A realizzarlo è stato il writer Emanuele Poki. L'opera si aggiunge a quelle degli anni scorsi, che hanno visto la partecipazione di diversi street artist. «I murales sono un ottimo pretesto per per portare qualche piccolo miglioramento al territorio circostante», spiegano a MeridioNews i membri del collettivo Niente Cambia Niente
Licata, un nuovo murale nel quartiere della Marina «Denunciamo il degrado senza limitarci a Facebook»
Un enorme cranio di gatto adagiato su un cumulo di piccoli fiori e una grande corolla di petali bianchi che affianca e si contrappone al teschio del felino. È questo il nuovo murales comparso nell’antico quartiere della Marina di Licata. Fortemente desiderato dal collettivo licatese Niente Cambia Niente, a realizzarlo è stato il giovane writer Emanuele Poki, già noto per la sua attività di riqualificazione nel quartiere catanese di Librino.
Per denunciare il degrado sociale, economico, politico e culturale che ha investito la comunità licatese, il collettivo ha pensato di chiedere l’intervento dello street artist, da sempre sensibile a queste tematiche, che non ha esitato a rispondere all’appello degli attivisti. «La storia di Licata nell’ultimo anno e mezzo – denunciano i membri del collettivo – è stata molto tormentata. La città è stata travolta dall’abusivismo, dal commissariamento derivante dalla sfiducia votata contro il sindaco e da notizie poco incoraggianti sullo spopolamento. A deteriorare ulteriormente questo stato si sono aggiunti anche la chiusura del teatro comunale e del palazzetto dello sport e i cumuli di immondizia che – aggiungono – hanno letteralmente sommerso tutta Licata, a maggior ragione nel quartiere della Marina dove neppure l’ordinaria pulizia viene fatta». Il murales non è un’opera su commissione ma frutto dell’ispirazione artistica di Poki nata dalle sensazioni e informazioni accumulate dopo la sua visita a Licata. «Nel proposito dell’artista – spiegano – c’è l’intenzione di riassumere il contrasto tra la morte culturale e la vita che cerca di imporsi sul negativo, ma ognuno può vederci ciò che vuole».
Il messaggio è lanciato in un momento in cui in città sembrano regnare l’apatia e la rassegnazione. «La situazione a Licata non è più tollerabile – raccontano -. Nessuno prende una posizione e non si ci può affidare nemmeno a progetti per la città che siano credibili. C’è bisogno di creare della condizioni di vivibilità. Per questo motivo, abbiamo deciso di porci contro questo degrado perché se una cosa la vuoi fare, la fai, a prescindere dall’amministrazione di un luogo. Per questa ragione – vanno avanti i membri del collettivo – abbiamo pensato di denunciare questo stato di cose donando un altro muro alla Marina. La nostra non è una denuncia demolitrice ma costruttiva. Invece di postare le foto dell’immondizia su Facebook, abbiamo deciso di combattere costruendo.Siamo un gruppo di ragazzi che, stufi di lamentarci, ha deciso di attuare un lavoro di riqualificazione del quartiere».
Attivo sul territorio da un paio di anni, Niente Cambia Niente è un progetto nato dal basso e punta a promuove la riappropriazione e rigenerazione di spazi urbani attraverso la street art. Grazie al loro impegno la Marina, cuore pulsante di Licata, medina araba, luogo natio di Rosa Balistreri, torna a rivivere nella Madonna matrioska di Gubrin, nei graffiti a Rosa Balistreri di Gubrin e Vlady, nell’opera U Purpu licatisi di Pao, nel graffito di Sinmetro del collettivo catanese Res Publica Temporanea e nel teschio di gatto con fiori di Poki. «I murales – spiegano – sono un ottimo pretesto per per portare qualche piccolo miglioramento al territorio circostante. Per esempio, la realizzazione di un graffito può comportare l’esigenza di installare fari pubblici e indirettamente illuminare anche chi prima abitava al buio. Se in alcuni periodi sono state fatte disinfestazioni, derattizzazioni, è stato possibile grazie all’attenzione e ai riflettori puntati sul quartiere dai murales».
L’entusiasmo degli attivisti e degli artisti coinvolge inevitabilmente la gente che abita il quartiere, pronta con ogni mezzo a dare il proprio contributo alla causa. «Molti apprezzano l’opera d’arte, alcuni rivendicano il territorio, mentre per altri è un’occasione di riscatto», specificano. La street art diventa così uno strumento contro il degrado delle aree urbane, eleva la dignità dei suoi abitanti e comporta anche ripercussioni positive sul turismo. «Gli insegnamenti appresi durante la realizzazione dei graffiti – confessano dal collettivo – vengono utilizzati dagli abitanti del quartiere per raccontare ai visitatori della Marina tecniche e temi». Lieto di mettere a disposizione del collettivo vernici e pennelli è anche il proprietario dell’azienda Rimural. «Chi ha capito di più questa nostra iniziativa è chi abita alla Marina. Gli altri che non vivono il progetto nel quotidiano molte volte rischiano di non comprenderlo. Oggi più che mai – concludono – saremmo felici se diventasse la causa di ogni licatese, invece di dividere, polemizzare e distruggere».