Un ritardo della cooperativa nella presentazione delle fatture e la sostituzione del sistema di gestione comunale hanno lasciato le operatrici igienico sanitarie senza paga per otto mesi. Oggi l'incontro con il sindaco Nino Naso. Frattanto è stato proclamato lo stato di agitazione
Paternò, senza stipendio operatrici coop Azione sociale Il sindaco: «Somme già disponibili, problema tecnico»
Da otto mesi non ricevono lo stipendio le 22 operatici della cooperativa Azione sociale, che si occupano dell’assistenza igienico personale dei 60 bambini portatori di handicap che frequentano le scuole di Paternò. Le lavoratrici sono adesso in stato di agitazione, proclamato dalla Uil. Le ragioni del ritardo nei pagamenti sarebbero diverse: in primo luogo, un mese e mezzo fa il Comune ha proceduto alla sostituzione del suo sistema operativo e gestionale: una procedura che comporta anche una adeguata formazione del personale, e che starebbe bloccando la liquidazione delle somme. Prima ancora, però, avrebbe influito un altro fattore, un ritardo «nell’emissione delle fatture da parte della cooperativa», come evidenzia l’ufficio Servizi sociali. Le fatture sarebbero poi state emesse nel periodo in cui stava avvenendo il cambio di sistema.
Nella tarda mattinata di oggi una delegazione delle operatrici si è recata al secondo piano del palazzo comunale, dove hanno sede gli uffici ai Servizi sociali, proprio per incontrare il sindaco Nino Naso, l’assessora Nancy Leotta e la responsabile dell’unità operativa Cettina Conti. I tre hanno parlato con le operatrici, rassicurandole: il Comune si sarebbe attivato già da tempo per velocizzare l’iter formativo e operativo. «Abbiamo le somme a disposizione (circa 70mila euro) per liquidare le fatture alla cooperativa Azione sociale – ha affermato il primo cittadino – non dipende da noi, ma ho sollecitato i responsabili del gestionale a fare in fretta. Lunedì – aggiunge Naso – avrò modo di avere informazioni più dettagliate».
Masticano amaro le operatrici, che però avrebbero deciso di attendere lunedì prima di inscenare ulteriori forme di protesta. «Lavoriamo solo 13 ore a settimana – dicono – e poi non prendiamo stipendi da mesi. L’anno prima le ore erano 18. Ad alcune di noi, esattamente 13 operatrici – concludono – deve ancora essere liquidata una mensilità e il Tfr dalla precedente cooperativa che gestiva il servizio». Frattanto, il sindacalista Roberto Prestigiacomo della Uil ha chiesto un incontro con il sindaco Naso e ai dirigenti del settore Servizi sociali. «A me risulta che il ritardo della coop nel presentare le fatture non corrisponda al vero. Sarebbe opportuno – dichiara – che il sindaco forzi, per cosi dire, il sistema per permettere il pagamento delle fatture emesse dalla cooperativa. La problematica – va avanti Prestigiacomo – non riguarda solo questa cooperativa, ma anche altri fornitori».
E ancora in materia assistenziale, sindaco, assessore e dirigente ai servizi sociali hanno dovuto fronteggiare un’altra problematica legata alla chiusura, inattesa, della mensa sociale La bisaccia del pellegrino, gestita dalla Caritas, dove ogni sera, da lunedì a sabato, vengono serviti circa 60 pasti caldi a cittadini italiani e stranieri. La struttura è chiusa da tre giorni e un avviso (scritto anche in lingua araba) affisso sulla porta specifica che «il servizio mensa è sospeso fino a data da destinarsi». Una situazione che ha suscitato apprensione non solo tra coloro che ne usufruiscono, ma anche tra le stesse associazioni di volontariato e singoli cittadini che ogni sera vanno alla mensa per prestare la propria opera. «Si è trattato di una chiusura momentanea – assicura l’assessore ai servizi sociali Nancy Leotta – lunedì riaprirà regolarmente i battenti. Alla base della sospensione del servizio ci sono questioni organizzative interne alla mensa».