Nel periodo che va dal 2012 al 2017, il professionista avrebbe messo in atto un meccanismo illecito complicato da scoprire per le vittime basato su fatture con due voci ben distinte. Dagli accertamenti della Guardia di finanza è emerso che si sarebbe fatto consegnare importi notevolmente superiori rispetto alle imposte dovute all'erario
Agrigento, notaio indagato per truffa a duemila clienti In cinque anni avrebbe preso illegalmente 1,8 milioni
In cinque anni avrebbe truffato duemila clienti percependo illecitamente 1,8 milioni di euro. Di questo è accusato il notaio Filippo Palermo di Menfi, in provincia di Agrigento. La guardia di finanza di Sciacca, su ordine del giudice per le indagini preliminari, ha sequestrato i conti correnti bancari e i fondi di risparmio a lui intestati.
In particolare, dal 2012 al 2017, il professionista avrebbe emesso, per persone e società prevalentemente residenti o operanti nell’Agrigentino, fatture con due voci ben distinte: l’onorario professionale sempre di basso importo e soggetto a tassazione e le imposte da versare all’erario, le tasse notarili e gli eventuali ulteriori costi sostenuti esclusi dalla base imponibile relativa agli importi trattenuti a nome e per conto del cliente.
Dagli accertamenti è emerso che la somma che il notaio si faceva consegnare dai clienti per gli adempimenti fiscali era notevolmente superiore alle imposte – catastali, ipotecarie e di registro – che avrebbe dovuto versare al fisco. Gli agenti della Guardia di finanza hanno dunque constatato che quello che all’apparenza sembrava un normale documento fiscale, avrebbe nascosto invece un vero e proprio trucco che avrebbe permesso al notaio di trattenere per sé la parte della somma versata dal cliente ma non dovuta.
Un sistema quasi perfetto, difficile da scoprire da parte dei clienti perché le somme dovute all’erario venivano versate direttamente dal pubblico ufficiale al quale le vittime consegnavano gli importi indicati nella convinzione che fossero corretti. Professionisti, dipendenti pubblici, Comuni, società di piccole e grandi dimensioni sarebbero finite in questo meccanismo illecito.
Per chiarire le dinamiche della presunta truffa, la Guardia di finanza ha fatto l’esempio del «signor Rossi – nome di fantasia – che nel 2012 acquistava la sua casa per 112mila euro con l’accensione di un mutuo ipotecario. Rossi, oltre a versare le imposte dovute e coprire i costi dell’onorario pari a 2.162 euro – spiegano – consegnava al notaio anche 4.870 euro che gli venivano indicati come necessari per versare le imposte gonfiate all’erario ma che in realtà venivano direttamente incassate dal professionista».
Le indagini hanno preso in esame una ingente mole di documentazione contabile ed extracontabile e il riscontro tramite accertamenti all’agenzia delle entrate. Sottoposto a una verifica fiscale, per il solo anno d’imposta del 2012, il notaio avrebbe sottratto oltre 407mila euro di base imponibile a tassazione e avrebbe evaso 290mila euro di imposta. Per questo, ha già corrisposto all’erario 304mila euro pagati in un’unica soluzione.
In data 19 dicembre 2017 riceviamo e pubblichiamo la replica dei legali del notaio:
Con riferimento all’articolo pubblicato il 13 dicembre 2017 dal titolo Agrigento, notaio indagato per truffa a duemila clienti. In cinque anni avrebbe preso illegalmente 1,8 milioni, si precisa che i difensori del notaio Filippo Palermo, avvocati Antonino Caleca e Giovanni Vaccaro, stanno per presentare un’istanza di riesame del sequestro preventivo dei conti correnti e fondi di risparmio del professionista, operato dalla Guardia di Finanza nell’ambito dell’operazione Two Face. A parere dei due legali, infatti, non sussisterebbero i presupposti per la misura di cui si chiede il riesame ed i medesimi hanno aggiunto che tutti gli atti stipulati dal notaio sono regolari e la stessa Guardia di Finanza ha dato atto nell’informativa che nessun cliente «ha ricevuto contestazioni da parte dell’ufficio finanziario».