Ragusa, mani della mafia nel settore ortofrutticolo Rapporti coi criminali stranieri per traffico di droga

Nel Ragusano la criminalità organizzata ha fame di frutta e verdura. È questa la sintesi fatta dagli investigatori della Direzione investigativa antimafia, nella relazione sulle attività concluse nel 2016. Nel documento si ricorda che la forte vocazione agroalimentare del territorio continua a richiamare forti appetiti criminali e «l’attenzione della mafia verso tutta la filiera produttiva e commerciale, compresa la grande distribuzione, a discapito delle imprese sane». L’imposizione dei prezzi, la scelta di una precisa ditta di autotrasporto, confezionamento e imballaggio ne sono la diretta conseguenza «creando situazioni di monopolio che minano la libera concorrenza». 

La Dia ricorda che «risultano stanziali organizzazioni mafiose riconducibili alla Stidda gelese (soprattutto negli abitati di Vittoria, Comiso, Acate e Scicli) costituite da esponenti del gruppo Dominante-Carbonaro» alle quali si contrappone la famiglia dei Piscopo, i cui esponenti sono «legati alla famiglia mafiosa nissena degli Emmanuello».

Insomma, le cose non sono poi cambiate molto rispetto al periodo di piombo a cavallo fra gli anni ‘80 e ’90, quando il territorio ipparino fu insanguinato da una serie di efferati omicidi. Tra le operazioni che la Dia ricorda nella relazione, che fa riferimento alla seconda parte del 2016, c’è quella che ha colpito, nel mese di novembre, proprio un elemento affiliato al clan Dominante con il sequestro di un immobile del valore di centomila euro a una persona che «forte del vincolo associativo, oltre a praticare estorsioni, imponeva alle ditte operanti nel mercato ortofrutticolo di Vittoria l’acquisto di cassette e prodotti per l’imballaggio confezionati dalle proprie aziende».

Per quanto concerne il traffico e lo spaccio di stupefacenti, in diversi casi le forze dell’ordine hanno sgominato organizzazioni in cui soggetti locali operavano con stranieri. Sono stati scoperti gli «stretti rapporti tra pregiudicati ragusani ed elementi di origine albanese o nordafricana, che avrebbero costituito delle vere e proprie filiere della droga». Il riferimento è alle operazioni Kamarina drugs 2 e Blade che hanno permesso di «disarticolare due distinti gruppi criminali eterogenei per nazionalità degli indagati, efficacemente organizzati per lo smercio di sostanze stupefacenti».

La prima fu messa a segno dai carabinieri che, il 25 ottobre 2016, a Santa Croce Camerina, Vittoria, Comiso e Scicli eseguirono, alle prime luci dell’alba, 21 ordinanze di custodia cautelare, di cui 16 in carcere e cinque ai domiciliari, emesse dal gip del Tribunale di Ragusa a carico di nove italiani e 12 albanesi, quasi tutti pregiudicati. L’indagine era iniziata nell’ottobre 2015, come continuazione dell’operazione Kamarina Drugs che aveva portato all’arresto di 14 spacciatori. Durante l’inchiesta i servizi di osservazione controllo e pedinamento avevano consentito di arrestare in flagranza otto spacciatori, di sequestrare circa un chilogrammo tra cocaina e hashish, e di segnalare alla prefettura 15 assuntori. Sin da subito era emerso che Mirjan Ajdini, detto Emiliano, era il punto di riferimento di spacciatori e assuntori tra S. Croce Camerina, Vittoria, Scoglitti e Comiso.

L’operazione Blade, invece, è datata 17 novembre 2016 e fu eseguita dalla polizia che tra Ragusa, Modica e Pozzallo, ma finanche in provincia di Roma, a Marino per l’esattezza, che sgominò una banda composta da italiani, tunisini, marocchini, albanesi e polacchi, uomini e donne che trafficavano droga a livello internazionale. Diciassette furono i destinatari delle misure cautelari in carcere disposte dalla procura distrettuale antimafia di Catania. Sequestrati eroina e marijuana, smartphone e computer. L’operazione fu il risultato di un’indagine molto complessa iniziata quattro anni prima e condotta avvalendosi di molte intercettazioni telefoniche e ambientali. In questo caso il capo dell’organizzazione fu individuato nell’albanese Julian Hoxha, e nel corso dell’operazione fu rinvenuta e sequestrata una pistola provento di furto nella Capitale.

Dalla relazione emerge poi che «anche in provincia di Ragusa si è registrata la coltivazione in house di piantagioni di cannabis, in particolare della varietà skunk». Il 23 novembre, nello specifico, la polizia di Vittoria e Niscemi trovò e sequestrò in contrada Dirillo, in territorio di Acate, 7200 piante di canapa sotto serra e arrestò Giovanni Rubbino, 57 anni, pregiudicato per armi e reati contro il patrimonio e la persona. La coltivazione era condotta mediante le più aggiornate tecniche agronomiche, con le piante disposte in filari regolari, ben nascoste tra quelle di pomodoro.

Lo stesso giorno anche a Ragusa furono sequestrati dalla guardia di finanza ingenti quantitativi di stupefacente nel corso di un’operazione che portò, complessivamente, a trovare oltre a un ingente quantitativo di droga, anche munizioni, denaro contante e assegni per centomila euro. Sigilli furono applicati a un camper, un’auto e uno scooter. I corrieri di cui si serviva l’organizzazione facevano arrivare a Ragusa 30 chili di droga a settimana. In manette finirono Vincenzo Venerando Manciagli, 36 anni, originario di Acireale, Sel Sulo, albanese di 36 anni, e Giuseppe Gurrieri, 39 anni di Ragusa. Altre manette scattarono in momenti successivi.

A Pozzallo, poi, il 25 settembre 2016 carabinieri e guardia di finanza hanno arrestato il catanese pregiudicato Nicola Musumeci, 46 anni, e la figlia Giusi di 20 anni, incensurata, che viaggiava con il figlioletto di appena tre anni. Sembrava una famiglia normale, in procinto di imbarcarsi sul catamarano per Malta, in realtà a bordo della loro auto trasportavano 20 chili di hashish e 30 di marijuana, nascosti nel bagagliaio. 


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