L'episodio è successo ieri pomeriggio davanti al centro d'accoglienza del paese agrigentino. L'aggressore è Silvio Cufffaro, che in passato è sfuggito a un agguato. «Altre volte aveva insultato i ragazzi», spiega il responsabile della comunità
Raffadali, pregiudicato aggredisce un 16enne tunisino «Torna a casa tua». Ma carabinieri escludono razzismo
Una sportellata in faccia, una ginocchiata nei testicoli, pugni e schiaffi e la minaccia: «Bastardo, ora tornatene al tuo paese». La vittima dell’aggressione è un 16enne tunisino ospite di una comunità per minori di Raffadali, giunto circa un anno fa sulle coste dell’Agrigentino. A denunciare ai carabinieri e pubblicamente l’episodio, avvenuto ieri pomeriggio intorno alle quattro nei pressi della struttura di accoglienza, è stato Giovanni Mossuto, responsabile della cooperativa La mano di Francesco che gestisce il centro ed ex vicesindaco della vicina Favara, secondo cui all’origine del gesto c’è un movente razzista.
«L’aggressore – racconta a MeridioNews – ha avvicinato il ragazzo con l’auto, e quando è stato alla sua portata gli ha sferrato un colpo di sportello in faccia, poi è sceso e lo ha preso a calci e pugni, minacciandolo di tornare al suo Paese». La prognosi indicata dai medici del pronto soccorso è di cinque giorni. Indagano i carabinieri di Raffadali che sui motivi dell’aggressione vogliono fare chiarezza, perché al momento «escludono l’odio razziale».
L’aggressore è Silvio Cuffaro, pregiudicato 46enne che in passato è scampato a un agguato ed è stato a processo, poi assolto, per l’omicidio di Maurizio Giglione. Uno dei fratelli di Cuffaro (solo omonimo dell’attuale sindaco di Raffadali, fratello di Totò Cuffaro) è stato vittima di lupara bianca. Secondo quanto ricostruito dai carabinieri, il giovane tunisino avrebbe avuto «una diatriba per futili motivi» con uno dei figli dell’aggressore. Da questo episodio, che i carabinieri definiscono «piccolo litigio tra ragazzini», sarebbe maturata la reazione del genitore che sarebbe andato a cercare il migrante.
«Dieci giorni fa – racconta un operatore della comunità che era presente ieri pomeriggio – i ragazzi si sono lamentati con l’uomo e con la figlia perché spesso lasciano liberi in strada due grossi pitbull di cui hanno paura. Questo è l’unico recente episodio che ci risulta». Non sarebbe invece la prima volta che l’uomo, che lavora prestando un servizio di pubblica utilità e abita nei pressi della comunità di accoglienza, se la prende con i minori ospiti della struttura.
«Ci sono stati nel recente passato episodi di aggressione verbale, insulti razzisti da parte di questa persona a diversi giovani migranti – racconta Mossuto – e li abbiamo segnalati oralmente ai carabinieri di Raffadali, al sindaco e ai tutori». Il primo cittadino Silvio Cuffaro conferma gli episodi precedenti, ma precisa che «ha aggredito verbalmente diversi concittadini, anche non stranieri. È un soggetto difficile e riceviamo molte lamentele sul suo conto». Recentemente a farne le spese sarebbe stato anche un barista, colpevole di aver venduto una birra al fratello, affetto da una malattia, del 46enne.
Intanto nel centro di accoglienza che ospita nove minori stranieri regna un clima di paura. «Quello che è successo – continua il responsabile – è figlio del clima di odio generale che, nei soggetti meno attrezzati dal punto di vista culturale, fa scattare reazioni ingiustificabili. I ragazzi avvertono questa atmosfera e, a maggior ragione dopo quanto successo ieri, hanno paura. Nelle ultime ore – conclude – stiamo valutando se trasferire altrove la comunità, anche se Raffadali, al di là di questo episodio, ha sempre dimostrato grande accoglienza».