Aste, indagine su istituto di Catania e Caltanissetta Vendite giudiziarie sarebbero state decise a tavolino

A Catania e Caltanissetta la gestione dei beni pignorati sarebbe stata condotta in maniera illecita. Un’indagine della Procura di Caltanissetta ha portato oggi all’arresto di una persona e alla sospensione dall’esercizio del pubblico ufficio di altre tre. Il gruppo è accusato di truffa aggravata, corruzione, turbata libertà degli incanti, peculato, abuso d’ufficio e falso in atto pubblico. Al centro degli approfondimenti della Guardia di finanza nissena è finito l’Istituto vendite giudiziarie che si occupa delle vendite all’asta a Catania e Caltanissetta. Sono scattati i domiciliari per Flavio Rotondo, 30 anni, dipendente occulto dell’Istituto e figlio del cancelliere del Tribunale nisseno Orazio Rotondo. Per quest’ultimo, per Gianluca Princiotto (42enne di Messina direttore dell’Istituto) e per Umberto Amico (51enne di Caltanissetta dipendente dell’Istituto) il giudice ha disposto la sospensione.

La gestione e la vendita dei beni pignorati avviene su un portale online, ma, secondo gli investigatori, il gruppo avrebbe messo in atto diverse modalità per alterare le aste. Da una parte si sarebbero fatti consegnare denaro contante dagli acquirenti dei beni, inducendoli in errore sulla spettanza delle somme riscosse; dall’altra parte avrebbero bloccato la vendita per favorire determinati soggetti, spesso prestanome delle persone a cui il bene era stato pignorato e a cui in definitiva sarebbe stato restituito. In cambio i finanzieri avrebbero accertato diversi episodi di peculato. «In sostanza – spiega il colonnello Eugenio Bua, della Gdf – si trattava di una spartizione a tavolino».  

In alcune circostanze, gli indagati avrebbero suggerito ai proprietari a cui era stato pignorato il bene degli stratagemmi, incluso l’utilizzo di prestanome compiacenti, per tornarne in possesso, «addirittura – sottolineano i militari – arrivando a gestire personalmente, a fronte della corresponsione o comunque della promessa di utilità di vario genere, la loro partecipazione alle aste telematiche». I dipendenti dell’Istituto avrebbero poi consentito ai soggetti con cui avevano stretto l’accordo di pagare con ritardo, anziché entro le 48 ore dal termine dell’asta come previsto dalla legge, o di aprire con ritardi di cinque, sei mesi i libretti intestati alle procedure esecutive dove finivano le somme delle vendite.

Ruolo determinante sarebbe stato ricoperto da Flavio Rotondo, figlio dell’assistente giudiziario in servizio alla cancelleria delle esecuzioni mobiliari del Tribunale di Caltanissetta. Il 30enne sarebbe responsabile del reato di falso per aver coperto le irregolarità commesse dai funzionari, ricavando vantaggi da questo sistema: in particolare si sarebbe aggiudicato un’asta giudiziaria mediante l’uso di un prestanome. Al giovane vengono contestati anche diversi episodi di spaccio di hashish all’interno dell’istituto. Infine a casa del direttore Gianluca Princiotto sono stati trovati gioielli del valore di 20mila euro che erano stati pignorati nell’ambito di una procedura esecutiva al Tribunale di Caltanissetta, estinta da oltre tre anni e che, in virtù di un provvedimento dello stesso Tribunale, avrebbero dovuto essere restituiti al debitore esecutato. Secondo gli investigatori si tratta di una delle prove del reato di peculato.

L’istituto vendite giudiziarie ha carattere privato ma svolge il servizio per conto del ministero della Giustizia, in particolare ha ricevuto l’incarico dalle Corti d’Appello di Catania e Caltanissetta che adesso, con ogni probabilità e considerata la misura di sospensione dell’esercizio pubblico per i funzionari, dovrà cercare un nuovo soggetto affidatario.


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