Sei milioni di euro: a tanto ammonta il patrimonio sequestrato a Carmela Milone, al marito Domenico Giuseppe Molino, e a Antonino Polito. Nel mirino l'impresa Gramey srl e la Edil Delta srl Unipersonale. Le indagini sono partite da un'estorsione a carico della ditta Presti Rosario, impegnata nella costruzione della rete fognaria
Mafia, sequestro a tre imprenditori di Barcellona Sigilli a due società impegnate in appalti pubblici
Ammonta a sei milioni di euro il valore dei beni sequestrati dai carabinieri di Barcellona Pozzo di Gotto e Direzione investigativa antimafia a carico di Carmela Milone – figlia di Filippo, referente per la consorteria mafiosa barcellonese per la zona di Gala, frazione di Barcellona – di Domenico Giuseppe Molino, marito della donna, e di Antonino Polito. Tutti già indagati nel processo scaturito dall’operazione antimafia Gotha 7. Sono accusati di intestazione fittizia e trasferimento fraudolento di beni.
Secondo la Dda peloritana, che ha chiesto il provvedimento di sequestro accordato dal gip Monica Marino, la vicenda coinvolge due società edili: la Gramey srl e L’Edil Delta srl Unipersonale. La prima sarebbe riconducibile ai coniugi Molino–Milone, fino a pochi anni fa affidataria di numerosi contratti d’appalto sia nel settore pubblico che privato, attraverso l’imposizione di sub appalti in suo favore, come strumento per portare a termine attività estorsive da parte della famiglia mafiosa dei barcellonesi. Nel 2011 fu oggetto di un’interdittiva antimafia da parte della Prefettura di Caltanissetta che portò alla revoca da parte del Comune di Gela di un appalto che era stato assegnato in un primo momento alla Gramey. La Edil Delta srl Unipersonale è invece un’impresa intestata formalmente a Antonino Polito, che non nei fatti non sarebbe stato però il titolare ma semplice dipendente. In quest’ultima azienda confluisce la Gramey srl, comprensiva di mezzi e personale.
La procura ritiene che nel 2014, la famiglia Molino-Milone, sospettando un interessamento dell’autorità giudiziaria nei confronti della ditta, anche in seguito all’operazione Gotha 5, decide di cedere tutto alla Edil Delta, compresi gli appalti in esecuzione in quel periodo per un valore di circa 300mila euro. Trasferimento che secondo la Dda è stato fatto «al solo fine di eludere beni ed appalti da eventuali misure di prevenzione patrimoniale, successivamente emesse nei confronti della citata Gramey».
Nonostante la cessione dell’azienda, le indagini di carabinieri e Dia avrebbero dimostrato che la governance di tutta l’attività è rimasta infatti nelle mani della famiglia Molino-Milone, mentre Antonino Polito ha continuato a svolgere il proprio lavoro di operaio edile senza alcun tipo di compito sotto il punto di vista gestionale e amministrativo di cui il vero coordinatore sarebbe rimasto Domenico Giuseppe Molino. A sostegno di questa tesi, durante una recente perquisizione svolta all’interno delle sedi legali ed operative delle due società sono stati trovati, tra le carte della Gramey, numerosi documenti amministrativi e contabili risalenti ad un periodo successivo alla locazione e relativi proprio all’Edil Delta. Carte di credito, corrispondenza, attestazioni per la partecipazioni ad appalti pubblici, pagamenti di fatture ed assegni firmati da Politico, che hanno confermato come il ruolo di questi fosse solo quello di facciata mentre la gestione effettiva restasse in capo ai coniugi.
Le indagini scattano dopo l’estorsione che mettono in atto dal 2006 l’ex boss Carmelo D’Amico, oggi collaboratore di giustizia, e Filippo Milone, al momento ai domiciliari, ai danni della ditta Presti Rosario srl. Forti della loro appartenenza alla famiglia dei barcellonesi, minacciando attentati e gravi ritorsioni, ottengono che venisse affidata a Domenico Molino l’assegnazione di una quota dei lavori pubblici di costruzione e sostituzione della rete fognaria di Barcellona e risanamento del torrente Longano per un valore di circa un milione e mezzo di euro complessivi. Molino, genero di Filippo Milone, ha quindi svolto parte di questi lavori al posto di Presti ricevendone i compensi.
Sotto chiave finiscono oggi anche tre terreni di proprietà della famiglia Milone a Barcellona, un appartamento mansardato a Cotronei in provincia di Crotone, quattro autocarri per lavori edili, cinque auto e un motociclo. Oltre a questi beni sono stati sequestrati tutti i rapporti finanziari e i titoli, i prodotti o altro nella disponibilità di Domenico Giuseppe Molino, del relativo nucleo familiare, e delle due imprese. A Carmela Milone è stata inoltre notificata la misura interdittiva che le vieta di esercitare imprese e ricoprire uffici direttivi di persone giuridiche per il periodo di un anno.