Dopo due anni di silenzio i Dossi Artificiali sono tornati con un nuovo lavoro e con una nuova formazione. Ai microfoni di Radio Zammù hanno raccontato la loro storia
Il ritorno dei Dossi Artificiali
«Dossi is back» è il nuovo album dei Dossi Artificiali. Sette tracce che riassumono gli sforzi di anni di duro lavoro. I Dossi sono Francesco ‘Novecento’ Nicolosi e Martino Polizzi, rimasti da soli dopo l’abbandono del batterista e del cantante. Dopo mesi di scoramento, i due giovani musicisti catanesi hanno deciso di ripartire da zero, reinventandosi. Ospiti di Slash Band, hanno svelato i retroscena del loro nuovo lavoro.
Per conoscervi meglio abbiamo indagato sul vostro blog. Alla data 12 maggio 2010 c’è questo messaggio. ‘Tre mesi, tre brani, una colonna sonora. Questo è il bilancio che ci sentiamo di tirare da quando abbiamo deciso di ripartire da dove ci eravamo lasciati’. Da dove ripartono i Dossi Artificiali?
Nicolosi: «Innanzitutto c’è da chiarire che siamo un gruppo anomalo, siamo soltanto in due. Il progetto iniziale prevedeva quattro elementi, ma dopo un primo album e una serie di concerti live, ci siamo dimezzati. Abbiamo cercato di ricostituire un nuovo gruppo, ma ci siamo resi conto che noi due insieme, per il nostro affiatamento e la voglia di fare un certo tipo di musica, funzioniamo meglio. Ci sono stati momenti difficili, ma adesso siamo felici dei risultati che abbiamo ottenuto. Abbiamo dovuto imparare nuovi strumenti e registrare tutto l’album in casa, ma siamo fieri del nostro lavoro».
Sempre sul vostro blog, continuamente aggiornato, scrivete della differenza di sensazioni che provate nell’eseguire una cover rispetto a un vostro pezzo inedito. Cosa preferite?
Polizzi: «Ogni qualvolta nasce un gruppo è chiaro che si compie un percorso. Si comincia sempre dalle cover ma, dopo aver imparato, dopo aver affinato le tue qualità, dopo che ti sei ‘influenzato’, diviene quasi naturale passare alla creazione di materiale proprio. Noi abbiamo provato entrambe le sensazioni. È bello sentirsi dire di aver eseguito un pezzo scritto da altri in maniera perfetta ma, ovviamente, quando vedi il pubblico muovere le labbra cantando le tue canzoni, riconoscere strofe e ritornelli, sapere quando entra uno strumento, provi un’emozione impareggiabile».
Nicolosi: «La soddisfazione di eseguire un live dei propri pezzi è maggiore, anche per questo il passaggio per noi è stato quasi immediato. Perché tutto funzioni alla perfezione c’è bisogno però di un grande affiatamento tra i componenti del gruppo. Non è mai semplice condividere le proprie idee con altri per creare della buona musica».
A proposito della creazione dei vostri brani e dello sviluppo dei testi, come sono nate le sette tracce di questo album?
Nicolosi: «Le sette tracce sono nate nel corso del tempo. Non sono apparse dal nulla ma c’è stato un lungo processo creativo alle spalle. Una di queste, ‘Schiavi e Padroni’, era tra l’altro già inserita nel nostro precedente lavoro, quando eravamo in quattro. Le altre sono frutto solo del nostro lavoro e rappresentano la fotografia di diversi stati d’animo, di periodi differenti. I testi, molto elaborati, cercano proprio di esprimere questi stati d’animo».
Polizzi: «Ogni brano è una tappa di un percorso che ci ha visti crescere artisticamente. Da una visione strumentale della canzone, dove ognuno aveva il proprio compito, suonava il proprio strumento, siamo passati alla creazione condivisa di un pezzo. Dietro ad un giro di basso, un motivetto di tastiera o un riff di chitarra ci sono sempre due teste».
Perché, vista questa evoluzione da brano in brano, avete allora deciso di mantenere ‘Schiavi e Padroni’?
