Il neo deputato Udc era coinvolto da sei anni in un procedimento che riguarda la sua attività da sindaco del piccolo comune messinese. Era accusato di aver stravolto il contratto di quartiere per agevolare imprese edili vicine alla sua famiglia. Oggi la sentenza: assolto perché il fatto non sussiste. Lui: «Ringrazio i miei elettori»
Cateno De Luca assolto per il sacco di Fiumedinisi «Non accetto di passare come un impresentabile»
Assolto perché il fatto non sussiste dal reato di abuso d’ufficio. Prescritto per tentata concussione e per falso. I giudici del Tribunale di Messina hanno emesso la sentenza a carico di Cateno De Luca, neo deputato regionale dell’Udc, arrestato due giorni fa perché coinvolto in un’altra indagine giudiziaria in cui è accusato di evasione fiscale. La decisione di primo grado dei magistrati arriva a distanza di sei anni (il rinvio a giudizio è del 2012) dall’operazione che svelò gli affari diventati noti come il sacco di Fiumedinisi (piccolo paese del Messinese di cui De Luca è stato sindaco) ed era molto attesa soprattutto a seguito delle ultime vicende politiche e giudiziarie. Con l’ex primo cittadino – accusato di abuso d’ufficio, tentata concussione e falso – erano a processo altre 17 persone tra cui il fratello Tindaro. Alla lettura della sentenza c’è stato un boato delle urla di gioia da parte di circa 150 persone, che stavano dentro e fuori l’aula del tribunale di Messina, che hanno così accolto la notizia dell’assoluzione.
Subito De Luca ha commentato la sentenza con un video sul suo profilo Facebook: «Ringrazio il collegio che ha avuto il coraggio, nonostante le pressioni, di assolverci sulla maggior parte dei capi. Su alcuni è stata sollevata la prescrizione e questo mi dispiace molto. Devo ancora decidere, non escludo che rinuncio alla prescrizione dei capi per andare avanti fino in fondo, facendo appello. Ho subito in questi sette anni 15 procedimenti penali, sono stato assolto sempre».
La seconda sezione del Tribunale di Messina (presidente Mario Samperi, a latere Rosa Calabrò e Valeria Curatolo) ha dichiarato «non doversi procedere per intervenuta prescrizione» relativamente al resto di tentata concussione e per il falso in atto pubblico sia per De Luca che per Carmelo Francesco Oliva, Renzo Briguglio, Roberto Favosi, Fabio Nicita, Pietro D’Anna, Benedetto Parisi, Tindaro Eugenio De Luca. De Luca è stato assolto perché il fatto non sussiste dal reato di abuso d’ufficio. Assolti anche Natale Gregorio Coppolino, Grazia Rasconà, Pietro D’Anna, Giuseppe Bertino, Salvatore Piccolo, Carmelo Satta, Giuseppe Giardina, Paolo Crocè, Antonino Cascio, Carmelo Crocetta. «Per noi è come se ci fosse stata un’assoluzione piena su tutti i fronti – ha spiegato l’avvocato di De Luca, Tommaso Micalizzi – perché ci interessava soprattutto dimostrare che non ci fu nessun abuso d’ufficio. Siamo contenti di esserci riusciti».
De Luca nel suo videomessaggio attacca M5s e Matteo Salvini. «Non accetto – dice – di essere indicato dagli improvvisati grillini come impresentabile, da quell’ignorante di Salvini, che è venuto ai convegni della Fenapi e voleva che entrassi nella Lega. Sfido lui e Grillo a fare un confronto sulla buona politica. Non sono un politico, sono un amministratore».
Secondo la Procura, De Luca, tra il 2004 e il 2010, sarebbe intervenuto sul Contratto di quartiere, strumento di riqualificazione urbanistica, per favorire imprese edili vicine alla sua famiglia, in particolare per la costruzione di un albergo con centro benessere della società Dioniso, di centri di formazione permanente del Caf Fenapi e di 16 villette da parte della coop Mabel. Il neo deputato aveva chiesto di spostare il processo a Reggio Calabria per incompatibilità ambientale, ma la Corte di Cassazione, a fine settembre, ha giudicato la richiesta inammissibile. Tuttavia, i magistrati hanno aperto un procedimento nei confronti di uno dei giudici del collegio giudicante perché sono stati riconosciuti i contatti tra quest’ultimo e la famiglia di De Luca. Rapporti che, secondo lo stesso politico, avrebbero reso quel giudice incompatibile col processo. Questa decisione, però, non ha alterato l’iter giudiziario che oggi è arrivata la sentenza che assolve De Luca. E subito sono cominciati ad arrivare messaggi di solidarietà e sostegno sulla sua pagina Facebook. «Ringrazio gli elettori – commenta il politico – che nonostante il fango mi hanno dato fiducia. Sono in stato di detenzione ma mi difenderò anche su questa accusa, poi mi auguro che la politica prevalga sulla calunnia. Basta appioppare patenti di moralità solo per nascondere la propria incapacità amministrativa», conclude commosso.
Il parlamentare è ai domiciliari, dopo l’arresto di mercoledì. In questa nuova indagine è accusato di un’evasione fiscale pari a 1 milione 750mila euro. In particolare De Luca, insieme a Carmelo Satta (anche lui raggiunto da misura cautelare) si sarebbero avvalsi di un sofisticato sistema di fatturazioni fittizie con l’intento di evadere le imposte: nello specifico si dichiaravano costi inesistenti da parte della Federazione nazionale autonoma piccoli imprenditori a favore di un Caf, con quest’ultimo che che trasferiva alla prima materia imponibile, sfruttandone il regime fiscale agevolato.
La misura cautelare dei domiciliari per evasione non influisce sull’elezione di De Luca a deputato dell’Ars. Il politico dell’Udc verrà confermato, perché «non sussistono al momento provvedimenti interdittivi che impediscano la proclamazione». Diverso sarebbe stato se ci fosse stato a suo carico una condanna per uno dei reati previsti dalla legge Severino: la normativa prevede infatti la sospensione per un periodo di almeno 18 mesi dei condannati, anche solo in primo grado, per reati come corruzione, concussione, abuso d’ufficio, peculato.