalli, viene emesso un decreto di sequestro preventivo separato firmato dalla Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria. In elenco anche la società di compostaggio Raco srl, anche questa dello stesso proprietario di Meta Service ma con sede a Belpasso. Secondo gli investigatori, dietro l’impianto di depurazione di Gioia Tauro, si sarebbe celato un illecito smaltimento di rifiuti con la presunta complicità di aziende ritenute compiacenti.
Riceviamo e pubblichiamo da Dusty srl:
Si evidenzia che il servizio di igiene urbana nel Comune di Catania viene gestito da Dusty. Impresa nei cui confronti nessun sospetto circa la contiguità con ambienti criminali può neppure lontanamente ventilarsi. Si precisa altresì che le imprese Energeticambiente e Meta Service – rispettivamente individuate quale subappaltatrice la prima, e ausiliaria, ai sensi dell’art. 89 del Codice dei Contratti, la seconda-, sono ditte iscritte nella white list della Prefettura territorialmente competente e nei loro confronti non sussiste alcuna condizione ostativa alla partecipazione alle gare nonché all’affidamento di commesse pubbliche.
Riceviamo e pubblichiamo da Meta service e Raco srl:
La Meta Service srl non ha mai avuto alcun coinvolgimento in indagini aventi ad oggetto organizzazioni criminali, riconducibili alla ‘ndragheta o ad altri organismi criminali, comunque denominati e non è finita sotto i riflettori di operazioni aventi ad oggetto il controllo del ciclo dei rifiuti in Calabria da parte della ‘ndragheta, né ha avuto coinvolgimenti giudiziari di alcun titolo in procedimenti penali che avrebbero visto la esecuzione di sette fermi di soggetti indiziati a vario titolo di appartenenza alla cosca dei Piromalli. Le affermazioni contrarie sono non vere e frutto di un ingiustificato accostamento tra il procedimento nei confronti della organizzazione criminale citata, ed altro (numeri diversi e giudici diversi!), avente ad oggetto una tematica esclusivamente di natura ambientale quale è la destinazione, recupero o smaltimento in discarica, dei fanghi provenienti da un impianto di depurazione, materia ancora oggi dibattuta in sede scientifica istituzionale e giudiziaria.
Il sequestro cui si fa riferimento nell’articolo, che ha riguardato solo le quote societarie e non anche dell’attività aziendale, è stato immediatamente revocato dal Tribunale del Riesame di Reggio Calabria che ha escluso nei confronti dei titolari della Meta Service srl e della Raco srl la configurabilità del reato ambientale ipotizzato dalla Procura. Nessuna limitazione all’esercizio dell’attività giudiziaria e/o istituzionale è mai intervenuta nei riguardi della Meta Service né durante i pochi giorni in cui vi è stato il sequestro delle quote, né ovviamente dopo che è stata esclusa ogni ipotesi di responsabilità.
Riceviamo e pubblichiamo da Energeticambiente srl:
Davide Bianchi, in qualità di legale rappresentante di Energeticambiente srl, in riferimento all’articolo “Parte il nuovo corso dei rifiuti, due società con Dusty […]”, pubblicato il 17/09/2018, intende fornire precisazioni relative ai contenuti narrati in quanto presentati in modo da pregiudicare la propria immagine e quella della società, non coinvolta in alcuno dei procedimenti menzionati, ma che viceversa, in presenza dei presupposti di legge ed in assenza di ostatività di sorta, si è aggiudicata l’affidamento del subappalto del servizio per il comprensorio catanese. In particolare, si evidenziano due passaggi: per quanto riguarda il primo passaggio, quello relativo ai fatti di Ravenna del maggio 2016 sono a evidenziare che le indagini avviate, che riguardano altri soggetti giuridici non coinvolti nel presente appalto, sono un atto dovuto della magistratura, alla quale lo scrivente ha presentato ampia documentazione e indicato persone informate sui fatti al fine di contestare la fondatezza delle generiche accuse mosse; tali difese sono ad oggi al vaglio della magistratura e auspicabilmente condurranno alla definizione favorevole dello stesso.
Per quanto riguarda il secondo passaggio, quello relativo alla discarica Ponticelli, è sufficiente sottolineare che la stessa, realmente collocata a Imperia (Liguria) venga invece indicata nell’articolo redatto come discarica del territorio napoletano, evidenziando la mancata reale conoscenza dei fatti narrati che risultano errati e fuorvianti. Nell’articolo inoltre viene omesso di specificare che è stata la stessa procura imperiese a richiedere l’emissione di sentenza di assoluzione con la più ampia formula liberatoria: “Assoluzione perché il fatto non sussiste”. Lo scrivente ritiene questi passaggi fondamentali alla lettura dell’articolo, passaggi senza i quali lo stesso appare una manifesta manovra diffamatoria atta a gettare discredito in modo del tutto gratuito sulla società, che non è coinvolta nei fatti narrati e sul suo rappresentante assolto con formula piena. Assoluzione per la quale lo scrivente ritiene infine di potere godere del diritto all’oblio, per fatti che risalgono a molti anni addietro e per i quali non è stata emessa alcuna sentenza di colpevolezza.