Dopo trentadue anni di mezze parole, la casa di Tano Badalamenti è stata restituita alla legalità di quella Sicilia che ha sfilato in corteo, domenica 9 maggio, tra le strade di Cinisi e Terrasini, per onorare la memoria di una vittima della mafia, Peppino Impastato
Cinisi, una marcia contro il silenzio
La notizia della riapertura di casa Badalamenti, confiscata alla mafia e finalmente restituita alla popolazione di Cinisi, era già nota. Giovanni Impastato, al termine del Forum Sociale Antimafia, organizzato in occasione del trentaduesimo anniversario dell’uccisione del fratello Peppino, ha voluto sottolineare l’importanza di questo evento. «Nei giorni scorsi c’è stato un sopralluogo per accelerare le procedure di affidamento del bene. Per motivi legali, oggi non verranno consegnate le chiavi, ma la casa di Tano Badalamenti è stata affidata a noi. Al Forum Sociale Antimafia, all’associazione ‘Casa Memoria’, a tutta la città».
Questo lieto imprevisto, ha suggerito un cambio di programma agli organizzatori della marcia che ogni anno, da nove anni, unisce i luoghi simbolo della vita di Peppino, la sede di Radio Aut a Terrasini e la casa di mamma Felicia a Cinisi: allungare di cento passi, quei famosi cento passi, la camminata, terminando la manifestazione proprio sotto il balcone del ‘potere’, quello mafioso che oggi è stato allontanato.
L’alta temperatura della calda giornata primaverile siciliana non ha impedito a tanta gente, più di duemila persone, di mettersi in marcia dietro agli amici vecchi e nuovi di Peppino Impastato. Tra questi, una decina di ragazzi provenienti da L’Aquila. «Siamo qua – spiega Marco Sebastiani, studente abruzzese – perché siamo stati invitati da amici come amici, per ricordare Peppino, per ricordare di non aver paura di denunciare le cose che non ci stanno bene. Siamo qua per portare la nostra testimonianza su ciò che sta succedendo a L’Aquila, dove ogni domenica le piazze, chiuse dai cordoni della polizia e dell’esercito, che ormai assediano la città, vengono ripulite dalle macerie e restituite agli aquilani». La collaborazione avrà un secondo momento di incontro, a L’Aquila il 22 maggio, in quello che è stato definito come lo scambio ‘L’Aquila-Cinisi, andata e ritorno’. «Quel giorno faremo una giornata antimafia tra le strade della città, perché adesso sembra essere uno dei nuovi porti di approdo della mafia».
Nel capoluogo abruzzese, sarà presente Danilo Solis, fondatore di Radio 100 Passi. «L’idea della radio nacque due anni fa, proprio qui al Forum Antimafia. Lanciai una provocazione che venne subito accolta dai componenti di vecchie emittenti come Radio Aut e Radio Sud». Questa nuova realtà, che trasmette giornalmente dalla casa di Felicia Impastato, si è dovuta confrontare con i tempi che passano, per questo Solis e i suoi collaboratori hanno scelto di affidarsi al web. Alcune cose però non sono cambiate. «L’8 marzo – continua Solis – dovevamo ripartire con il palinsesto ufficiale, purtroppo il giorno prima ci hanno rubato tutte le attrezzature, devastandoci la sede. Questo mi fa riflettere, evidentemente solo il fatto di ricordare il nome di Peppino dà fastidio».
Con una pettorina rossa che li contraddistingue, a sfilare tra le strade della provincia di Palermo anche il “Popolo delle agende rosse“, con in testa Salvatore Borsellino, fratello del magistrato Paolo ucciso dalla mafia il 19 luglio 1992. «Siamo qui non per ricordare Peppino Impastato, ma per lottare insieme a lui. Io personalmente devo pagare un debito perché dalla Sicilia sono fuggito, rimanendo lontano 40 anni. Lo devo pagare nei confronti di chi, come Peppino, come mio fratello Paolo, è rimasto, lottando fino a sacrificare la propria vita».
Commosso per la nutrita partecipazione, Giovanni Impastato ha voluto ringraziare tutti, anche i giornalisti presenti. «Se oggi stiamo scrivendo una pagina importante nella lotta antimafia è grazie a tutti voi. Se vogliamo dare una messaggio forte, se vogliamo vincere questa battaglia, dobbiamo essere sempre di più. Perché il massaggio di Peppino non era solo di fiducia e di speranza, ma soprattutto era educativo per le nuove generazioni».
Una marcia, una protesta, anche un articolo, possono rompere il silenzio. E veicolare il messaggio.