Il fatto è avvenuto intorno alle 12 di ieri, nello storico rione del centro storico cittadino. La dinamica non è chiara: il cittadino nigeriano sarebbe il gestore di un locale piuttosto frequentato, in cui si trovava al momento del ferimento. Ad alimentare i dubbi sulla vicenda è il fatto che non si sarebbe visto nessuno fuggire
San Berillo, uomo ferito con un coltello in via Ciancio «Qui il disagio sociale è forte, servono le istituzioni»
È un uomo nigeriano fra i 40 e i 50 anni la persona accoltellata ieri, intorno alle 12, in via Ciancio nel quartiere San Berillo di Catania. Non abita nella zona ma è lì nel quartiere che gestisce il club, in realtà un locale a tutti gli effetti, dentro il quale è avvenuto il ferimento. L’episodio sembra comunque non avere alcun collegamento con l’attività lavorativa dell’uomo. Dopo il sopralluogo dei carabinieri, le indagini sono ancora in corso. Nessuno avrebbe visto persone scappare o uscire dal locale all’interno del quale pare fossero presenti la compagna del cittadino nigeriano, che gestisce il club insieme a lui, e un’altra donna. Nel quartiere si vocifera che la ferita al braccio possa essere stata auto-inflitta, ma rimangono oscure le motivazioni. Secondo le prime ricostruzioni, comunque, sarebbe stato lo stesso ferito ad allertare i soccorsi per essere trasferito in ospedale.
Via Ciancio è proprio ai limiti del quartiere, una strada appartata in cui qualche volta si sono verificate delle risse. Il locale gestito dall’uomo sarebbe molto frequentato la sera tardi e la notte, specialmente da gambiani e nigeriani. «Quel locale è in una zona per lo più disabitata, ma i pochi residenti delle case vicine hanno fatto denunce per la musica ad alto volume fino a ora tarda e soprattutto perché poi chi esce da lì ubriaco spesso urina per strada», spiega a MeridioNews Roberto Ferlito dell’associazione Trame di quartiere che, da anni, si occupa di progetti di innovazione culturale nel quartiere San Berillo.
«Sicuramente mi sento di escludere che quanto successo ieri possa essere riconducibile a episodi di violenza trasversale nel quartiere. Noi facciamo da cuscinetto – afferma Ferlito – smorzando le tensioni che si possono creare e provando a sensibilizzare anche le istituzioni. Proprio sabato scorso, abbiamo effettuato un sopralluogo con il con il capo di gabinetto e il responsabile all’Ecologia del Comune per mostrare le criticità igieniche e di ordine pubblico del quartiere». «Al di là dell’episodio di ieri, oggettivamente nel quartiere la situazione di disagio sociale è molto forte – racconta Andrea D’Urso del comitato cittadini attivi San Berillo – in particolare per le dinamiche di una comunità di gambiani che vive lì per strada in condizioni igieniche molto precarie, per usare un eufemismo. Questo fatto comunque non è né causa né conseguenza della situazione e del contesto del quartiere. Noi – continua D’Urso – abbiamo fatto richiesta al Comune per la pulizia delle strade continua e permanente e per mettere i bidoni della spazzatura con le ruote in alcuni punti del quartiere».
Un tentativo di arginare il degrado. «Questa comunità gambiana è abbandonata dalle istituzioni – lamenta l’attivista – sicure di averli sistemati in un quartiere che li accoglie provando a instaurare un dialogo, grazie alle attività delle associazioni. E inoltre, qui il problema è nascosto e non è visibile al resto della città». Una delle realtà che ha provato a mediare per far dialogare gli abitanti del rione è Officina rebelde che, a partire dallo scorso mese di luglio, ha organizzato a via Carro dei momenti di incontro in cui le varie parti potessero esporre le proprie problematiche quotidiane legate alla convivenza. «Siamo stati contattati – racconta Federico Galletta – da alcuni abitanti del quartiere che ci hanno segnalato alcune frizioni nate fra le varie anime del quartiere: da una parte le prostitute, storiche abitanti di San Berillo, dall’altra i senegalesi che lavorano alla fiera e molti ganesi e gambiani che hanno occupato un’altra parte della zona».
Spesso fra queste comunità nascono delle incomprensioni e, «per evitare che la situazione degenerasse – spiega Federico – abbiamo fatto incontrare tutte le componenti che hanno esposto le criticità. È stato importante soprattutto parlare tutti insieme della necessità di mantenere pulito e di rispettarsi gli uni con gli altri». I volontari di Officina Rebelde adesso tornano a via Carro una volta al mese – per settembre l’appuntamento è per il pomeriggio di venerdì 22 – per pulire la zona insieme agli abitanti. «In realtà – precisa – lo troviamo già più pulito di prima da quando abbiamo donato ai ganesi che vivono per strada scope, palette e secchi della spazzatura. Adesso una parte spetta al Comune al quale abbiamo chiesto di dotare la zona di bagni chimici e cassonetti».