Catania, l’«amarezza» di Lo Monaco e le polemiche «Possiamo permetterci di dirlo: non siamo ricattabili»

È un Pietro Lo Monaco a tutto campo quello che ieri pomeriggio si è presentato in conferenza stampa a Torre del Grifo. L’amministratore delegato ha deciso di chiarire le voci che si rincorrevano sulla gestione degli ultimi giorni di mercato, il balbettante inizio in campionato e i presunti strascichi tra la società e l’allenatore Cristiano Lucarelli. Le prime precisazioni riguardano i casi Da Silva e Calil, finiti fuori rosa. «Il procuratore di Da Silva ha tentato di liberare il suo assistito durante tutta l’estate – precisa Lo Monaco – affermando che ci fossero società disposte a dargli più del doppio dello stipendio: noi abbiamo dato disponibilità, a patto che queste società pagassero il trasferimento. Le società in questione non hanno mai inteso mettere un euro sul tavolo. Due giorni prima della partita con la Casertana il giocatore ha detto di non potere andare avanti con questo stipendio: ci siamo mossi subito per sostituirlo con un giocatore (Fornito, ndr) che gode della nostra fiducia. Da Silva rimarrà con noi fino al 30 giugno: in un calcio sempre più in mano ai procuratori, oggi possiamo permetterci di dire che non siamo ricattabili. Il Catania è tornato».

Lo Monaco ha parole poco tenere anche per Caetano Calil: l’attaccante brasiliano è rimasto in rossazzurro, rifiutando numerose offerte da squadre di Serie C. «Il suo atteggiamento è quanto di peggio ci possa essere nel calcio. Calil – ribadisce Lo Monaco – ha chiesto in estate di potersi allenare con la squadra, garantendo che sarebbe andato via al cento per cento. Ha cambiato tre procuratori, con l’unico obiettivo di rimanere qui senza giocare e prendere la bellezza di 180mila euro annui. Questo non è né serio né dignitoso: diverse squadre erano pronte a offrire un contratto al calciatore (Sambenedettese, Monza, Catanzaro tra le altre, ndr) e a un’ora dalla fine del mercato ci ha chiamati la Sicula Leonzio: eravamo disponibili a mettere un incentivo all’esodo, ma il suo procuratore ha rifiutato. Con un po’ di dignità e voglia di fare il proprio lavoro, Calil avrebbe dovuto e potuto andare via. Al momento il ragazzo è contento così: mangia, beve, si allena e si tiene in forma. O vuole danneggiarci, o ha deciso di smettere di giocare».

Le riflessioni passano poi ai risultati del campo: «Siamo amareggiati da questo inizio. Abbiamo lasciato due punti col Fondi, buttando la vittoria anche a Caserta. Non dobbiamo vivere la sconfitta come un fallimento però: il campionato è lunghissimo. Abbiamo un organico tra i migliori della categoria. Dobbiamo prepararci a soffrire, non è scritto da nessuna parte che sarà una passeggiata: tutte le partite saranno decise sul filo di lana». Le riflessioni di Lucarelli in conferenza stampa, dopo la partita contro la Casertana, meritavano una rettifica: «D’ora in avanti – puntualizza Lo Monaco – quando le cose andranno in un certo modo, il nostro allenatore non andrà dai giornalisti. È un tecnico che si sta ancora formando: è giovane ed emotivo e dice quello che gli viene in testa. Ci sta che non abbia ancora i ritmi e gli equilibri per porsi nel migliore dei modi».

Una prima replica alle parole di Lo Monaco arriva stamattina da Marco Petrin, agente di Gladestony Da Silva: dichiaratosi «esterrefatto» per le dichiarazioni di Lo Monaco, Petrin ha ribadito che lo scorso anno il Catania avrebbe offerto al calciatore un compenso pari a 23mila euro, più altri 12mila di benefit. Dopo il trasferimento a Messina nello scorso mercato invernale, Da Silva non ha più percepito stipendio a partire marzo 2017, a causa del fallimento societario. «Da luglio 2016 a maggio 2017 – commenta l’agente nel comunicato stampa emesso stamattina – il calciatore ha percepito 17mila euro netti, con i quali ha pagato affitto della casa, noleggio della macchina, biglietti aerei per il Brasile e mantenendo moglie e figlia nata proprio a Catania, lasciando alcuni debiti». Questa estate, secondo Petrin, il Parma avrebbe chiesto informazioni sul calciatore, tirandosi indietro dinanzi la richiesta di 300mila euro per il trasferimento. «Il 30 agosto – prosegue la replica di Petrin – il calciatore, in grosse difficoltà economiche, ha fatto presente all’amministratore delegato che se non fosse stato pagato regolarmente lo stipendio complessivo (compresi i benefit mai pagati) non avrebbe potuto continuare a rimanere a Catania pagando affitti e noleggi vari e avrebbe preferito tornare in Brasile dove aveva una famiglia che poteva aiutarlo. Come conseguenza lo stesso veniva messo fuori lista e additato come ricattatore. Da questo momento lo stesso Da Silva si farà assistere da un legale al fine di meglio tutelare la sua reputazione di uomo e di professionista». La querelle Calcio Catania-Da Silva sembra essere solo all’inizio.


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