Crisi idrica, Regione diffida Amap: verso razionamento «Ridurre del 50% prelievi da invasi, situazione grave»

Appena due giorni fa, in audizione in Consiglio comunale, la presidente dell’Amap Maria Prestigiacomo lo aveva detto: «Se arriviamo a 2.100 litri sarà impossibile evitare la turnazione. Già adesso, a causa della poca pressione, l’acqua fatica a raggiungere i piani più alti». Ovvero: nel caso in cui la Regione avesse imposto nuovi limiti ai prelievi dagli invasi, il razionamento dell’acqua a Palermo sarebbe stato inevitabile.

Una decisione che Comune e azienda hanno cercato di scongiurare in ogni modo ma che potrebbe diventare realtà a partire dai prossimi giorni: ieri il dirigente generale del Dipartimento Acqua e Rifiuti Salvatore Cocina ha inviato all’amministrazione del capoluogo una nota (diffusa oggi) in cui diffida l’Amap – verbo che non lascia molti margini di manovra – «ad operare con immediatezza, d’intesa con i gestori dei serbatoi artificiali, la riduzione dei prelievi in atto effettuati dai serbatoi artificiali a servizio del sistema di alimentazione palermitano di almeno 870 litri al secondo complessivi, pari a circa 75mila metri cubi al giorno e corrispondenti a circa il 50 per cento dei prelievi in atto effettuati, nonché a circa il 30 per cento della risorsa allo stato complessivamente utilizzata dal gestore del sistema idrico in testa ai serbatoi cittadini, limitando di conseguenza il prelievo – sottolinea Cocina -, con riguardo ai quattro serbatoi artificiali a servizio del sistema idrico palermitano, a complessivi 900 litri al secondo massimi, corrispondenti ad un massimo di 78mila metri cubi al giorno».

I quattro serbatoi cui fa riferimento il dirigente regionale sono Rosamarina, Poma, Piana degli Albanesi e Scanzano. Attualmente per la sola Palermo l’Amap preleva dai quattro invasi 1.170 litri al secondo (950 da Rosamarina, 360 da Poma, altrettanti da Piana e 100 da Scanzano). Troppi, secondo il Dipartimento regionale: già a fine gennaio l’Osservatorio permanente sugli utilizzi idrici del Distretto idrogeografico della Sicilia ha riconosciuto «la persistenza di uno stato di severità idrica alta». Troppo grave la situazione per sperare di cavarsela con le piogge abbondanti di febbraio dopo due mesi – dicembre e gennaio – caratterizzati dalla pressoché totale assenza di precipitazioni. Basta andare a spulciare alcuni dati, messi nero su bianco da Cocina.

Al 31 dicembre 2016 nell’impianto di Poma risultavano 19,05 milioni di metri cubi del prezioso liquido, in quello di Piana 9,57 milioni, a Rosamarina 29,18 milioni, a Scanzano 382mila metri cubi. Numeri già deprimenti rispetto al passato, tanto che già l’anno scorso, spiegava sempre Prestigiacomo a Sala delle Lapidi, Palazzo d’Orleans aveva ordinato di ridurre il prelievo da 2.800 a 2.400 litri al secondo.

Nonostante ciò, appena un anno dopo, il 31 dicembre 2017, la situazione risultava ormai compromessa: 4,8 milioni di metri cubi nella diga di Poma (cioè praticamente un quarto rispetto a dodici mesi prima), 2,67 milioni a Piana (tre volte e mezzo in meno) e 13,25 milioni a Rosamarina (qui la quantità d’acqua si è più che dimezzata). Solo a Scanzano un netto miglioramento: i metri cubi d’acqua in un anno sono passati da 382mila a 880mila. Cifre da rivedere nettamente all’insù grazie al maltempo di questi giorni, secondo gli ultimi rilievi dell’acquedotto provinciale che risalgono a ieri. 

Ma evidentemente non basta. D’altronde le percentuali di riempimento degli invasi sono tra il 16 per cento appena di Piana e il 34 per cento di Scanzano. E infatti i tecnici regionali scrivono: «Riteniamo imprescindibile operare una riduzione dei prelievi della risorsa idrica per preservare la stessa, prolungare la fase di esaurimento delle scorte e garantire l’approvvigionamento in favore della popolazione per un periodo quanto più lungo possibile».

Nonostante la contrarietà dell’Amap e di Palazzo delle Aquile, quindi, sarà riduzione dei prelievi, che comporterà inevitabilmente la tanto temuta turnazione. Piccato il commento del sindaco Leoluca Orlando: «Mentre tornano le piogge e la neve – dice -, ci auguriamo che non tornino anche vecchie pratiche di insensibilità e disattenzione istituzionale che tanti danni hanno portato alle nostre comunità e che hanno responsabilità gravissime nella attuale situazione di crisi, almeno tanto gravi quanto la carenza di precipitazioni».

«Ho rappresentato oggi al presidente Musumeci – prosegue Orlando – che il provvedimento emesso dai suoi uffici non è sostenibile per la città di Palermo. Continuiamo a pensare che qualsiasi provvedimento debba e possa essere adottato dal commissario straordinario, che avrà il quadro completo della situazione, degli interventi necessari e possibili ed anche delle risorse disponibili. Auspico che grazie alla ritrovata sinergia fra le istituzioni, grazie al commissariamento deciso dal governo e alla collaborazione della struttura commissariale, degli enti gestori e degli enti locali si possano finalmente avviare interventi organici e risolutivi della situazione». La pace col nuovo governatore è già finita? 


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