È dedicata all'eroina catanese Giuseppa Bolognara la rappresentazione che chiude il quinto anno del laboratorio sulla commedia dell'arte della regista nissena Marzia Ciulla. «Mi piace raccontare donne combattive e determinanti», spiega
Peppa ‘a Cannunera rivisitata in chiave comica Oggi e domani lo spettacolo in piazza Maravigna
«Si dice sempre che dietro ogni uomo c’è una grande donna. Le nostre grandi donne le abbiamo avute e la memoria, in questo momento storico, è il segreto per uscire dal populismo e da una visione distorta della realtà». Marzia Ciulla, attrice, trainer e regista nissena, la storia ama raccontarla, soprattutto attraverso le figure femminili da cui abbiamo tanto da imparare: «Serve ricordare da dove veniamo, quello che è successo va riportato in vita, non tanto per insegnare, ma per poter crescere e migliorare il nostro modo di affrontare la vita».
Dopo aver portato in scena la storia di Gammazita, quest’anno, assieme gli undici ragazzi – dai 16 ai 37 anni – che hanno partecipato al Laboratorio di commedia dell’arte, Marzia Ciulla ha scelto di rivisitare in chiave comica la storica vicenda dell’eroina catanese Giuseppa Bolognara, nota come Peppa, vissuta ai tempi dell’assedio dei Borboni. «Una donna può fare la differenza, con pochi mezzi e senza partecipare a giochi politici e istituzionali – spiega Marzia Ciulla a fine prove. Sono anni che penso di mettere in scena la storia di Peppa ‘a Cannunera, che ho sempre trovato abbastanza complessa, visto che parla di un momento storico molto complicato».
Lo spettacolo della Compagnia Malerba, promosso dall’associazione culturale Gammazita, andrà in scena oggi alle 21 e domani allo stesso orario al cortile Pace di piazza Maravigna, chiudendo il quinto anno del laboratorio sulla commedia dell’arte condotto da Ciulla, che ha notato un avanzamento di livello sia dal punto di vista formativo che da parte del gruppo coinvolto. «È stato molto divertente, anche perché ho deciso di uscire dal cliché della Mandragola per entrare in una nuova situazione. Non ci sono innamorati, non c’è il solito plot narrativo, ma tanta sperimentazione. Il mio linguaggio è quello della commedia dell’arte, che a volte personalizzo insieme ai ragazzi, mantenendo sempre gli archetipi che accomunano ogni società, in qualsiasi parte del mondo. Ho scritto un canovaccio, ma ciò che vedremo in scena è frutto di un vero lavoro laboratoriale».
Undici gli aspiranti attori, tra chi è alle prime armi e chi ha seguito il laboratorio anche durante le scorse edizioni, che si sono esercitati durante dodici incontri distribuiti in tre mesi, approfondendo lo studio sulla figura di Peppa. «Mi ha sempre affascinato, al pari di quella di Gammazita, la prima donna che si è ribellata alla società. In quel caso il periodo storico era quello dei Vespri siciliani, mentre questa volta siamo nel Risorgimento. E andando a fondo nella faccenda, non me ne vogliano gli storici, mi è sembrato di capire che in Sicilia sono stati questi due i grandi momenti di ribellione, in cui la figura femminile è sempre stata determinante e centrale». Molte le donne che in Sicilia e in varie parti d’Italia hanno dato il proprio contributo durante il Risorgimento, facendosi onore nonostante tutto. «Perché una donna che si ribella, in quel periodo storico, è considerata una poco di buono. I nostro debutto è quindi dedicato a Peppa, e in generale a tutte le donne», conclude la regista.