Un'interrogazione è stata depositata a Palazzo dei Normanni da due deputati di Diventerà bellissima. «I cittadini sono preoccupati per questa ipotesi», sostiene il firmatario Giuseppe Zitelli. Un esperto spiega però a MeridioNews che «sui rischi legati a questo metallo non ci sono evidenze scientifiche»
Vanadio nell’acqua a Maletto? Vicenda finisce all’Ars Sindaco: «Querelerò chiunque crei inutili allarmismi»
La presunta alta concentrazione di vanadio nelle acque potabili del comune di Maletto, in provincia di Catania, è diventato il tema di una interrogazione parlamentare depositata all’Ars dai due deputati di Diventerà bellissima, Giuseppe Zitelli e Giorgio Assenza. «Ho parlato con alcuni cittadini di Maletto preoccupati per questa ipotesi e, senza voler creare allarmismi, ho agito per verificare se i valori rientrano nella norma – spiega Zitelli a MeridioNews – così da poter poi tranquillizzare i residenti».
«All’Arpa di Catania non è registrata alcuna analisi di prova dell’acqua consumata a Maletto, mentre forti sono i sospetti – sostiene Zitelli – che questa contenga vanadio ben al di sopra della soglia ritenuta non nociva di 50 microgrammi per litro. Se tutto ciò si accosta all’aspetto torbido e al colorito paglierino notato dai malettesi nell’acqua che esce da loro rubinetti – sottolinea il deputato – e si fa mente locale sull’aumento dell’incidenza di malattie tiroidali sul territorio, diventa evidente l’urgenza di un controllo immediato di tutte le sorgenti e dei pozzi utilizzati dal comune».
I due deputati fanno riferimento anche a una ordinanza del sindaco di Maletto, Salvatore Barbagiovanni, emanata nel maggio 2017, in merito al superamento di valori nelle riserve idriche per uso potabile provenienti da Poggio Monaco rispetto a un gruppo di batteri, i coliformi totali. Il pozzo di Poggio Monaco, che si trova sull’Etna a 1200 metri di quota, è stato inaugurato circa 35 anni fa. Fornisce molta acqua e scende per tutta la parte occidentale della montagna. I 3.826 abitanti del comune etneo più ad alta quota prima erano forniti dal consorzio Sollazzo, da alcuni comuni dell’Ennese e dal lago Trearie nel Parco dei Nebrodi. Circa cinque anni fa, inoltre, è stata aperta una nuova condotta in contrada Perdipesce. Che finisce nelle vasche del Comune per poi arrivare direttamente nei rubinetti delle abitazioni.
«Il pozzo di Poggio Monaco – precisa il primo cittadino di Maletto a MeridioNews – serve solo a fornire acqua per uso agricolo e non c’entra nulla con l’acquedotto cittadino che fa riferimento esclusivamente al pozzo Perdipesce. Nel nostro Comune – sottolinea Barbagiovanni – facciamo le analisi periodicamente, rispettando le normative vigenti, comunichiamo con l’Asp e rendiamo pubblici i risultati degli esami nei quali non c’è mai stato riscontro di questa alta concentrazione di vanadio ma anzi è risultata un’acqua dalle caratteristiche eccellenti». Il sindaco malettese, che non era ancora a conoscenza di questa interrogazione parlamentare, si è detto «pronto a querelare chiunque cerchi di creare inutili allarmismi. Bevo ogni giorno l’acqua del rubinetto di casa mia – aggiunge – che non presenta nessuna torbidità né residui in sospensione ed è inodore. È talmente buona la nostra acqua che abbiamo anche messo delle fontane in cui vengono ad approvvigionarsi anche dai paesi vicini»
Ma anche se si provasse che la concentrazione di vanadio nelle acque fosse davvero superiore rispetto ai limiti consentiti, ci sarebbe un reale pericolo nell’utilizzo? «Il vanadio è semplicemente un metallo – spiega a MeridioNews il chimico Danilo Pulvirenti – in merito al quale, a differenza di altri metalli come l’arsenico, il piombo o il nikel – che hanno limiti di concentrazione consentiti anche dieci volte più bassi – non ci sono evidenze scientifiche del fatto che sia rischioso per la salute». Per le acque del rubinetto, a differenze di quelle imbottigliate, i parametri sono monitorati e controllati ripetutamente nel tempo da parte dell’ente gestore e anche dalle aziende sanitarie provinciale competenti per territorio. «Il vanadio – aggiunge l’esperto – non è nemmeno inserito nella direttiva europea fra i parametri da monitorare, non si capisce perché in Italia sia invece stato aggiunto».