Lo scrutinio segreto, anche per le materie finanziarie, non si tocca. I deputati regionali hanno bocciato l'articolo che avrebbe imposto delle limitazioni, sulla scia di quanto avviene a Roma. Così lo strumento rimane un'esclusiva del parlamento regionale e sarà utile alle opposizioni per fare ostruzionismo
L’Assemblea siciliana si tiene il voto segreto Non passa la proposta di adeguarsi alla Camera
Il voto segreto non si tocca. Le modifiche al regolamento interno dell’Assemblea Regionale sono state approvate, appena qualche giorno fa, ma soltanto negli articoli più tecnici, legati alla riduzione degli scranni a sala d’Ercole nella prossima legislatura. Il voto segreto, invece, non si tocca.
Cassato, infatti, l’articolo 6 che avrebbe imposto una serie di limitazioni all’uso selvaggio che spesso sala d’Ercole ha fatto dello scrutino segreto. A cominciare dalle norme in materia finanziaria. Resta quindi una prerrogativa dell’Assemblea siciliana, considerato che altrove i paletti per il voto segreto sono molto più rigidi, a cominciare dal regolamento interno della Camera dei Deputati: «Le votazioni – si legge proprio in quest’ultimo – hanno luogo a scrutinio palese. Sono effettuate a scrutinio segreto le votazioni riguardanti le persone, nonché quelle che incidono sui principi e sui diritti di libertà, sui diritti della famiglia e sui diritti della persona umana». «Non è consentito – si legge ancora nel regolamento interno di Montecitorio – lo scrutinio segreto nelle votazioni concernenti la legge finanziaria, le leggi di bilancio, le leggi collegate e tutte le deliberazioni che abbiano comunque conseguenze finanziarie».
Le modifiche al regolamento dell’Assemblea avrebbero dovuto guardare nella stessa direzione, per altro con un riferimento molto esplicito proprio alle questioni di natura economica. «In nessun caso – si legge nel testo che è stato cassato dall’Aula – è consentita la votazione a scrutinio segreto, allorché l’Assemblea sia chiamata a deliberare sui disegni di legge in materia finanziaria, nonché per tutte le deliberazioni che abbiano comunque conseguenze finanziarie».
Le modifiche al regolamento erano state fortemente volute dal primo inquilino di sala d’Ercole, Giovanni Ardizzone, che a inizio estate aveva spiegato «ai presidenti dei gruppi parlamentari che questo è il momento più opportuno per fare queste modifiche, vista l’assoluta incertezza di chi sarà il prossimo presidente della Regione. In questo modo, inoltre, le modifiche saranno operative già all’atto dell’insediamento del nuovo Parlamento».
Le limitazioni al voto segreto avrebbero rappresentato un argine all’ostruzionismo durante i lavori d’Aula. Ma proprio alla luce «dell’incertezza» su chi sarà il prossimo presidente della Regione, i deputati hanno scelto di non privare le opposizioni di uno strumento che invece potrebbe paralizzare i lavori nel caso di elezione nella prossima legislatura di un presidente particolarmente sgradito agli inquilini del Palazzo.