«Non è possibile comprendere in cosa sia consistito il favore». Questa la ragione che ha portato il tribunale di Palermo a restituirgli i beni sequestrati sette anni e mezzo fa, quando era stato accusato di avere dei legami con importanti boss mafiosi, di essere un prestanome e di aver reso dei favori a Cosa nostra
Mafia, dissequestrato patrimonio di Francesco Lena «Finalmente giustizia a un imprenditore, a un padre»
«Finalmente giustizia ad un uomo, un imprenditore, un padre, Francesco Lena, che ci ha insegnato il rispetto, la forza d’animo e l’orgoglio di una vita. Sono felice». Così Stefania Lena commenta sui social la notizia del dissequestro del patrimonio del padre, Francesco Lena, accusato sette anni e mezzo fa di avere dei legami con Bernardo Provenzano e di esserne un prestanome.
Un calvario iniziato nel 2010 e che giunge definitivamente alla sua conclusione oggi. Dopo il sequestro, chiesto e ottenuto dalla procura di Palermo, il tribunale di Palermo gli dà ragione e gli restituisce tutti i beni. Torna nel suo patrimonio anche l’azienda vitivinicola Abazia Sant’Anstasia di Castelbuono.
Il nome di Lena era stato associato a boss del calibro di Bernardo Provenzano (secondo l’accusa, il defunto padrino corleonese era il vero proprietario dell’Abbazia), Salvatore Lo Piccolo, Nino Madonia e Antonino Rotolo. Si partiva da alcune intercettazioni in cui i boss parlavano di favori resi da Lena. Secondo il collegio, però, «non è possibile comprendere in cosa sia consistito il favore», né i pentiti hanno saputo aggiungere ulteriori elementi.