Nicolosi: «Per diversi motivi. Innanzitutto, era una delle canzoni che aveva avuto più riscontro in passato, pertanto abbiamo solo deciso di cambiare l’arrangiamento, registrando il pezzo in uno studio più serio. Inoltre, è un pezzo che rientra pienamente in questo nuovo progetto. Lo abbiamo semplicemente rivestito con quelle sonorità che caratterizzano i nuovi Dossi Artificiali».
Abbiamo parlato in precedente del passaggio naturale da cover band a gruppo che realizza inediti. La vostra possibilità di realizzare dei live è cambiata o no?
Polizzi: «Assolutamente sì. Per un bravo cantante di cover, soprattutto per una bella cantante, è più facile organizzare delle serate. Per un gruppo che realizza inediti è un po’ più difficile. È chiaro che la musica live inedita dipende da un gruppo, un gruppo dipende dal pubblico, il pubblico a Catania sta venendo educato. La maggior parte di esso però, preferisce ancora sentire un gruppo che realizza le cover dei propri beniamini».
Rimaniamo su questo argomento. Cosa ne pensate del panorama musicale catanese?
Polizzi: «A Catania siamo ancora troppo legati al concetto di pub, al concetto di cover band. Chi fa musica adesso, nella nostra città, contribuisce a creare un fermento che fino a qualche anno fa non c’era. Ci sono dei locali che cominciano a promuovere musica nuova, emergente. Purtroppo, tendono a preferire delle band, anche molto famose e con un ottimo seguito, che possiamo definire coerenti con se stesse, perché ogni canzone è simile a tutte le altre. Noi cerchiamo di evitare ciò, abbiamo differenziato ogni traccia dell’album, rendendolo vario ed eterogeneo. Ovviamente non riteniamo la nostra scelta quella giusta, ogni gruppo lavora seguendo la propria soggettività».
Ritenete possa contribuire, alla vostra difficoltà di realizzare live, la scelta di genere che avete compiuto? In una città dove new wawe e elettronica la fanno da padrona, le sonorità rock e pop possono forse riscontrare maggiori difficoltà?
Polizzi: «Riascoltando il nostro album noi ci siamo resi conto che in realtà scontentiamo tutti. Sia chi vuole il pop, sia chi non lo vuole. Fondamentalmente le nostre armonie sono pop, i nostri arrangiamenti e i nostri testi non lo sono. Al primo impatto, al primo ascolto, il pubblico reagisce negativamente alle nostre canzoni. Diverse persone però, ci hanno rassicurato che già dal secondo ascolto si percepiscono quelle che sono le nostre intenzioni».
Sapreste indicarmi il titolo di un film, di un libro, di un album e un live che si possano incastrare con il vostro nuovo album?
Nicolosi: «Il film che si potrebbe adattare è ‘Inception’, mentre ‘La fine dell’eternità’, di Isaac Asimov, potrebbe essere il libro più indicato ad un accostamento. È un libro introspettivo incentrato su tematiche morali lette in chiave fantascientifica. Il tema portante è filosofico, tratta l’uomo nelle sue mille sfaccettature, destinato persino a sacrificare se stesso per un bene comune. L’album potrebbe essere ‘Metallo non Metallo’ dei Bluvertigo o ‘Emozioni’ di Battisti. Per finire, il live che sentiamo più vicino al nostro lavoro è un concerto di Stefano Bollani sentito un paio di anni fa».
Per concludere, domanda di rito per un band emergente. Quali sono i vostri progetti futuri?
Nicolosi: «Noi collaboriamo con uno studio di animazione tridimensionale, la REIBE studios, per la quale abbiamo curato la colonna sonora del loro primo cortometraggio, ‘Froggy is back’, che abbiamo inserito nel nostro album ‘Dossi is back’. La scelta del titolo del nostro album, è evidente, non è stata casuale. Con lo stesso studio di animazione stiamo realizzando un nuovo progetto ambientato nell’antica Grecia, Xenos Project, per cui realizzeremo nuovamente la colonna sonora».