Giovanni e Mario Pellizzeri, padre e figlio, sono finiti ai domiciliari. Il primo è accusato di corruzione, maltrattamenti e falso in atto pubblico. Il secondo solo dei primi due reati. Al centro dell'inchiesta Camaleonte della procura di Catania c'è il business dell'accoglienza nell'area ionica. Fatto di strutture fatiscenti e senza autorizzazioni
Minori migranti, il business attorno a due coop «Solo per emergenza sto accogliendo i porci»
Da una parte i minori migranti non accompagnati, portati in strutture fatiscenti e prive di autorizzazioni. Dall’altra alcuni dipendenti delle amministrazioni comunali coinvolte dell’accoglienza e uno, in particolare, del Comune di Catania, che avrebbe affidato i giovanissimi alle comunità gestite da Giovanni e Mario Pellizzeri, padre e figlio, al centro di una inchiesta giornalistica di MeridioNews del 2016, che pure non avrebbero potuto ospitarli. Giovanni Pellizzeri (Mascali, 25/09/1961) è finito agli arresti domiciliari con le accuse di corruzione, falso in atto pubblico e maltrattamenti. Mario Pellizzeri (Giarre, 04/09/1988) è ai domiciliari anche lui, con le accuse di corruzione e maltrattamenti.
A fare partire gli accertamenti della procura sono stati alcuni episodi violenti registrati all’interno delle strutture gestite dalla cooperativa Esperanza, una di quelle – assieme alla coop Ambiente e benessere – riconducibili a Giovanni Pellizzeri. In totale i centri di accoglienza che farebbero riferimento a lui sono sei: tra Giarre, Mascali e Sant’Alfio. Risse tra minori, ma anche l’accoltellamento di un ragazzo nigeriano che guidava le proteste contro i ritardi e la carenza di informazioni a proposito del permesso di soggiorno. Nel frattempo le associazioni che si occupano di tutelare i migranti intervengono: Save the children, scrive la procura, segnala gravi negligenze della coop.
«Questi porci, gli devi dire: le mie comunità, tutte queste, sono comunità alloggio per minori italiani. Lo stato di emergenza mi ha fatto accogliere questi porci, ci siamo? Ma le comunità sono per italiani. Quindi, se non si sbrigano ad andarsene, a calci in culo a casa». È il contenuto di una delle conversazioni intercettate dalle forze dell’ordine. Protagonisti sarebbero Mario Pellizzeri e Isabella Vitale (Catania, 26/11/1969), responsabile di una delle strutture di accoglienza nel territorio di Mascali, a cui è stata applicata la misura cautelare del divieto di dimora nella provincia di Catania, per il reato di maltrattamenti. Sarebbero ancora Vitale e Pellizzeri figlio a dire: «I farmaci generici sì. Ma no questi qua… Assolutamente no. Per me può buttare sangue, può morire fracido», in riferimento a un minore per il quale si sarebbero dovuti acquistare dei medicinali.
Nell’ambito del procedimento sono indagate altre sette persone (alcune delle quali dipendenti ed ex dipendenti dei Comuni del Catanese) ed è stata richiesta una misura interdittiva nei confronti di un dipendente del Comune di Sant’Alfio. Il dipendente del Comune di Catania, nel frattempo andato in pensione, si sarebbe occupato di inviare continuamente minori alle coop di Pellizzeri, accertandosi anche che i pagamenti avvenissero in maniera puntuale. Il lavoratore dell’amministrazione pubblica di Sant’Alfio, invece, avrebbe rilasciato un parere positivo a proposito di un’autorizzazione, basato su «palesi falsità materiali e ideologiche».