Il pari a reti bianche rimediato allo stadio Piola rappresenta una magra consolazione per un Palermo che, se fosse stato in salute, avrebbe certamente vinto una partita ampiamente alla sua portata. Sterile possesso palla e basso indice di pericolosità confermano i problemi di una squadra che fatica a ritrovarsi
Pari a Vercelli, il bicchiere è mezzo vuoto Giocata male una gara che era da vincere
Interrotta la serie negativa dopo tre sconfitte consecutive. Zero gol subiti dopo tre gare ‘a porta aperta’ (e un totale di sette reti al passivo) ed un punto conquistato in trasferta, utile sia perché muove la classifica sia perché dà alla squadra un po’ di morale in un momento particolarmente delicato della stagione. Sembra, apparentemente, l’introduzione di un capitolo positivo nel libro rosanero scritto dagli uomini di Tedino e invece chi ha visto la gara contro la Pro Vercelli si sarà accorto che non c’è nulla o quasi nulla da salvare nel Palermo che al Piola ha pareggiato 0-0. Un pari deludente che conferma il processo involutivo di una squadra lontana anni luce dalla formazione brillante ammirata nell’ultima porzione del 2017.
Non abbiamo la controprova ma è facile immaginare che il Palermo capolista al termine del girone di andata ieri non avrebbe avuto problemi ad imporsi sulla terzultima in classifica. Avversario dignitoso (senza punti di contatto, ovviamente, con l’exploit del club che tra il 1908 e il 1922 conquistò sette scudetti) ma con evidenti limiti e qualitativamente inferiore rispetto a quella che, almeno sulla carta, è una big di questo campionato. Il nuovo Palermo, quello che a febbraio non si è ancora ripreso dalla lunga sosta, ha avuto la ‘capacità’ di non vincere una partita ampiamente alla portata contro una Pro Vercelli in salute (i piemontesi, che all’andata diedero del filo da torcere ai rosa, hanno ottenuto il terzo 0-0 consecutivo e il quinto risultato utile di fila) ma vulnerabile se attaccata con intensità e convinzione. La trasferta in terra piemontese, in uno stadio in cui il Palermo ha fatto il suo esordio assoluto in serie A (nel settembre 1932) e in cui non giocava dal dicembre 1939, doveva dare delle risposte sulle condizioni dei rosanero reduci da una settimana di ritiro a Coccaglio e queste risposte sono arrivate. Ecco il responso: in Lombardia la compagine di Tedino magari si sarà ricompattata ma, nonostante gli stimoli dello staff tecnico e le sollecitazioni di Zamparini, non è affatto guarita. I segnali, in relazione soprattutto alla prova fornita, sono preoccupanti.
La netta supremazia territoriale esercitata nell’arco dei novanta minuti non basta ad assolvere un Palermo che avrebbe dovuto e potuto fare molto di più. I rosa, schierati oggi con la difesa a quattro, hanno tenuto il pallino del gioco in mano ma un possesso palla è produttivo nel momento in cui trova uno sbocco e una finalizzazione. Se si sviluppa per vie orizzontali e costantemente sotto ritmo non porta da nessuna parte. Due sole vere occasioni da gol create (un colpo di testa di poco alto di Moreo entrato al 10’ della ripresa al posto di Coronado e, nel recupero, un’insidiosa conclusione di destro di Trajkovski deviata in angolo dal portiere Pigliacelli) sono spie del malfunzionamento di una macchina che fatica a produrre palle gol e che, tra episodi sfortunati (nel finale non è stato fischiato un rigore agli ospiti per una trattenuta di Mammarella ai danni di Moreo) e calo di forma dei principali uomini deputati alla fase offensiva (su tutti un Nestorovski ancora poco incisivo anche se – va detto – riceve pochi palloni giocabili), stenta ad alzare il proprio indice di pericolosità.
Le lacune – e questo è un altro campanello d’allarme – riguardano anche la personalità. Il Palermo ha i mezzi per invertire il trend negativo e dare una svolta al proprio cammino ma a Vercelli non ha giocato con quella grinta e quella combattività che dovrebbero avere le squadre spinte dalla irrefrenabile voglia di uscire dal tunnel della crisi. La responsabilità è anche di Tedino che, al di là di alcune scelte discutibili (perché non dare spazio in attacco, anche per uno spezzone, ad uno come La Gumina che sente la porta e che può essere utile con la sua freschezza? E perché schierare Coronado di fatto come esterno sinistro di centrocampo sapendo che il brasiliano può spostare gli equilibri se agisce a ridosso delle punte o comunque in una posizione più centrale?) in questa fase sembra essere uscito dalla testa dei giocatori. Nella quale era entrato nel girone di andata svolgendo un ottimo lavoro sul piano motivazionale.
Non è questo il Palermo di Tedino. Squadra in affanno, allo stato attuale, anche dal punto di vista della condizione atletica come dimostra il fatto che i rosanero corrono meno di prima (alta la percentuale di palloni persi o di palloni sui quali arrivano una frazione di ritardo rispetto all’avversario) e corrono male. Senza, cioè, un’idea di gioco e senza l’atteggiamento tipico di chi, consapevole di attraversare un periodo complicato, vuole ‘spaccare il mondo’ facendo il possibile per superare le difficoltà. E i risultati di Empoli (che ha pareggiato in extremis sul campo del Cittadella) e Frosinone (sconfitto in casa dal Perugia) confermano che il pari soporifero rimediato sul sintetico dello stadio Piola ha per il Palermo, raggiunto a quota 44 punti dal Bari, il sapore dell’occasione sprecata.