Rifiuti, Tar sospende ultimatum di Musumeci ai Comuni Ma lo stop vale solo per eventuale decadenza dei sindaci

Rimarranno in carica i sindaci dei Comuni che non rispetteranno l’ultimatum della Regione in tema di rifiuti, e cioè l’obbligo di siglare contratti con le aziende per portare fuori dalla Sicilia i rifiuti in eccedenza (cioè l’indifferenziata oltre la percentuale del 70 per cento). Lo ha deciso il Tar che ha accolto la richiesta del Comune di Palermo. Ma la bocciatura per il governo Musumeci è ristretta solo all’ipotesi di decadenza della giunta. Resta infatti intatto l’obbligo di sottoscrivere i contratti entro il 31 luglio, cambia solo l’eventuale sanzione: i sindaci rimarranno al loro posto, ma la Regione potrà, essendo in suo potere, nominare un commissario che si sostituirà al primo cittadino limitatamente alle azioni necessarie per esportare i rifiuti.

A inizio luglio il presidente Musumeci aveva emanato un’ordinanza che metteva con le spalle al muro tutti i Comuni che, a giugno 2018, non avessero superato la soglia del 30 per cento di differenziata. Per questi scattava l’obbligo di siglare il contratto per l’esportazione dei rifiuti con una delle ditte che hanno risposto alla manifestazione d’interessa della stessa Regione (ecco chi sono). Spedizioni che dovrebbero partire dal 1 ottobre. Contro il provvedimento, il sindaco di Palermo Leoluca Orlando ha presentato ricorso al Tar che oggi si è dunque espresso.

«Il provvedimento impugnato – scrive il presidente della prima sezione, Calogero Ferlisi – impone doverosamente ai Comuni che non abbiano raggiunto la soglia di raccolta differenziata di almeno il 30% di attivarsi immediatamente. Nel doveroso bilanciamento dei contrapposti interessi delle parti in causa, la misura cautelare interinale chiesta dal Comune può essere concessa ai soli e limitati fini della sospensione della drastica comminatoria della “decadenza” degli organi comunali, ferma, viceversa, l’efficacia di ogni altra disposizione impartita con l’ordinanza impugnata». 

Secondo il Tar, dal fatto che i sindaci inadempienti restino in carica, «non sembra possa derivare alcun serio inconveniente per l’amministrazione regionale». Anzi, continua il tribunale amministrativo, «l’amministrazione regionale ben potrà, tramite i nominandi commissari, disporre tutte le misure ritenute più appropriate per realizzare, in sostituzione dei Comuni inadempienti, gli obiettivi perseguiti
dall’ordinanza impugnata». Al contrario, invece, si legge ancora nell’ordinanza, «la prevista decadenza degli organi comunali potrebbe, verosimilmente, determinare una gravissima situazione di conflitto istituzionale e amministrativo, tale da pregiudicare, comunque, il raggiungimento di quegli stessi obiettivi ragionevolmente e legittimamente perseguiti dall’ordinanza impugnata».

Insomma, i sindaci dei Comuni dove la differenziata latita – in prima fila quelli delle tre città metropolitane, Orlando a Palermo, Salvo Pogliese a Catania e Cateno De Luca a Messina – possono tirare un sospiro di sollievo rispetto al loro mandato. Ma restano intatti i tempi brevissimi per rispettare l’ordinanza del governo Musumeci. «Il quadro che di delinea – commenta Orlando, anche nella veste di presidente dell’Anci Sicilia – conferma la necessità di un piano organico e complessivo di impiantistica pubblica regionale, afferente tutti i settori della raccolta dei rifiuti e conferma l’importanza della differenziata e del suo potenziamento, per il quale credo che sia massimo l’impegno di tutti i sindaci siciliani. Solo così potremo finalmente uscire da quello stato di calamità istituzionale creato dalle carenze e dai ritardi della struttura regionale negli ultimi venti anni».


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