Pavia, accuse a ruota libera

Nove rappresentanti di facoltà e sei ragazzi per la delegazione degli studenti che hanno preso parte all’incontro in Rettorato sul futuro della Facoltà di Lingue. A tutti loro il Rettore ha imposto di parlare soltanto di didattica, affermando tra l’altro che «delle sorti della Facoltà non devono occuparsi gli studenti». Con una sola eccezione: Paolo Pavia, rappresentante degli studenti di Ragusa, che ha invece avuto ampio spazio per criticare duramente la gestione della sede decentrata. E che ha dichiarato di aver chiesto le dimissioni del preside Nunzio Famoso.

«In merito al mio primo esposto del 22 febbraio sta indagando la finanza. L’esposto riguarda il laboratorio inaugurato il 16 dicembre del 2006 – costato circa 1 milione di euro – che immediatamente dopo l’inaugurazione è stato chiuso e continua oggi ad essere chiuso». Sul laboratorio ragusano «utilizzato solo dai topi», Pavia aggiunge: «Nonostante fosse chiuso, ha continuato a produrre costi a carico della facoltà di Lingue. E’ stato assunto del personale per le aule di informatica – aggiunge – che non ha mai lavorato né ha mai avuto possesso delle chiavi del laboratorio ma è stato regolarmente pagato». Situazione, questa, denunciata più volte dallo stesso rappresentante che spiega: «Ne ho parlato in consiglio di Facoltà eppure finora il preside e gli altri mi hanno sempre  fatto spallucce. Ecco perché, alla fine, mi sono dovuto rivolgere alla magistratura».

Pavia ha parlato anche di fondi destinati alla mobilità internazionale, fondi ministeriali mai giunti a Ragusa: «Per 413 mila 165 euro e 52 centesimi annui, 800 milioni di vecchie lire», ha puntualizzato. «Soldi che sin dal 1999, ogni anno, sono stati a disposizione  degli studenti per stage all’estero», continua.
A Ragusa, infatti, si studiano le lingue orientali che non beneficiano dei progetti Erasmus. Ecco perché, sostiene ancora Pavia «questi fondi erano fondamentali  per garantire agli studenti ragusani gli stage nei paesi arabi e in Giappone. Da due anni, però, sono stati distratti per altri usi e gli studenti non hanno avuto neanche un euro». A questo punto, racconta ancora il rappresentante, «dopo aver chiesto spiegazioni al consorzio universitario, sin da novembre dell’anno scorso, ho denunciato alla magistratura per sapere dove fossero finiti questi soldi. Il consorzio universitario, infatti, aveva dichiarato che erano stati dati alla facoltà, e che il loro compito era solo metterli a disposizione. La facoltà, poi, avrebbe dovuto impiegarli per gli stage all’estero, invece sono stati impiegati per altre cose».

A chi, poi, gli domanda come fosse giustificabile tale disinteresse in merito alle problematiche della sede iblea, tale da spingere lo stesso a rivolgersi alla magistratura, Pavia risponde: «C’era come l’interesse affinché la Facoltà di Ragusa affondasse».

Denunce presentate negli scorsi mesi, quelle del rappresentante ragusano, che oggi sono comunque rimbalzate, con una certa evidenza, sulle pagine del quotidiano “La Sicilia”. Che “strilla” in prima pagina l’indagine sui conti di Lingue e sintetizza all’interno le accuse di Pavia, rafforzandole con un commento del prof. Recca. Il quotidiano, venendo meno al suo proverbiale garantismo, non ha ritenuto opportuno sentire la versione della Facoltà.

Step1 ha raggiunto telefonicamente il preside di Lingue, professor Nunzio Famoso, per chiedergli una replica alle accuse di Pavia. Circa la richiesta di dimissioni il preside spiega: «L’ultima volta che ho visto il signor Pavia è stato in consiglio di Facoltà ma non ho mai ricevuto richieste simili né da lui né da altri». E sulla vicenda del laboratorio di piazza Carmine – vicenda più volte sollevata da Step1 e che chiama in causa il Consorzio universitario della Provincia di Ragusa, non meno della Facoltà – aggiunge: «Abbiamo dato già ampie spiegazioni. Io stesso – dopo l’esposto del signor Pavia – ho presentato la documentazione concernente tutta la questione alla Finanza».

Quanto ai fondi ministeriali per la mobilità internazionale, «fondi utilizzati sempre e solo per le attività degli studenti, per l’Università», il preside chiarisce che la vicenda chiama in causa l’amministrazione centrale dell’Ateneo. «Parliamo di soldi che arrivano all’Università attraverso l’amministrazione, soldi che sono stati  sempre spesi per ciò a cui erano destinati: la mobilità internazionale. Solo negli ultimi anni, però, sono stati dismessi a causa delle ristrettezze economiche». Il preside fa comunque riferimento ad una problematica ben più ampia che non riguarda certo solo la sede staccata di Ragusa, ma la facoltà tutta. «Abbiamo avuto una visita dei revisori dei conti che ci hanno consigliato – con tutte le mie perplessità – di non spenderli per Ragusa».

Un budget ridotto al minimo, quello della facoltà di Lingue che, oltre alle normali spese di gestione, deve fare i conti con l’ingente numero di iscritti e gli stipendi, oltre che dei docenti e del personale tecnico amministrativo, anche dei lettori di madrelingua.

«Io credo che la difficile realtà del Paese abbia piegato le gambe anche al decentramento. Ecco perché il consorzio è entrato in crisi. Si tratta principalmente della mancanza di fondi necessari a mantenerlo. Da qui tutti i problemi legati alla sede di Ragusa», afferma Famoso. «Se poi, in un quadro del genere, con difficoltà anche a pagare le bollette del telefono, si offende pure la buona volontà del preside, non posso fare altro che constatare l’apertura di una inutile guerra tra territori, una guerra che non sarebbe mai dovuta nascere».

Una crisi, quella descritta da Famoso, in cui la facoltà di Lingue versa da diversi anni. Eppure, sull’ipotizzata volontà di affondare la sede iblea, ancora una volta il preside risponde: «Per me la facoltà è unica, non c’è distinzione tra Catania e Ragusa. Resta da chiedersi, però, come mai queste contestazioni al preside, nonché minacce di provvedimenti disciplinari, vengano fuori tutte adesso…».


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